Già nel marzo 2011, per superare gli ostacoli e le distorsioni di mercato derivanti dalla reciprocità dell’applicazione di 27 diversi sistemi fiscali nazionali all’interno dell’UE, la Commissione europea aveva prospettato l’attuazione dei due sistemi di tassazione, la base imponibile comune e la base imponibile consolidata comune da applicare in due fasi.
- Nella prima fase, ci si avvale della base imponibile comune per le società (Common Consolidated cotporate taxe base, di seguito CCTB), cioè una serie di regole comuni per il calcolo dei profitti tassabili nei diversi paesi europei. In pratica, le multinazionali che operano in più paesi devono quantificare i profitti di ciascun paese in base alle regole nazionali.
- Nella seconda fase, per le società avviene il consolidamento attraverso l’individuazione di un'imposta comune consolidata, ovvero la società mette insieme i profitti e le perdite conteggiati nei vari paesi UE e consegue un singolo dato sui profitti netti da tassare.
Fissata questa base per le imposte, il profitto totale viene trasmesso ai vari paesi dove la società opera e le autorità fiscali tassano la quota secondo le proprie regole fiscali. Alle grandi società sarebbe quindi escluso di attuare una pianificazione fiscale aggressiva, e di avere problematiche relative ai prezzi di trasferimento, che rappresenta la via principale per implementare gli utili.
La CCCTB rappresenterebbe quindi, un regime di regole comuni per calcolare la base imponibile delle società che sono fiscalmente residenti nell’UE e delle succursali ubicate nell’UE di società di Paesi terzi.
La base imponibile unitariamente determinata dovrebbe poi essere suddivisa tra i diversi Stati membri presso i quali opera il gruppo, sulla base di una formula specifica che prenda in considerazione capitale, lavoro e vendite.
Gli Stati interessati mantengono il diritto di applicare le rispettive aliquote d’imposta sulla quota di base imponibile a ciascuno attribuita.
Obiettivi della riforma
Il regime da introdurre si pone l’obiettivo di:
- ridurre gli oneri amministrativi, i costi di adeguamento e le incertezze giuridiche che le imprese che operano a livello europeo si trovano ad affrontare al momento di determinare l’utile imponibile
- creare un unico insieme di regole fiscali e permettere alle imprese di interagire con una sola Amministrazione fiscale in tutta l’Unione Europea
- favorire l’espansione transfrontaliera delle società attraverso l’eliminazione dei costi supplementari derivanti dagli obblighi di rispettare regimi fiscali diversi all’interno dell’Unione Europea e di trattare con più di una Amministrazione fiscale
- rendere più semplice ed economico per le PMI operare a livello internazionale nell’ambito dell’UE.
Le imprese che operano a livello internazionale e optano per il nuovo regime saranno tenute solo a calcolare la loro base imponibile applicando un unico insieme di regole fiscali, al fine di assicurare l’immediato consolidamento dei profitti e delle perdite ai fini del calcolo delle basi imponibili a livello UE.
Quindi attraverso l’utilizzo di questo strumento si potrebbero reperire risorse che in questo periodo permetterebbero ai vari Stati membri di operare politiche di redistribuzione per contrastare la crisi creata dalla pandemia.
Secondo uno studio eseguito ad aprile dal Parlamento UE, una percentuale dell’utile delle multinazionali potrebbe finanziare il bilancio UE, attraverso un nuovo fondo che potrebbe essere implementato con il gettito delle multinazionali e raggiungere circa 20 miliardi di euro.
E’ tanto tempo che si insegue la chimera della base imponibile comune a livello Ue, forse è arrivato il momento di concepire e introdurre uno strumento di semplificazione fiscale per tutte le imprese che operano nell’UE.
Tommaso Rotella
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