Il mercato giapponese dei prodotti food è maturo e molto sofisticato. I prodotti italiani di punta della nostra tradizione eno-gastronomica sono apprezzati anche grazie alla ristorazione italiana che ha favorito negli anni la conoscenza della nostro cultura culinaria.
Nella maggior parte dei casi, il sistema giapponese non riconosce le certificazioni ottenute da un prodotto nel Paese di origine, e prevede - prima dell’ingresso definitivo della merce in Giappone - l’effettuazione, a spese dell’importatore e da parte delle autorità locali giapponesi, di controlli prevalentemente di tipo sanitario.
Nel caso di prodotto importato per la prima volta l’importatore deve presentare ai rappresentanti del Ministero prima della spedizione:
- dichiarazione che il prodotto soddisfi le norme vigenti nel Paese da cui proviene la merce
- lista degli ingredienti
- descrizione dei processi produttivi
- campionatura
- eventuali risultati analitici ottenuti in un laboratorio sito nel Paese di origine riconosciuto dal Ministero; in tal caso i test devono dimostrare il rispetto dei parametri fissati dalla normativa giapponese.
A seguito dell’esito positivo del controllo l’importatore può procedere ad effettuare la Notifica d’Importazione (import notification).
Nel caso di merce già importata, l’importatore presenta la Notifica d’Importazione a una delle Food Quarantine Stations che operano nei luoghi di ingresso della merce, porti e aeroporti. Esaminati i documenti ed effettuati i controlli le Food Quarantine Stations emettono il Certificate of Notification.
Documenti per la spedizione
- Dichiarazione doganale
- packing list
- fattura commerciale: triplice copia in lingua inglese o giapponese; non è previsto un format specifico ma devono essere presenti i dati identificativi della merce, del corrispettivo economico e della consegna
- polizza di carico
- certificato d’origine: può essere eventualmente richiesto dall’importatore e consegnato in originale
- certificato di analisi: l’elenco dei parametri oggetto di controllo e i relativi limiti di accettabilità sono riportati nel sito dell’organizzazione giapponese per il commercio estero JETRO
In merito al trasporto è necessario che i container contenenti i prodotti da esportare siano sigillati qualora il trasporto tra Italia e Giappone preveda delle tappe intermedie.
Etichettatura Vino
Per il vino e le bevande alcoliche in generale l’etichetta deve riportare:
- nome del prodotto
- elenco degli additivi alimentari usati
- titolo alcolometrico espresso in volume
- indicazione nel caso di bevanda effervescente
- nome e indirizzo dell’importatore
- nome e l’indirizzo del distributore
- avvertimento che la bevanda non deve essere consumata da minorenni
- riferimento all’origine e standard di qualità del prodotto.
In alcuni testi viene specificato che si consiglia l’utilizzo di bottiglie in vetro incolori per evitare problematiche relative al riciclaggio.
Per quanto riguarda l’imballaggio primario, sull’etichetta o sul contenitore della bevanda devono essere riportati obbligatoriamente i marchi giapponesi (JIS), che specificano il materiale del tappo, del contenitore e dell’etichetta .
Disciplina dei vini biologici
La tematica del biologico è particolarmente attuale in Giappone, non solo per motivi tradizionali, ma anche a seguito degli incidenti avvenuti nel Paese.
La disciplina dei prodotti alcolici è gestita dal Ministero delle Finanze: la normativa per la certificazione del vino biologico non è, pertanto, soggetta al sistema JAS Bio, (Japanese Agricultural Standard), che regola invece la normativa per i prodotti alimentari biologici in Giappone.
Sull’etichetta è possibile soltanto indicare che le materia prime utilizzate sono certificate JAS Bio; non è ammessa la dicitura in lingua inglese “organic” o il termine giapponese equivalente, ma è, invece, possibile utilizzare la scritta (in lingua italiana o altra lingua con l’esclusione di quanto indicato) “vino biologico” o “vino prodotto con uve biologiche”.
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