I principali importatori di vino in valore sono gli Stati Uniti d’America (18% delle importazioni mondiali), il Regno Unito (12%), la Germania (8%), il Canada (5%) e il Giappone (4%). In volume, la Germania si colloca al primo posto con oltre 14 milioni di ettolitri di vino importato, mentre il Giappone al tredicesimo posto (2,4 milioni di ettolitri). Per tutti i principali importatori, l’Italia si colloca tra i primi tre fornitori.
Dal 2017 solo la Spagna è riuscita ad aumentare le esportazioni di vino verso il Giappone sia in volume (+27%) che in valore (+19%).
Nel 2021 il 58% della spesa complessiva per vini stranieri era rappresentato dai vini in bottiglia, il 38% dai vini spumanti e solo il 2% dai vini sfusi. Nelle esportazioni italiane in Giappone i vini in bottiglia rappresentano il 78% del valore totale, mentre la quota degli spumanti è pari al 21%.
Tra i vini italiani più noti al grande pubblico del Sol Levante il Franciacorta, il Montefalco Rosso, il Sagrantino, l’Aglianico, il Taurasi, il Rosso di Montalcino, il Brunello, il Chianti Classico.
In Giappone crescono anche le bollicine (+28%), ma i vini italiani rappresentano appena il 15% delle etichette di importazione. Sintomo che è possibile fare di più per promuovere il Prosecco in modo da raggiungere prestazioni equiparabili ad altri mercati.
I vini italiani in bottiglia si posizionano in Giappone su una fascia di prezzo più bassa rispetto a quelli francesi e statunitensi, e più elevata rispetto ai vini spagnoli e cileni.
Il prezzo medio del vino italiano era di 4,4 euro al litro nel 2021, molto competitivo rispetto al primo fornitore giapponese, ovvero la Francia, il cui prezzo medio è pari a 14 euro al litro.
La GDO sta aumentando la gamma d’offerta di vino nei propri scaffali e sono sempre più numerosi i ristoranti e i winebar che si fanno promotori di eventi per promuovere e diffondere la conoscenza del vino.
Japan-EU Economic Partnership Agreement
L’accordo commerciale con il Giappone EPA, entrato in vigore il 1° febbraio 2019, prevede una liberalizzazione del 99% delle linee tariffarie UE e del 97% di quelle del Giappone. I prodotti vinicoli fermi e spumanti e vini vermouth, che avevano un dazio del 15%, sono stati liberalizzati.
Altro importante traguardo è stato il riconoscimento di 205 Indicazioni Geografiche protette (IG) europee, che beneficeranno in Giappone dello stesso livello di tutela garantito nell’UE; di queste, 45 IG sono italiane (tra cui 26 vinicole). Specularmente, venticinque prodotti agroalimentari e tre bevande alcoliche giapponesi godono oggi di nuova protezione nel mercato europeo.
Infine alcune Pratiche Enologiche autorizzate nell’UE, ma non conformi alla legislazione giapponese, saranno autorizzate dal Giappone in diverse fasi temporali.
Le aziende italiane interessate a esportare in Giappone per beneficiare delle tariffe agevolate previste dall’accordo, devono dimostrare l’origine europea/italiana del prodotto spedito.
L’accordo EPA prevede due modalità alternative per dimostrare l’origine del prodotto:
- la dichiarazione di origine (attraverso sistema REX)
- la cosiddetta “conoscenza dell’importatore”.
Per la registrazione tramite sistema REX (Registered Exporter System) l’esportatore (o il rispeditore) nazionale deve presentare domanda all’Ufficio delle Dogane territorialmente competente, utilizzando il modulo di domanda 22-06 BIS.
Una volta ottenuto il numero REX, l’operatore potrà utilizzarlo per esportare in Giappone inserendolo nell’apposita dichiarazione di origine che a sua volta sarà inclusa nella fattura che accompagnerà la merce spedita.
Normativa per la sicurezza alimentare
In Giappone le normative principali che disciplinano i prodotti alimentari e agricoli, comprese le importazioni sono:
- legge base sulla sicurezza alimentare (Food Safety Basic Act)
- legge sui servizi igienico-sanitari alimentari (Food Sanitation Act)
- legge sulla promozione della salute (Health Promotion Law)
- legge sugli standard in agricoltura (Japan Agricultural Standards Law - JAS Law)
- legge sull’etichettatura degli alimenti (Food Labeling Law).
Procedure di importazione in Giappone
Nel caso di prodotto importato per la prima volta l’importatore deve presentare, prima della spedizione:
- dichiarazione che il prodotto soddisfi le norme vigenti nel Paese da cui proviene la merce
- lista degli ingredienti
- descrizione dei processi produttivi
- campionatura
- eventuali risultati analitici ottenuti in un laboratorio sito nel Paese di origine riconosciuto dal Ministero giapponese (i test devono dimostrare il rispetto dei parametri fissati dalla normativa giapponese).
A seguito dell’esito positivo del controllo l’importatore può procedere ad effettuare la Notifica d’Importazione (import notification).
Nel caso di merce già importata, l’importatore presenta la Notifica d’Importazione a una delle Food Quarantine Stations che operano nei luoghi di ingresso della merce, porti e aeroporti. Esaminati i documenti ed effettuati i controlli le Food Quarantine Stations emettono il Certificato di notifica.
Per le istruzioni operative è utile la Circolare n.1/D del 22 gennaio 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in applicazione dell’Accordo di partenariato economico (EPA) fra Unione Europea e Giappone.
Fonte: www.reterurale.it