L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) è il fiore all’occhiello dell’agenda 2063 “l’Africa che vogliamo”, la strategia di sviluppo a lungo termine adottata dall’Unione Africana per trasformare l’Africa in una potenza economica globale.
L’AfCFTA viene istituita da un accordo internazionale volto a consentire, sull’intero continente africano, la libera circolazione delle merci, dei servizi e degli investimenti. L’obiettivo è eliminare, in un lasso di tempo da 5 a 10 anni, il 90% delle voci tariffarie, di ridurne il 7% e lasciarne invariate solo il 3%. A tale scopo gli Stati firmatari si impegnano a:
- eliminare progressivamente le barriere che ancora ostacolano il commercio intra africano
- liberalizzare il commercio dei servizi
- cooperare in materia di investimenti, diritti di proprietà industriale e politica della concorrenza
- cooperare in materia doganale al fine di gettare le basi per realizzare, nel lungo periodo, l’unione doganale
- istituire un apposito meccanismo di risoluzione delle controversie commerciali
- dotarsi di un quadro istituzionale per l’implementazione e la gestione dell’accordo stesso.
I beni interessati da tale accordo sono principalmente i prodotti ortofrutticoli, farmaceutici, gomma, zucchero, acciaio, alluminio e prodotti in legno.
L’impatto dell’AfCFTA non solo sull’economia dell’Africa, ma anche sulla qualità della vita dei suoi abitanti, è di grande portata. È stato, infatti, stimato che la sua implementazione potrebbe far crescere gli scambi commerciali intra africani del 52,3% solo eliminando i dazi all’importazione e raddoppiarli riducendo anche le barriere non tariffarie, contribuendo così a far raggiungere all’Africa un PIL di 29.000 miliardi entro il 2050.
Tale accordo, inoltre, si propone di incentivare soprattutto gli scambi di prodotti ad alto valore aggiunto favorendo, per questo tramite, lo sviluppo industriale delle regioni più rurali e degli Stati ancora troppo legati unicamente all’export di materie prime.
La creazione dell’area di libero scambio permetterà altresì agli Stati del Nord Africa di investire capitali e competenze negli Stati subsahariani, incentivando il processo di integrazione regionale e continentale e contribuendo a sollevare ben 30 milioni di cittadini africani dalla soglia di povertà.
Sebbene tale accordo riguardi, di per sé, unicamente il commercio intra-africano, esso è destinato ad avere importanti ripercussioni anche sul commercio estero e in particolare sull’Unione Europea, principale partner commerciale dell’Africa. Numerosi Stati africani, infatti, hanno sottoscritto con l’UE sia Accordi di Libero Scambio che Economic Partnership Agreements (EPAs). Gli EPAs, strumenti fondamentali della EU Comprehensive Strategy with Africa, sono accordi commerciali che vanno oltre i semplici accordi di libero scambio per focalizzarsi sullo sviluppo degli Stati, tenendo anche in considerazione le loro condizioni socio economiche. Detti accordi hanno avuto un ruolo fondamentale nell’affinare la capacità negoziale degli Stati africani in materia commerciale e hanno posto le basi per la futura realizzazione dell’AfCFTA.
Nel lungo periodo, tuttavia, la loro implementazione potrebbe condurre a delle discrepanze nello sviluppo dei vari Stati africani, minando il processo di integrazione regionale. La creazione della catena del valore ai fini dell’esportazione, per esempio, può essere molto difficile quando i vari Stati dell’Unione Africana usufruiscono di diversi, e a volte divergenti, accordi commerciali preferenziali con l’Europa, ai quali difficilmente vorranno rinunciare. A questo riguardo, gli articoli 18 e 19 dell’accordo istitutivo della AfCFTA, pur assicurando la coesistenza degli accordi di libero scambio precedentemente sottoscritti, prevedono che, dopo l’entrata in vigore della stessa, gli Stati membri non debbano garantire a Stati terzi condizioni commerciali più favorevoli di quelle stipulate tra di loro.
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha intensificato il suo contributo al processo di integrazione regionale e continentale africano investendo, tra il 2014 e il 2020, ben 74 milioni di euro per la negoziazione e la successiva implementazione dell’accordo istitutivo dell’AfCFTA. L’obiettivo sarebbe quello di sviluppare la c.d. “cooperazione triangolare” e dunque un modello di business che vedrebbe coinvolte, da un lato, aziende europee in grado di investire in Africa capitali e competenze all’avanguardia e, dall’altro, partener locali capaci di fornire manodopera competitiva per la produzione di beni e servizi che sarebbero liberi di circolare, senza più restrizioni doganali, in un mercato con enormi potenzialità di crescita.
Nonostante le enormi potenzialità che l’AfCFTA presenta per lo sviluppo economico e sociale del continente africano, i singoli Stati non hanno ancora cominciato a commerciare secondo le condizioni più favorevoli da questa previste. Conseguentemente, nel luglio 2022 è stata lanciata una fase pilota che, coinvolgendo solo 8 Stati firmatari dell’accordo (Ghana, Ruanda, Kenya, Tunisia, Tanzania, Cameroon, Egitto e Mauritius), mira a verificare che il coordinamento burocratico e amministrativo delle autorità doganali africane sia effettivamente pronto per sostenere i volumi commerciali secondo le condizioni negoziate nell’accordo istitutivo dell’AfCFTA.
La creazione di quella che è destinata ad essere l’area di libero scambio più grande del mondo è un progetto che presenta non poche difficoltà e del quale siamo ancora solo alle battute iniziali. Il Segretario Generale dell’AfCFTA Wamkele Mene, in un’intervista rilasciata alla CNN, ha affermato che, per ora, dell’intero processo volto alla creazione del mercato unico è stata completata solo la fase più semplice, ossia la negoziazione da parte degli Stati africani di un unico set di regole applicabili alle transazioni commerciali interne.
Rimane ancora da mettere in atto tutta la fase dell’implementazione di tali regole che, anche a seguito della menzionata frammentazione regionale e della conseguente differenza nei livelli di sviluppo economico, che caratterizza gli Stati africani, è destinata ad essere molto complessa. Tuttavia, come ci sono voluti 72 anni per portare il progetto di integrazione europea al livello in cui è oggi, non ci si può aspettare che per il continente africano il processo sarà diverso, ma bisogna dare atto dell’importanza di questo primo grande passo.
Paolo Lombardi, Gloria Guglielmetti
Approfondimenti:
African continental integration, trade agreements, and the EU: synergies and challenges (Pdf)
The AfCFTA Agreement Kicks Off with the First Trade Between Kenya and Ghana