Il caso
La scelta della lingua di un contratto e la precisione della sua traduzione sono fondamentali, come dimostra una controversia sorta qualche anno fa tra un’azienda italiana e una tedesca.
Nel giudizio instaurato presso il tribunale tedesco i giudici hanno ritenuto che, per valutare la portata degli impegni concordati tra le parti, era necessario approfondire il significato di alcuni termini usati nel contratto.
Dato che il testo dell’accordo era stato redatto in inglese, i giudici tedeschi utilizzarono il significato corretto dei termini inglesi scelti dalle parti e presero la decisione dopo questo chiarimento.
Ciò potrebbe avere stupito non poco gli interessati, estranei alla realtà del diritto anglo-americano (common law), in quanto è possibile che la sentenza abbia considerato ipotesi che nel nostro sistema giuridico non sono identiche.
Un attento osservatore potrebbe commentare che i giudici tedeschi hanno esagerato nel dare priorità alla precisione rispetto al principio per cui si dovrebbe tener presente la volontà presumibile delle parti, entrambe estranee al mondo anglosassone.
Le difficoltà della traduzione
Nel commercio internazionale la lingua inglese è molto usata, ma tradurre un contratto richiede una buona conoscenza della materia giuridica da parte del traduttore che deve saper:
- individuare il termine giuridico corretto (ad esempio, a volte si traduce indifferentemente con preferenza o con prelazione lo stesso termine; ma le conseguenze giuridiche sono ben diverse: la prelazione permette di ottenere l’adempimento dell’obbligo mentre la preferenza, in caso di inadempimento, da diritto solo a un risarcimento del danno)
- gestire i falsi amici, termini che si somigliano molto, ma che hanno differenti significati, esistenti sia nell’ambito giuridico sia nella lingua comune: instrument (strumento/documento), executed (eseguito/firmato), counterpart (controparte/copia)
- riconoscere l’impossibilità di tradurre il termine italiano con il suo corrispondente in inglese o viceversa: la frustration del contratto non è traducibile con un concetto giuridico esistente nel nostro ordinamento (benché abbia effetti simili alla figura della forza maggiore, ha differenti presupposti)
- capire quando termini apparentemente identici e ben tradotti possono avere differente contenuto e differenti presupposti giuridici nel nostro sistema rispetto a quello inglese
- ridurre l’incertezza con cui sono definite alcune figure contrattuali, cosa che costringe spesso gli stessi inglesi e americani a ricorrere a una corposa lista di definizioni all’inizio dei contratti.
Anche altre lingue presentano molti dei problemi descritti, ma sicuramente l’inglese comporta una maggiore concentrazione di differenze rispetto ad altre lingue europee.
Precauzioni
Per procedere correttamente alla traduzione del contratto è importante:
- ricorrere a traduttori qualificati che abbiano una specializzazione nelle traduzioni giuridiche
- considerare che la traduzione giurata non è necessariamente garanzia di buona qualità della traduzione, dato che chiunque in Italia può assumersi la responsabilità di una traduzione davanti all’apposito ufficio del tribunale (la verifica delle qualifiche e dell’esperienza del traduttore è pertanto sempre necessaria)
- coordinare la lingua del contratto con quella del Paese di cui si è scelto il tribunale competente a risolvere eventuali controversie. Ciò eviterà che al momento di una causa ci si debba affidare a traduttori dell’ultima ora, dato che i documenti dovranno obbligatoriamente essere tradotti nella lingua locale
- definire nella clausola compromissoria che la stessa lingua in cui è scritto il contratto (e, si spera, la corrispondenza tra le parti) sarà adottata nel corso di un eventuale procedimento arbitrale, qualora si sia optato per questa soluzione.
Nel caso in cui si opti per un testo redatto in due lingue, infine, sarà bene ricordare che il rischio di discrepanze aumenta molto, per cui è bene scegliere sempre quale testo faccia fede in caso si rilevino differenze.
Avv. Vartui Kurkdjian