Negli ultimi decenni, molte imprese italiane hanno puntato a espandere il proprio raggio d’azione oltre i confini nazionali, con l’obiettivo di crescere e rafforzare la propria presenza in un mercato globale sempre più competitivo. Per queste aziende, internazionalizzarsi non rappresenta soltanto una grande opportunità, ma una vera e propria necessità strategica per restare competitive.
Per ottenere risultati efficaci, le strategie di approccio ai mercati esteri devono essere adattate alle specificità dei Paesi di destinazione. Tuttavia, il processo può essere ostacolato da molteplici complessità, tra cui normative doganali divergenti, rischi geopolitici, ostacoli linguistici e culturali.
Le imprese che intendono operare con successo sui mercati internazionali devono considerare attentamente i seguenti aspetti:
- Differenze infrastrutturali: le condizioni di strade, porti, aeroporti e ferrovie variano notevolmente da Paese a Paese. Ad esempio, alcune nazioni in Africa o Sud America possono presentare sfide logistiche significative rispetto ad aree con infrastrutture più sviluppate.
- Normative doganali: ogni Paese adotta regole diverse per le importazioni ed esportazioni. Per esempio, l’Arabia Saudita richiede certificazioni specifiche per i prodotti di origine animale o vegetale. Errori nella gestione di queste pratiche possono causare ritardi doganali con gravi conseguenze, come il deterioramento delle merci alimentari.
- Barriere linguistiche e culturali: differenze linguistiche possono portare a fraintendimenti nella documentazione necessaria per lo sdoganamento. In alcuni Paesi arabi, ad esempio, è obbligatorio presentare documenti nella lingua locale.
- Rischi geopolitici: cambiamenti politici e conflitti internazionali possono influenzare le rotte commerciali. Eventi come la chiusura temporanea del Canale di Suez o il conflitto tra Russia e Ucraina ne sono esempi concreti.
- Variazione dei costi logistici: i costi legati al trasporto, come il prezzo del carburante, variano ampiamente da una regione all’altra. Inoltre, normative ambientali più stringenti in alcuni Paesi possono comportare ulteriori spese per il rispetto degli standard “green”.
- Sicurezza delle merci: un elemento cruciale per i venditori è la garanzia che le merci siano adeguatamente protette durante il trasporto. Furti, danni o smarrimenti variano a seconda del Paese e del mezzo di trasporto scelto.
Per aiutare le aziende a gestire questi rischi e definire in modo chiaro le responsabilità nei contratti di trasporto internazionale, la Camera di Commercio Internazionale (ICC) ha introdotto, nel 1936, i termini Incoterms®. Questi acronimi di tre lettere (ad esempio, EXW, FCA, CPT) specificano obblighi, costi e rischi tra venditore e acquirente.
Essendo norme di natura pattizia e non legislativa, gli Incoterms® non sono obbligatori. Per avere valore giuridico, devono essere esplicitamente inseriti nel contratto di compravendita. Oltre a facilitare il commercio, questi termini vengono frequentemente utilizzati dagli operatori doganali per redigere correttamente i documenti DAU relativi alle operazioni di importazione ed esportazione.
Grazie alla loro semplicità e universalità, gli Incoterms® consentono una gestione efficace di costi, rischi e responsabilità legati al trasporto internazionale. Per mantenerli aggiornati e rilevanti, l’ICC pubblica periodicamente nuove versioni; l’ultima è stata rilasciata nel 2020.
Tuttavia, è importante sottolineare che gli Incoterms® non regolano alcuni aspetti fondamentali del contratto di compravendita, tra cui:
- Il trasferimento della proprietà delle merci;
- Tempi, luoghi o modalità di pagamento;
- Sanzioni per inadempienze contrattuali;
- Divieti di importazione o esportazione;
- Eventuali cause di forza maggiore.
Questi aspetti richiedono trattative specifiche e accordi separati tra le parti coinvolte.
Mattia Carbognani
Docente NIBI
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