La malattia virale che colpisce suini e cinghiali (non si trasmette all’uomo) fuori dalla UE ha interessato: Russia, Ucraina, Serbia, Moldova, Cina, Vietnam oltre a numerosi Paesi africani dove è endemica.
È presente in Europa dal 2014 (Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Belgio e Germania). L’Italia – ad eccezione della Sardegna dove si registra un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica – era finora riuscita ad evitare l’ingresso del virus.
È altamente contagiosa e spesso letale per gli animali. Si diffonde per contatto diretto con altri animali infetti o, indirettamente attraverso attrezzature e indumenti contaminati, o con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina, pratica vietata dai Regolamenti europei dal 1980.
Il virus può avere pesanti conseguenze economiche per il settore suinicolo essendo in grado di bloccare produzione ed export di carne.
Cosa accadrebbe nel caso in cui i Paesi destinatari delle esportazioni a base di carne suina dovessero decidere di vietare l’ingresso a tutto il made in Italy?.
Secondo Davide Calderone - Direttore di Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) – questa ipotesi disastrosa “comporterebbe un danno da mancate esportazioni di almeno 20 milioni di euro per ogni mese di sospensione del nostro export. È fondamentale che i Paesi terzi riconoscano che le misure che saranno tempestivamente adottate dalle Autorità italiane e comunitarie sono sufficienti a fornire tutte le garanzie necessarie per mantenere aperto il canale commerciale con il nostro Paese”.
La libera circolazione delle produzioni della filiera suina italiana in ambito internazionale non è ancora un obiettivo definitivamente raggiunto. È stato realizzato per i prosciutti tipici, parzialmente per i prodotti di salumeria cotta, in misura non ancora adeguata per i salumi a breve stagionatura e per le carni suine.
L’ampliamento di gamma dei prodotti esportabili è uno dei principali obiettivi di ASSICA che, nel comunicato stampa relativa al caso di Ovada, invita alla prudenza: “Confidiamo che le Autorità competenti affrontino l’emergenza col massimo rigore, rafforzando al massimo, su tutto il territorio nazionale, la sorveglianza nel settore del selvatico e innalzando al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone per evitare il coinvolgimento dei suini domestici e per arrivare al più presto alla soluzione del problema.”
L'area infetta individuata dal ministero della Salute e dalle Regioni Piemonte e Liguria coinvolge 78 Comuni, 54 in Piemonte e 24 in Liguria. La Regione Piemonte ha chiesto ai sindaci di “vietare l'esercizio venatorio a tutte le specie e di innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico".
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha commentato: “Abbiamo più volte evidenziato il rischio della diffusione della peste suina africana attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale. È mancata l’azione di prevenzione di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari”.
Per proteggere il patrimonio suinicolo nazionale da eventuali incursioni della Peste suina africana e per migliorare il sistema nazionale di allerta precoce, il Ministero ha elaborato il Piano di sorveglianza e prevenzione nazionale per il 2021 che si fonda su cinque punti:
- Sorveglianza passiva nelle popolazioni di cinghiali
- Sorveglianza passiva negli allevamenti di suini
- Gestione della popolazione di cinghiali
- Verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti
- Formazione e informazione degli stakeholders.
Sulla Gazzetta ufficiale dell’UE (serie L 129) del 15.04.2021 è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione UE 2021/605 della Commissione del 7 aprile 2021 che stabilisce misure speciali di controllo della Peste suina africana.
Approfondimenti: Ministero della Salute