Il freezing order (letteralmente “ordine di congelamento”) viene richiesto per impedire che la propria controparte possa disporre di beni e/o somme in pendenza di un giudizio o in previsione di un’azione esecutiva (fondata su un lodo o sentenza favorevole). È di particolare efficacia perché può avere ad oggetto i beni più diversi:
- conti bancari
- azioni
- beni immobili
- qualunque asset di proprietà del destinatario dell’order.
Può avere un ambito di efficacia limitato al Regno Unito (domestic freezing order), ma può estendersi a tutto il mondo (worldwide freezing order, spesso definito con l’acronimo WFO).
Dal momento che gli effetti connessi ad un freezing order sono particolarmente gravi per la parte che lo subisce, esso viene concesso solo qualora ricorrano alcune precise circostanze. Il ricorrente deve quindi dare la prova che:
- la domanda è fondata su un good arguable case, ossia che il credito è fondato su elementi di prova chiari (anche se non è necessario che sia data una prova completa e definitiva, poiché dal Giudice adito viene compiuta una valutazione tradizionalmente definita prima facie, ossia fondata su elementi che, a prima vista, inducono a ritenere che l’azione si fonda su elementi solidi e concreti)
- esistono i beni da assoggettare al freezing order
- esiste il rischio che i beni vengano sottratti (è necessario in particolare provare che le somme oggetto dell’order sono gestite in modo improprio o non giustificato; non può pertanto fondare una richiesta di freezing order l’eventualità che il debitore utilizzi i propri beni in modo lecito e ragionevole, ad esempio, per saldare debiti pregressi).
Alla luce di una casistica ormai piuttosto estesa, circostanze che sono state ritenute di regola tali da giustificare la concessione di un order sono ad esempio il trasferimento di tutti i beni del debitore in favore una società costituita ad hoc (soprattutto laddove ciò avvenga in modo precipitoso o inopinato), oppure in giurisdizioni dove può essere più semplice contrastare azioni esecutive (ad esempio per difetto di reciprocità), ed in generale circostanze dalle quali si evinca una condotta poco trasparente e corretta da parte del debitore.
Nel leading case Dadourian Group Int Inc v Simms & Others (2006) la giurisprudenza inglese ha individuato i requisiti per valutare se un freezing order può essere concesso ed eseguito all’estero, ed ha rilevato che il WFO non deve essere “oppressive”, ossia deve essere proporzionato alla luce dei reciproci interessi delle parti, e la richiesta deve essere accompagnata da una prospettazione quanto più possibile completa e veritiera dei fatti.
È importante tener presente che al ricorrente viene di regola richiesto il rilascio di una garanzia a copertura dei danni che possono derivare dalla concessione di un order qualora questo venga successivamente revocato perché ne difettavano i presupposti.
Naturalmente il freezing order può essere contrastato dal soggetto che ne è destinatario, ad esempio sostenendo che il credito è in realtà controverso, o che non vi sono elementi di rischi. È di regola particolarmente rilevante, ai fini di una revoca, la prova che il ricorrente non abbia dato una prospettazione esaustiva e veritiera delle circostanze su cui ha fondato la richiesta.
L’efficacia del freezing order
La misura ha carattere puramente “conservativo”, ossia è volta solo ad evitare che vengano dispersi beni e/o somme su cui far valere un credito, (senza attribuire alcun privilegio sui beni), ma può essere particolarmente efficace, soprattutto qualora si tratti di un WFO che venga eseguito con successo in altre giurisdizioni.
Ad esempio - nel caso BTA Bank v. Ablyazov - una banca è riuscita a ottenere il riconoscimento in Ucraina di un order emesso a carico di numerosi soggetti ai quali aveva contestato appropriazioni indebite di somme per oltre 295 milioni di dollari.
Un elemento ulteriore che attesta l’importanza e l’efficacia di un freezing order è costituito dal fatto che la parte che lo subisce e tuttavia dispone dei beni ignorando il divieto si espone a responsabilità e conseguenze molto gravi. Basti pensare che - nel recentissimo caso Templeton Insurance Ltd v Motorcare Warranties Ltd and others (2012) - una corte inglese ha disposto la condanna per contempt of court (ossia per oltraggio alla Corte) alla pena di 9 mesi di detenzione per gli amministratori e 4 mesi per gli azionisti della società Motorcare (con sede nell’isola di Man) per avere impiegato somme e beni della società nonostante fosse stato loro notificato un order che ne vietava la disponibilità. Analoga severità è stata manifestata nel caso BTA Bank v Solodchenko sopra citato, dove la pena applicata per contempt of court è stata di 18 mesi di detenzione.
Avv. Claudio Perrella