Secondo il Rapporto 2025 sull’economia circolare del Circular Economy Network (CEN), la dipendenza dalle importazioni di materiali rimane però troppo elevata in Italia: nel 2023 è stata pari al 48% del fabbisogno complessivo (valore nettamente superiore a quello UE del 22%). Il costo delle nostre importazioni è salito da 424,2 Mld di euro nel 2019 a ben 568,7 Mld di euro nel 2024 (+34%).
Il Rapporto evidenzia la necessità di utilizzare le risorse in modo sempre più efficiente e di incrementare il ricorso alle materie prime seconde per rilanciare il made in Italy e migliorare la competitività delle imprese. Benefici che si riflettono anche sull’ambiente, contribuendo al percorso di decarbonizzazione e al contrasto alla crisi climatica.
Maggiore produttività dei materiali e dell’energia, aumento del riciclo e del riutilizzo, riduzione degli scarti e valorizzazione delle materie prime seconde sono i pilastri su cui costruire un modello industriale più resiliente, sostenibile e autonomo, facendo della circolarità un punto di forza del made in Italy.
Performance di circolarità
Utilizzando il sistema europeo di indicatori, l’Italia risulta leader per livello complessivo di circolarità fra le principali economie europee e seconda fra i 27 Paesi europei:
- Paesi Bassi (70,6 punti)
- Italia (65,2)
- Germania (60,6)
- Francia (58,7)
- Spagna (56,9.
Nel 2023, l’Italia ha raggiunto una produttività delle risorse pari a 4,3 euro di PIL per ogni kg di risorse consumate (media UE 2,7 €/kg; Spagna 4,1 €/kg; Francia 3,5 €/kg; Germania 3,4 €/kg).
Ottimi anche i livelli di tasso di utilizzo circolare di materia pari al 20,8% (media UE 11,8%; Francia 17,6%; Germania 13,9%; Spagna 8,5%).
Il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani si è attestato al 50,8%. Solo la Germania ha fatto meglio con 68,2%, seguono distanziate Francia (42,2%) e Spagna (41,4%).
Gli investimenti privati in alcune attività tipiche dell’economia circolare (riciclo, riparazione, riutilizzo, noleggio e leasing) nell’UE 27 sono stati pari a 130,6 miliardi di euro (0,8% del PIL). L’Italia, con 10,2 miliardi (0,5% del PIL), si colloca al terzo posto dopo Germania e Francia.
Vantaggi di uno scenario più circolare
A livello di impatto climatico, la Commissione europea stima che l’aumento della circolarità possa ridurre i costi del sistema energetico in Europa del 7% tra il 2031 e il 2050, pari a 45 miliardi di euro di risparmio annuo.
Secondo una stima di Cassa Depositi e Prestiti, l’adozione di pratiche circolari ha generato, nel 2024, un risparmio di 16,4 miliardi di euro per le imprese manifatturiere italiane.
Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha stimato i potenziali benefici per l’Italia con una crescita del tasso di riciclo dell’1,5% annuo, una riduzione della produzione di rifiuti dell’1% annuo e una riduzione del consumo di materiali del 3,5% annuo. Questo scenario più circolare genererebbe al 2030:
- una riduzione del 14,5% del consumo di materiali (rispetto al 2020)
- una diminuzione di 17 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti
- un aumento del tasso di riciclo fino all’89,8% (+18%)
- una riduzione di 40 milioni di tonnellate della dipendenza da importazioni con un risparmio di 82,5 miliardi di euro.
Materie prime critiche: alluminio, rame e fosforo
Nel 2026 l’UE presenterà il Circular Economy Act per dare un’accelerazione alla transizione, aumentando la quantità e la qualità delle materie prime seconde e il loro impiego nei processi produttivi.
Tra i materiali considerati critici e strategici figura l’alluminio. Le sue riserve globali sono stimate in 30 miliardi di tonnellate, concentrate per il 56% tra Guinea, Vietnam e Brasile; l’UE è il primo importatore al mondo, con Guinea e Russia principali fornitori. L’alluminio è impiegato soprattutto nei settori auto (40%), costruzioni (24%) e packaging (19%), ma la sua domanda è anche sostenuta dallo sviluppo delle cleantech e dei veicoli elettrici. In Europa,il tasso di riciclo a fine vita è ancora molto basso (21%), considerando che può essere riciclato infinite volte senza perdere le proprietà originali.
Il rame è strategico, ma non critico. Fondamentale per energia, trasporti ed elettronica, la domanda globale ha raggiunto 25,8 milioni di tonnellate nel 2023, con un forte impulso dalle tecnologie pulite (24% del totale). I principali produttori mondiali sono Cile, Repubblica Democratica del Congo e Perù, mentre la Cina guida la raffinazione con il 46%. In Europa, Polonia e Germania detengono le maggiori quote estrattive con il 19 % e il 17%. Attualmente, il 32% del rame proviene già da riciclo, ma attraverso adeguate proposte di economia circolare si potrebbe arrivare a quote più elevate (oltre 7 milioni di tonnellate di rame riciclato entro il 2050), in grado di soddisfare oltre il 40% della domanda totale di transizione energetica.
Il fosforo, oggi materia prima critica, è usato per l’85% nei fertilizzanti (47,5 milioni di tonnellate nel 2023) e per batterie nei veicoli elettrici. Le riserve mondiali si trovano in Nord Africa, ma sono presenti anche in Cina e Russia. L’UE produce lo 0,5% del fosforo mondiale e detiene appena lo 0,8% delle riserve mondiali; si rifornisce da Marocco e Russia e solo in parte internamente dalla Finlandia. Nel 2024 è stata confermata una riserva geologica di 3,4 miliardi di tonnellate in Norvegia che potrebbe cambiare gli equilibri.
Il Rapporto è promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed è realizzato in collaborazione con ENEA.
Fonte: Rapporto sull’economia circolare 2025