Il Consiglio UE, con comunicato stampa del 24 maggio 2024, ha annunciato l’adozione della Direttiva Due Diligence, detta anche CSDDD o anche CS3D, per via dell'acronimo di “Corporate sustainability due diligence Directive”.
“Corporate" implica responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società, mentre l'espressione “due diligence" trasporta questa responsabilità su una dimensione legale, con obblighi per gli attori privati.
Lo scopo della Direttiva è incentivare l'adozione di procedure aziendali responsabili e sostenibili, in grado di condizionare anche i comportamenti di filiere e catene di approvvigionamento globali.
Le aziende interessate dovranno, in base alle nuove regole, identificare e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente delle loro azioni, sia all’interno che all’esterno dell’Europa. Oggetto della Direttiva sono, infatti, non solo le attività delle imprese nella loro sede, ma anche quelle delle loro filiali e dei loro partner commerciali.
L'input per una Direttiva di questo genere è pervenuto da una pluralità di soggetti: un’ampia gamma di parti interessate, tra cui rappresentanti della società civile, cittadini dell’UE, imprese e associazioni imprenditoriali, hanno chiesto con forza norme obbligatorie in questo ambito. Importante è che il 70% delle imprese che hanno risposto alla consultazione pubblica dedicata all'argomento abbia ritenuto come necessaria un’azione dell’UE in materia di due diligence per la sostenibilità.
La Direttiva è il risultato di un compromesso. La misura prevede infatti una differenziazione di responsabilità tra le aziende in base alle loro dimensioni: maggiori responsabilità per le grandi società (europee e non), nessuna per le piccole e medie imprese.
Le aziende interessate saranno quindi presto chiamate ad applicare le linee guida fornite dalla Direttiva: dal 2027, saranno interessate solo le aziende con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato globale superiore a 1.500 milioni di EURO, dal 2028 la platea sarà allargata alle imprese con più di 3.000 dipendenti e un fatturato globale superiore a 900 milioni di EURO e solo dal 2029 l'azione della Direttiva sarà estesa a tutte le circa 6900 aziende da essa interessate.
Le aziende saranno quindi responsabili per i danni causati a persone e ambiente, quando non avranno rispettato, intenzionalmente o per negligenza, i propri obblighi di due diligence riguardanti la prevenzione e la mitigazione degli impatti negativi delle loro attività.
Gli Stati Membri, che hanno ora due anni per tradurre questi provvedimenti legislativi in leggi nazionali, dovranno designare un'autorità preposta alla supervisione e all'applicazione delle norme, anche mediante ordinanze ingiuntive e sanzioni (in particolare, ammende), proporzionate e dissuasive. Alla Commissione Europea spetta, invece, il compito di creare una rete europea delle autorità di vigilanza, per garantire un approccio sempre coordinato a livello europeo.
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