Importanti contributi alla crescita si sono avuti dalle costruzioni - grazie all’aumento della domanda di abitazioni residenziali e ai lavori civili di ammodernamento e dotazione infrastrutturale in corso nel Paese - e dalla crescita del settore dei trasporti e delle telecomunicazioni.
Superata la crisi del 2008 - anno in cui il prezzo del rame era crollato a minimi storici e la crescita si era fermata al 5,7% - a partire dal 2009 l’economia zambiana ha iniziato la ripresa. La crescita del PIL nel 2012 è stata pari al 7,6% e la stima per il periodo 2013-2017 si aggira sul 7,3% grazie ai considerevoli investimenti nel settore minerario e delle infrastrutture, all'aumento della produzione del rame, dei servizi e dell'agricoltura.
Negli ultimi due anni sono aumentati del 45% gli Investimenti stranieri diretti (Foreign Direct Investments, FDI) in Zambia: nel 2013 il paese ha attirato 1,7 miliardi di dollari di investimenti contro gli 1,1 miliardi del 2011. Nel giugno 2013, lo Zambia ha avuto un upgrade passando dalla 6a categoria di rischio alla 5a categoria, a seguito dei miglioramenti del clima economico.
Lo Zambia ha superato il reddito medio pro capite annuo di US$ 1.000, entrando così a far parte del gruppo dei Paesi a reddito medio – basso, ma persiste il problema della povertà diffusa cui contribuiscono un sistema educativo carente, la corruzione e la diffusione dell’AIDS.
Lo stato delle infrastrutture rappresenta un ulteriore ostacolo allo sviluppo del Paese: la rete stradale e ferroviaria è insufficiente, ma il governo è impegnato in una campagna di sviluppo infrastrutturale quinquennale. I porti più frequentemente utilizzati sono: Durban in Sudafrica, Dar-es-Salaam in Tanzania e Walvis Bay in Namibia.
Lo Zambia è membro delle aree di libero scambio COMESA e SADC, quindi i suoi prodotti possono essere esportati senza dazi doganali vero gli altri mercati membri delle free trade areas.
I principali partner commerciali sono:
- il Sudafrica, lo Zimbabwe, il Malawi e il Congo
- la Germania, gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Olanda e il Giappone.
Relazioni Italia - Zambia
L’Italia è da tempo presente nel Paese anche grazie alla concessione di rilevanti crediti destinati alla realizzazione di progetti in campo infrastrutturale. Nonostante tale presenza si sia ridotta a partire dagli anni ’80, l’Italia può ancora contare su un patrimonio di credibilità e amichevoli relazioni pazientemente costruito nel tempo.
Sebbene lo Zambia rappresenti per l’Italia un mercato di modesta importanza dal punto di vista commerciale, per quanto riguarda i beni strumentali e i prodotti intermedi per l’industria, esistono spazi, ancorché per volumi non elevati, per assicurare una maggiore proiezione sul mercato da parte dell’offerta italiana, soprattutto nell’ambito dei macchinari utensili, dei fertilizzanti per l’agricoltura e dei mezzi di trasporto.
Il governo è impegnato a realizzare una diversificazione economica per ridurre la dipendenza del Paese dal rame e per sfruttare meglio le opportunità esistenti nei settori agricolo, del turismo e nelle risorse minerarie e idroelettriche.
Incentivi agli investimenti
Lo Zambia ha introdotto importanti riforme istituzionali per migliorare l’attrattività del paese:
- il Private Sector Development Reform Program (PSDRP) che ha ridotto i tempi per avviare un’attività imprenditoriale e ha semplificato le procedure amministrative
- il Millennium Challenge Account (MCA) che garantisce adeguata trasparenza e governance al sistema.
Gli investitori stranieri sono liberi di investire in tutti i settori e possono liberamente rimpatriare gli utili, i dividendi e le royalties.
Esistono incentivi fiscali nei settori dell’agricoltura, nel manifatturiero, nel minerario, nell’edilizia e in quello dell’ospitalità. Gli investitori che esportano beni non tradizionali pagano un’aliquota del 15%, mentre quelli che operano nelle regioni rurali i primi 5 anni di attività pagano un settimo dell’aliquota standard sul reddito delle imprese che è pari al 35%.
Esenzioni doganali favoriscono poi gli esportatori che vendono all’estero prodotti non tradizionali e dell’agrofood pari ad almeno il 25% del fatturato totale.
Incentivate anche le importazioni di beni e materie prime funzionali al progetto di investimento.
Multi-Facility Economic Zone (MFEZ)
Dal 2007, la Zambia Development Agency (ZDA) è impegnata a promuovere gli investimenti esteri privati, la competitività del paese e le sue esportazioni.
L’Agenzia offre altri incentivi alle aziende che operano nei settori prioritari e a quelle che si insediano in una Multi-Facility Economic Zone (MFEZ).
I primi 5 anni è garantita l’esenzione fiscale totale, dal sesto all’ottavo anno la percentuale dei profitti tassati è pari al 50%, dal nono al decimo anno viene tassato il 75% del reddito d’impresa.
Previste anche agevolazioni doganali e sull’Iva a favore delle importazioni di macchinari e materie prime nel corso dei primi 5 anni di attività.
L’Agenzia approva le richieste di investimento estero entro 14 giorni dalla data di presentazione della domanda. La licenza concessa ha una validità di 10 anni (ma può essere revocata in caso di false dichiarazioni, negligenza o mancata implementazione del progetto).
La Zambia Development Agency rilascia sia le licenze di investimento, sia le licenze per operare in una MFEZ.
Le Multi-Facility Economic Zone (MFEZ) sono zone industriali speciali che ospitano sia aziende export – oriented, sia aziende che vendono sul mercato interno.
Tali zone speciali offrono tutte le infrastrutture necessarie (allacciamento elettrico e idrico, rete fognaria, collegamenti ICT e logistici) e il supporto amministrativo seguendo le logiche tipiche delle free trade zone, delle export processing zones e dei parchi industriali.
Finora sono 6 le aree identificate: Chambishi, Lusaka East, Lusaka South, Lumwana, Ndola (Sub Saharan gemstones exchange) e il Parco industriale Roma.
Sono considerati prioritari gli investimenti di ammontare superiore ai 500.000 US$ in grado di generare i seguenti benefici:
- attrazione di ulteriori investimenti esteri
- capacità di generare occupazione e di trasferire know how alle imprese e alle comunità locali
- potenzialità di aumentare la produzione locale e di diversificare il tessuto industriale
- livello di utilizzo delle materie prime e dei beni intermedi locali
- trasferimento di tecnologia e ottenimento di prodotti innovati.