Il commercio internazionale di beni quest’anno torna a crescere a un ritmo dell’1,7% in volume (+4,4% i servizi) grazie all’allentamento delle condizioni finanziarie globali. Permangono rischi al ribasso legati a un clima di elevata incertezza acuito dalle rinnovate tensioni sul Mar Rosso.
La sostanziale stagnazione dell’Area dell’euro - frenata dalla recessione della Germania - si è riflessa in una riduzione degli scambi intra-Ue, mentre la modesta domanda cinese ha indebolito i flussi tra i Paesi asiatici.
Nel 2023, i flussi di investimenti diretti esteri (IDE) hanno raggiunto un valore stimato di $1,37 trilioni a livello globale, con un incremento marginale del 3% rispetto al 2022, principalmente dovuto ai flussi verso le economie europee.
I flussi di IDE verso i Paesi in via di sviluppo sono diminuiti del 9%, scendendo a $ 841 miliardi, con flussi in calo o stabili nella maggior parte delle regioni (-12% nelle economie emergenti asiatiche, -1% in Africa, stazionari in America Latina).
Mappa dei rischi
Il quadro dei rischi SACE presenta note positive per i rischi del credito da Oriente a Occidente. Il miglioramento è frutto soprattutto del consolidamento di alcuni Paesi di rilievo in termini economici e demografici (Brasile, Messico, Emirati Arabi Uniti, India) che hanno consolidato i già positivi risultati dell’anno precedente.
Il Brasile dopo la pandemia è tornato su un sentiero di crescita positivo grazie a un mix di politiche economiche che hanno dato slancio alla domanda interna e agli investimenti. I settori manifatturieri a forte vocazione di esportazione di Messico e India hanno saputo cogliere il recupero della domanda globale. Gli Emirati, grazie alle entrate garantite dal settore degli idrocarburi, proseguono la loro fase espansiva caratterizzata dal forte impegno verso la diversificazione economica a vantaggio di settori quali il turismo, servizi, costruzioni con particolare attenzione alla transizione energetica.
Un importante contributo al ritrovato dinamismo è legato anche all’ascesa di alcuni Paesi dalle crescenti potenzialità come Vietnam, Arabia Saudita e Oman: il consolidamento dei settori prevalenti (manifattura, materie prime) e politiche di diversificazione a favore di IT e turismo hanno dato nuovo impulso all’economia.
Non mancano, tuttavia, fragilità nei Paesi già fiaccati da deboli fondamentali macroeconomici (Nigeria, Kenya), in quelli che scontano l’impatto negativo del rialzo dei tassi di interesse sui debiti pubblici (Ghana) o debolezze più strutturali (Egitto, Tunisia, Argentina) che si riflettono nell’indebolimento del tessuto aziendale e nei sistemi bancari.
La violenza politica si conferma come il principale elemento di traino del rischio politico anche nel 2024 a causa dell’impatto dei conflitti Russia - Ucraina e Israele - Territori Palestinesi, ma anche in geografie che scontano l’incertezza circa il possibile ampliamento delle tensioni internazionali (Iran) o caratterizzati da un incremento delle tensioni sociali (Egitto, Tunisia), di natura etnica o territoriale (Armenia, Azerbaijan, Serbia, Kosovo, Taiwan) e di forte instabilità istituzionale (Niger, Gabon, Bolivia).
L’indice di rischio di cambiamento climatico presenta un quadro eterogeneo tra le diverse regioni. Africa, Asia, America centrale e parte settentrionale dell’America latina presentano i livelli più elevati e con consistenti peggioramenti previsti, mentre sono attesi miglioramenti per i Paesi avanzati e il Medio Oriente, confermando la validità delle strategie di investimento messe in atto per combattere il cambiamento climatico.
Nell’Unione europea nel biennio 2021 - 22 si sono verificati più di 100 disastri naturali. Le maggiori perdite sono state riportate da Germania, Francia e Italia (sia in termini assoluti, considerando la percentuale assicurata). In Italia, si sono verificati diversi eventi estremi: le alluvioni che hanno devastato l’Emilia- Romagna, la Toscana e le Marche e le violente grandinate che hanno colpito il Nord-Est con frane, mareggiate e temperature eccezionali. Nel 2023 si sono registrati 378 eventi (+22% rispetto al 2022).
L’indicatore di Transizione Energetica mostra un progressivo miglioramento delle performance globali, seppur ancora su livelli limitati.
Quali mercati offrono le maggiori opportunità per le imprese italiane?
L’Export Opportunity Index di SACE, conferma gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti, la Spagna e l’India come geografie dalle maggiori prospettive per il nostro export.
Nonostante il ciclo in rallentamento, la domanda di importazioni americana continuerà a crescere e le imprese italiane potranno incrementare ulteriormente l’ export di beni intermedi e di investimento, specie meccanica strumentale e apparecchi elettrici, necessari per la messa a terra dei programmi infrastrutturali e di trasformazione verso un’economia green. L’esito delle elezioni presidenziali di novembre potrebbe riportare ulteriore incertezza a livello geopolitico e commerciale, con il revival di alcune posizioni protezionistiche.
Gli Emirati Arabi Uniti stanno registrando tassi di crescita della domanda particolarmente vivaci, specie nei settori tessile e abbigliamento, alimentari e bevande e meccanica strumentale.
Fra i principali partner commerciali europei, la Spagna è stato il mercato che ha registrato il miglior andamento lo scorso anno e continuerà a rimanere in crescita anche in vista dello sviluppo di infrastrutture digitali e tecnologie sostenibili.
Le prospettive di crescita economica dell’India si confermano molto positive anche per quest’anno e per il prossimo biennio. L’aumento della popolazione e dei redditi disponibili favorirà i consumi domestici e le prospettive di sviluppo dell’industria manifatturiera sosterranno la domanda di prodotti a elevato contenuto tecnologico, come quelli dei settori della meccanica strumentale e degli apparecchi elettrici. Le elezioni di primavera non dovrebbero riservare sorprese e vedranno la riconferma di Modi a capo del governo.
La spinta green e digital e le strategie di diversificazione dell’economia dei mercati mediorientali faranno crescere la domanda di beni italiani.
Le imprese italiane potranno inoltre cogliere opportunità in mercati, come Corea del Sud e Vietnam, dove il potenziale per l’export di beni non è sempre pienamente espresso, o rafforzare la loro presenza in altri, come Messico e Brasile, dove i governi puntano, rispettivamente, su rafforzamento della manifattura locale e programmi d’investimenti sostenibili.
A cura di Ricerca, Studi e Ambiente SACE, in collaborazione con Fondazione Enel
Fonte: SACE