Tale risultato è frutto essenzialmente di condizioni meteo sfavorevoli per i principali Paesi produttori in Europa: in Italia la produzione ha riportato una contrazione del 9% rispetto al 2020, con il 2021 stimato chiudersi a 44,5 milioni di ettolitri. I volumi della produzione italiana di vini rimangono comunque i primi a livello europeo, seguiti da Spagna (-14%) e Francia (-27%, con 34,2 milioni di ettolitri prodotti).
A compensare in parte il forte calo europeo è stata soprattutto la produzione record in America del Sud, Sudafrica e Australia, mentre nel continente Nord Americano si è mantenuta stabile.
Export
Negli ultimi dieci anni le esportazioni di vino sono aumentate in media del 5%, mezzo punto percentuale sotto la dinamica del settore, ma quasi due punti sopra quella dell’export italiano complessivo.
I vini rappresentano circa un quarto del valore dell’export agroalimentare italiano (24,3%), una quota che si è mantenuta relativamente costante nel tempo.
Le vendite oltreconfine di vino hanno chiuso il 2021 con un incremento del 12,4% rispetto allo scorso anno (per un valore di € 7,3 miliardi).
A guidare l’ottima performance sui mercati esteri sono i vini fermi (€ 5,2 miliardi) che hanno chiuso a +9,1%.
Seguono gli spumanti (€ 1,8 miliardi) che dal 2011 riportano una crescita media a doppia cifra e nell’ultimo anno hanno segnato un marcato incremento (+23,7%). In particolare, è la domanda di prosecco a trainare il segmento con una crescita del 31,5% nel 2021 e del 14,1% in media negli ultimi quattro anni.
I mosti rappresentano una componente residuale.
Nel 2021 si conferma il Veneto prima regione (quasi € 2,5 miliardi di esportazioni), grazie all’ottima performance del Prosecco di Treviso (30% dell’export della regione), che nel 2021 ha esportato quasi € 830 milioni (+15% rispetto allo scorso anno).
Seguono Piemonte e Toscana; anche Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Lombardia, con il Franciacorta che cresce del 10,3%, presentano buoni livelli di vendite oltreconfine.
Confronto internazionale
Francia, Italia e Spagna si confermano i principali esportatori mondiali di vino in valore. La quota italiana cresce nel tempo e si assesta saldamente al secondo posto, mentre Parigi vede il proprio peso scendere sotto il 30%. Segue Madrid, con il 9% delle vendite globali realizzate oltre i confini nazionali.
I dati in quantità mostrano un quadro differente: la quota maggiore è riconducibile alla Spagna (20,2%), seguita da vicino dall’Italia (20,1%), mentre la Francia rappresenta solo il 13,7%.
SACE ha tenuto conto delle previsioni sui tassi di crescita medi dei consumi di vino per gli anni 2022 e 2023, incrociandole con la quota di mercato di vino italiano nei primi venti Paesi importatori di vino Made in Italy.
- Si confermano mercati dai consumi in crescita sia gli Stati Uniti (primo mercato di destinazione del nostro export di vini), sia quelle geografie (quali ad esempio Cina e Giappone), dove il valore delle vendite di vino italiano è già abbastanza rilevante, ma il presidio non è ancora al pieno delle potenzialità.
- In Cina, le esportazioni italiane di vino potrebbero beneficiare degli effetti dell’imposizione di tariffe molto elevate nei confronti dei vini australiani (oggetto di disputa presso l’Omc).
- La Germania, seconda geografia per valore del nostro export, vede un ottimo presidio da parte delle imprese italiane, sebbene i consumi di vino per il prossimo biennio siano sotto la media di previsione.
- Canada e Regno Unito rappresentano un buon connubio di consumi e quota di mercato, con un valore esportato che le posiziona al centro del quadro previsionale, con il Regno Unito un passo lievemente indietro per motivi legati alla Brexit.
- La Svizzera pur mantenendo un’elevata quota italiana di import mostra consumi di vino stabili per i prossimi due anni, mentre in Belgio i consumi sono attesi in calo.
Spiccano in termini sia di crescita di consumi che di quota di mercato italiana, Paesi verso i quali il nostro export in valore è inferiore alle maggiori destinazioni (Norvegia, Finlandia, Messico e Repubblica Ceca).
Impatti della guerra in Ucraina
Il quadro prevede i consumi futuri di vino in Russia in contrazione, con una netta inversione di tendenza rispetto alla situazione pre-conflitto (+1,6% per il biennio 2022 – 2023).
Nel 2021 la Russia ha rappresentato il 12° mercato di destinazione per le esportazioni di vini italiani (con € 149 milioni, pari al 2,1% del totale di vini esportati), dietro al Giappone e davanti alla Cina, con una crescita (+18,4% rispetto al 2020) superiore alla media. Se si considera l’import globale russo di vini italiani – anche acquistato “indirettamente” via altri Paesi – l’ammontare complessivo sale a € 345 milioni (circa il 6% dell’export italiano di vini). Tale valore può essere confrontato con quello francese a €217 milioni e quello spagnolo a €146 (rispettivamente il 2% e il 5% del relativo export di vini).
Il quarto pacchetto di sanzioni decise dall’Ue nei confronti di Mosca ha inserito i vini nella lista di beni che non si possono vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente. Tale divieto - i cui destinatari sono qualsiasi persona fisica o giuridica, entità o organismo in Russia (anche per il solo uso nel Paese) - si applica ai beni il cui valore sia superiore a 300 euro. Pertanto, gli effetti di tali sanzioni sono parzialmente attutiti dal valore di soglia minima; tuttavia non si può escludere che fra le varie ritorsioni del Cremlino non vi sia in futuro la decisione di adottare un bando all’import di prodotti sotto tale soglia.
Secondo le stime di Oxford Economics, nell'attuale contesto di conflitto e di quadro sanzionatorio, il Pil russo si contrarrà nel 2022 dell’11% (pre-invasione era attesa una crescita del 3%) e l’inflazione nel Paese dovrebbe superare il 23% in media annua.
Focus on SACE (Vino: quando il Made in Italy fa la differenza)