Nel 2021, il giro d’affari delle aziende produttive calzaturiere italiane (170 società con fatturato superiore a € 10mln che rappresentano il 73% del totale nazionale quanto a fatturato) rimbalza a 9,5 miliardi di euro (+21% sul 2020). Il risultato è ancora inferiore rispetto a quello del 2019 (-6%).
Le imprese del segmento di alta gamma nel 2021 hanno reagito meglio (+32%) rispetto a quelle che operano nella fascia più economica (+13%), arrivando a sfiorare i livelli pre-crisi (- 2% sul 2019).
Il 2021 chiude con una progressione anche degli investimenti che dovrebbe attestarsi al +15% sul 2020, anche in questo caso più accentuata per le aziende di alta gamma (+26%) rispetto a quelle di fascia mass market (+10%).
Lo scenario di un ritorno ai livelli precrisi atteso nel 2022 è attualmente compromesso dal conflitto Russia-Ucraina, con forti ricadute sui prezzi dell'energia e delle materie prime e sui flussi commerciali verso Russia e Ucraina. Le esportazioni verso la Russia rappresentano una percentuale contenuta del totale del settore calzaturiero (2,7%), ma le sanzioni potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare di quelli interessati soprattutto alle calzature di lusso. La Russia è il decimo mercato di sbocco, mentre l’Ucraina si ferma al 26esimo).
Il maggior numero delle aziende produttive calzaturiere analizzate è ubicato nel Nord Est con 73 unità, seguito dal Centro con 54 imprese. La filiera della calzatura ha una forte connotazione distrettuale che riguarda 140 società rappresentative dell’85,9% del fatturato totale con presenze significative nelle province di Treviso, Firenze e Fermo.
Le produzioni riferibili all’alta gamma hanno realizzato vendite per 4,2 miliardi, oltre la metà del totale generale. I produttori a marchio proprio sfiorano i 6 miliardi di giro d’affari (76,4% del totale), mentre i terzisti si fermano a 1,5 miliardi e hanno dimensioni più contenute (imprese fornitrici dei grandi brand internazionali, in gran parte nel comparto del lusso).
La base produttiva delle aziende esaminate è principalmente italiana: il 73% degli insediamenti manifatturieri è ubicato in Italia, mentre il restante 27% è in Paesi stranieri: 20% Europa (in massima parte dell’Est), 4% Africa, 2% Asia e 1% Americhe. Per le aziende dell’alta gamma, la concentrazione della produzione nazionale è maggiore: l’84% della loro base produttiva è insediato in Italia e solo il 16% è in Paesi stranieri (11% Europa e 5% Africa).
Export
La proiezione internazionale è una delle caratteristiche più rappresentative delle società calzaturiere: il 66,7% del fatturato complessivo proviene dall’estero, con in testa le calzature sportive (82,1%) e quelle da uomo (72,4%).
I principali mercati di sbocco delle aziende italiane sono l’Europa, che accoglie più della metà delle vendite oltreconfine (52%), l’Asia che risulta trainata dalla Cina (35%) e le Americhe sostenute dagli Stati Uniti (13%).
Nel 2021 le esportazioni italiane hanno raggiunto a valore (10,3 miliardi di euro) il secondo miglior risultato di sempre dopo quello del 2019. In crescita l’andamento delle prime due destinazioni dell’export calzaturiero italiano, Svizzera (+16,2% a valore sul 2020, nei primi 11 mesi 2021) e Francia (+24,0%), entrambe legate ai flussi del terzismo per le multinazionali del lusso. Bene anche Stati Uniti (+41,8%) e Cina (+37,5%).
Confronti internazionali
La Cina conta per oltre la metà della produzione mondiale (54,3%), davanti a India (10,2%), Vietnam (6,4%) e Indonesia (5,1%).
L’Italia è tredicesimo produttore mondiale e primo dell'Unione Europea, con quasi un terzo delle calzature comunitarie prodotte (32,2%, pari a 131 milioni di paia), davanti a Spagna (17,7%) e Portogallo (16,2%).
L’Italia è il terzo esportatore mondiale a valore, con l’8% delle esportazioni complessive, preceduta dalla Cina (28,2%) e dal Vietnam (17,6%), e l’ottavo a volume.
L’Italia è leader tra i produttori di calzature di alta gamma: il prezzo medio delle esportazioni italiane (USD60,43/paio) è il più elevato al mondo, davanti a quello della Francia (USD36,44/paio) e superiore di oltre dodici volte quello cinese (USD4,79/paio).
La manifattura calzaturiera italiana ha un livello di competitività (rapporto tra valore aggiunto per addetto e relativo costo del lavoro) pari al 163,1%, sopra la Germania (158,3%) e la Francia (92%).
Fonte: Area Studi Mediobanca - Report sul Settore Calzaturiero (Ed. 2022)