Il conflitto ha generato ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime, ha provocato rinnovate interruzioni dell'offerta e accresciuto l’incertezza spingendo la Commissione europea a rivedere al ribasso le prospettive di crescita dell'UE e al rialzo le previsioni di inflazione.
Il PIL dell'UE dovrebbe rimanere in territorio positivo nell'orizzonte di previsione, grazie all'effetto combinato delle riaperture post-lockdown e alla forte azione politica intrapresa per sostenere la crescita durante la pandemia. Gli investimenti dovrebbero beneficiare del meccanismo per la ripresa e la resilienza e dell'attuazione del relativo programma di riforme.
La crescita del PIL reale sia nell'UE che nell'area dell'euro è ora prevista al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023, in calo rispettivamente dal 4% e dal 2,8% indicato nelle precedenti previsioni della Commissione.
La revisione al ribasso va letta considerando lo slancio di crescita raccolto nella primavera e nell'estate del 2021, che aggiunge circa 2 punti percentuali al tasso di crescita annuale di quest'anno. La crescita della produzione entro l'anno è stata ridotta dal 2,1% allo 0,8%.
L’inflazione ha preso slancio: dal 4,6% su base annua nell'ultimo trimestre del 2021 è salita al 6,1% nel primo trimestre del 2022. L'inflazione complessiva nell'area dell'euro è salita al 7,5% ad aprile, il tasso più alto nella storia dell'unione monetaria. L'inflazione nell'area dell'euro è prevista al 6,1% nel 2022 (era attesa al 3,5% nelle previsioni precedenti), prima di scendere al 2,7% nel 2023. Per l'UE, l'inflazione dovrebbe aumentare dal 2,9% nel 2021 al 6,8% nel 2022 e tornare al 3,2% nel 2023.
Nel 2021 nell'economia dell'UE sono stati creati oltre 5,2 milioni di posti di lavoro e il numero dei disoccupati è diminuito di quasi 1,8 milioni di persone. I tassi di disoccupazione alla fine del 2021 sono scesi al di sotto dei precedenti minimi storici. L'occupazione nell'UE dovrebbe crescere dell'1,2% quest'anno.
Paolo Gentiloni, Commissario per l'Economia, ha dichiarato: “La guerra ha portato a un'impennata dei prezzi dell'energia e all'ulteriore interruzione delle catene di approvvigionamento, così che l'inflazione è ora destinata a rimanere più alta, più a lungo… Un mercato del lavoro forte, la riapertura post-pandemia e NextGenerationEU dovrebbero fornire ulteriore sostegno alle nostre economie e contribuire a ridurre il debito pubblico e i disavanzi. Questa previsione è tuttavia soggetta a forti incertezze e rischi che sono strettamente legati allo sviluppo della guerra russa. Sono possibili altri scenari in cui la crescita potrebbe essere più bassa e l'inflazione più alta di quanto stiamo proiettando oggi".
Data l'elevata incertezza, la previsione di base è accompagnata da un'analisi di scenario basata su modelli che simulano l'impatto dell'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche e un netto taglio della fornitura di gas dalla Russia. In questo scenario più severo, i tassi di crescita del PIL sarebbero di circa 2,5 e 1 punto percentuale al di sotto del valore di riferimento previsto rispettivamente nel 2022 e nel 2023, mentre l'inflazione aumenterebbe di 3 punti percentuali nel 2022 e di oltre 1 punto percentuale nel 2023, al di sopra delle proiezioni di base.
Previsioni economiche
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In Italia
Riviste al ribasso anche le previsioni per l’Italia. La crescita del PIL reale dovrebbe scendere al 2,4% quest'anno e rallentare all'1,9% nel 2023. Il tasso di inflazione dovrebbe sfiorare il 6% quest'anno e raggiungere una media del 2,3% nel 2023. Crolli analoghi riguardano la Germania che perde due punti di Pil e nel 2022 passa all’1,6% e mezzo punto la Francia che scende al 3,1.
Le esportazioni italiane cresceranno in linea con il rallentamento della crescita della domanda estera, mentre il rincaro dell'energia è destinato a frenare l’avanzo commerciale. La ripresa del turismo sosterrà le esportazioni di servizi, ma difficilmente il settore raggiungerà i livelli pre-crisi prima del 2023.
Gli investimenti pubblici sono destinati ad aumentare sostanzialmente, anche grazie ai progetti sostenuti dal Recovery Fund.
Nel 2023, il il disavanzo pubblico dovrebbe ridursi al 4,3% del PIL. Il rapporto debito/PIL dovrebbe seguire la tendenza al ribasso nell'orizzonte di previsione. Dal 155,3% del PIL nel 2020, è sceso a 150,8% nel 2021 grazie alla ripresa economica e dovrebbe raggiungere il 146,8% entro il 2023.
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Fonte: Commissione Europea