Il Senegal è situato nella zona nordoccidentale del continente africano ed ha un’estensione di circa 196.722 km². Occupa l'estrema parte occidentale dell'Africa sudanese, affacciandosi ad ovest con un lungo tratto di costa sull' Oceano Atlantico. Confina a nord con la Mauritania (813 km), a sud con la Guinea Bissau (338 km), a sudest con la Guinea (330 km), ad est con il Mali (419 km); ad ovest è bagnato dall'oceano Atlantico, con un tratto di costa di 531 km. Il Paese risulta suddiviso in 14 regioni, con ben 113 municipalità, 370 comunità rurali e 14.400 villaggi. I dati più recenti riferiscono di una popolazione complessiva che si attesta intorno ai 12.800.000 abitanti e che sarebbe composta da circa 20 gruppi etnici diversi.
Quadro politico
Tra i paesi africani il Senegal è quello dotato della maggiore stabilità politica. L’indipendenza ottenuta nel 1960 ha poi contribuito fortemente a rendere sempre più democratiche le istituzioni del paese.
Negli anni successivi al raggiungimento della propria indipendenza, il Senegal ha visto susseguirsi 4 presidenti alla guida del paese: Leopold Sedar Senghor, è stato in carica sino al 1980, sostituito da Abdou Diouf, eletto senza particolari difficoltà.
Le elezioni del 2000 hanno visto, invece, prevalere Abdoulaye Wade, che si imposto dopo elezioni molto combattute, che hanno altresì segnato il passaggio dal partito socialista a quello democratico.
Nel 2012, Wade è stato, infine, sconfitto dal rivale e primo ministro in carica, Macky Sall, che ha raggiunto il 65.8% dei consensi. Le elezioni del 2012 sono state anche le prime a registrare la presenza di due donne tra i candidati alla presidenza e si sono contraddistinte per la loro trasparenza e per la tranquillità con cui sono stati accettati i verdetti elettorali.
Il contesto sociale
Il grado di povertà che si registra nel paese è, tuttora, elevato e, sebbene il prodotto interno lordo sia in deciso aumento, il rischio di povertà è sempre elevato.
Così come avvenuto in altri paesi anche il Senegal ha risentito fortemente della crisi economica registrata a livello mondiale negli ultimi anni. A complicare, ulteriormente, il quadro economico hanno, altresì, contribuito il livellamento dei prezzi delle merci, l’instabilità percepita nelle zone confinanti e la mancanza di riforme adeguate da parte del Governo.
L’insieme di questi fattori ha determinato una riduzione della crescita del reddito pro-capite a livelli appena superiori a quelli della crescita della popolazione. Secondo i dati resi noti nel 2011, il livello di povertà nel paese sarebbe sceso del solo 1.8% e sarebbe pari al 46.7%, un dato, quest’ultimo, decisamente, poco incoraggiante.
Il coefficiente “Gini” che esprime il valore dell’ineguaglianza sociale registrata nel paese, è pari a 38, inferiore, dunque, alla media riscontrata, invece, nei paesi della zona a sud del Deserto del Sahara, i cui valori sono pari a 42.
Quadro economico e prospettive
Secondo i dati resi disponibili dal Ministero degli Affari Esteri il tessuto produttivo del Paese si caratterizza per la prevalenza di PMI.
Il settore terziario resta quello trainante dell’economia (62,2% del PIL) a fronte di un minore sviluppo (e contributo al PIL) di quelli primario (15,2%) e secondario (22,6%). Il 77,5% della forza lavoro è impiegata nel settore primario.
L'agricoltura non è in grado di garantire l'autosufficienza alimentare e neppure di generare considerevoli introiti commerciali a causa, in particolare, delle difficili condizioni ambientali, della mancanza di risorse idriche adeguate, della scarsità di mezzi tecnologici, dell'esodo dalle campagne e di alcune scelte produttive controverse, tra cui, ad esempio, l’eccessiva insistenza sulla coltivazione delle arachidi.
La pesca, a sua volta, soffre di un approccio ancora tradizionale, che tende ad insistere nelle zone costiere senza sfruttare adeguatamente le ricchezze offerte dalle acque più profonde, dove, invece, operano indisturbati forti contingenti di pescherecci stranieri non, efficacemente, controllati.
La mancanza di adeguate strutture di refrigerazione contribuisce, altresì, allo spreco dei prodotti, che non vengono venduti immediatamente.
Un settore che promette di essere, particolarmente, redditizio e sul quale le autorità senegalesi ripongono notevoli aspettative, è quello minerario.
A partire dal 2010, si è dato, infatti, il via allo sfruttamento di alcuni giacimenti di fosfati e di oro, situati delle regioni interne di Thies e Matam.
Il settore industriale risulta, invece, ancora poco redditizio, soprattutto, a causa della scarsa disponibilità di materie prime, dell’alto costo dell'energia e della mancanza di infrastrutture adeguate. A tutt’oggi, il settore industriale è, probabilmente, il pilastro più debole e meno strutturato dell'intera economia nazionale.
Al contrario, il settore terziario costituisce il fiore all’occhiello dell'economia senegalese grazie, in particolare, al turismo, alle telecomunicazioni e alla crescente domanda di servizi, connessa alla posizione geografica favorevole di Dakar, sede regionale di numerosi organismi e società internazionali.
Il Senegal rimane, in ogni caso, uno dei dieci Paesi più competitivi dell’Africa subsahariana ed il suo Governo si propone di raggiungere un tasso di crescita pari al 7% nel 2017.
Piano di rilancio dell’economia nazionale
Proprio in quest’ottica, il Presidente Sall ha messo a punto, nel 2014, il piano di rilancio dell'economia nazionale, denominato ”Plan Senegal Emergent” (PSE), che prevede, tra gli altri, interventi specifici in alcuni settori chiave, quali:
- l’agricoltura
- l’industria
- l’energia
- l’industria mineraria
- il settore delle infrastrutture
- il settore informatico e delle comunicazioni tecnologiche
- l’industria del turismo e dell’edilizia abitativa
- e altri ancora, per un valore complessivo di oltre 14 miliardi di euro (di cui una buona parte, secondo quanto auspicato dal Governo senegalese, dovrebbe provenire da investitori internazionali).
In ciascuna di queste aree, ci sono opportunità di business anche attraverso il partenariato pubblico-privato.
E’ stato adottato in proposito un quadro giuridico e normativo di incentivi, tra cui la realizzazione di un parco industriale in fase di costruzione a 30 km da Dakar.
“Il parco è destinato alle aziende che desiderano trasferire le loro attività in Senegal “, ha dichiarato il capo dell’esecutivo senegalese.
Numerose le imprese, che hanno espresso intenzioni di investimento nel parco, fra le quali l’interessante proposta di installare unità di trasformazione alimentare in ogni località del Paese. Questo, a seconda del potenziale di ogni zona.
Il PSE è strutturato su tre piani diversi:
- la trasformazione strutturale dell'economia e della crescita
- il capitale umano, la protezione sociale e lo sviluppo sostenibile
- la governance, le istituzioni, la pace e la sicurezza.
Sarà attuato in tre fasi: una fase iniziale di sviluppo economico, tra il 2014 e il 2018, seguita da un aumento in fase di sviluppo previsto fino al 2023, seguito da un periodo di espansione, che dovrebbe concludersi nel 2035.
Avv. Stefano Linares