L’industria alimentare e delle bevande italiane, con un fatturato di 182 miliardi nel 2022, è il secondo settore manifatturiero nazionale, con un export che ha raggiunto la cifra record di 50 miliardi di euro e che per il 2023 si stima possa raggiungere i 55 miliardi di euro. La Germania rappresenta, incalzata dagli Usa, il primo sbocco per i nostri prodotti alimentari.
L’Italia anche quest’anno è il paese più rappresentato alla Fiera Anuga, con più di 1.000 espositori su 7.700 totali, sbaragliando la concorrenza: seconda la Spagna con 553 espositori, terza la Germania padrone di casa con 521, la Francia con 245. Tale presenza conferma l’assoluto rilievo di questo appuntamento e la necessità di tutelare i prodotti italiani da illeciti e da episodi di concorrenza sleale.
Secondo il comunicato stampa di Federalimentare - presente in fiera con il Desk Authentic Italian Check Point (coadiuvata dal team INDICAM e con una task force di legali tedeschi) - sono state individuate e denunciate 10 violazioni, che riguardavano principalmente la commercializzazione e la vendita di pasta.
L’analisi, effettuata direttamente in fiera, ha evidenziato che gli alimenti si presentavano ai consumatori con richiami all’italianità, come il tricolore, descrizioni in lingua italiana e altre palesi imitazioni di tipo visivo, fonetico e di etichettatura.
Il team di legali ha quindi provveduto a far ritirare i prodotti dal più grande evento fieristico del mondo dedicato all’alimentare e ha diffidato le ditte produttrici.
Il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, ha commentato “Dopo anni di presenza della Federazione ad Anuga, con decine e decine di alimenti contraffatti scoperti e rimossi, in questa edizione il numero di espositori che hanno provato a presentare prodotti alterati al pubblico, si è decisamente ridotto. È inoltre molto significativo che non siano stati riscontrati casi di contraffazione in settori dove in passato il fenomeno era diffuso, come formaggi, salumi, sughi e conserve di pomodoro.
Questa notizia premia il lavoro svolto negli ultimi anni a tutela del pregio dell’italianità nei confronti di indebite usurpazioni.
Fonte: Federalimentare
Il peso dell’italian sounding
The European House – Ambrosetti ha svolto una survey indirizzata a oltre 250 retailer a livello globale per quantificare l’impatto dell’italian sounding su 11 prodotti tipici della dieta italiana presenti negli scaffali dei 10 Paesi in cui il fenomeno dell’italian sounding è più diffuso.
L’indagine ha cercato di quantificare la discrepanza tra prodotti italiani originari dall’Italia e provenienti da paesi esteri, pur essendo tipici della dieta italiana.
Il valore complessivo dell’Italian Sounding nel mondo nel 2022 è stato stimato a 91 miliardi di euro. Considerando tuttavia che, per motivi di economicità, alcuni consumatori esteri acquistano consapevolmente prodotti non veri italiani, il valore dell’Italian Sounding può essere ricondotto alla cifra di 60 miliardi di euro.
Il potenziale di esportazioni cumulate per l’Italia, qualora venisse assorbito interamente il fenomeno di Italian sounding, sarebbe pari a 150 miliardi di euro.