Nel primo mese dell’anno l’export è tornato a crescere rispetto al mese precedente, dopo due osservazioni negative. Il dato segna +2,7% nei confronti di dicembre. Nel complesso del trimestre novembre-gennaio, il segno è però negativo (-1,6%) rispetto ai tre mesi precedenti.
A gennaio il valore dell’export è aumentato del 2,3% su base annua, grazie ai valori medi unitari, piuttosto che ai volumi (lievemente negativi).
Il primo impatto del Coronavirus sulla domanda dei partner a gennaio è visibile in parte nell’export verso la Cina (-11,9% rispetto allo stesso mese dell’anno passato).
Il dato di gennaio tendenziale è fortemente condizionato da alcune movimentazioni di carattere occasionale ad elevato impatto nel settore della cantieristica navale. Si conferma l’andamento positivo di alcuni settori (abbigliamento, alimentari) e geografie (Stati Uniti, Giappone, Svizzera).
Permane la debolezza della domanda proveniente dai Paesi UE. Al di sopra della media Belgio (+16,8%), Paesi Bassi (+7,9%), Polonia (+5,7%) e Francia. Negativa la performance in Germania, Austria, Romania e Repubblica Ceca.
Giappone (+33%), Stati Uniti e Svizzera (+4,3%) continuano a chiedere Made in Italy, accompagnate dai «rimbalzi» verso l’Africa Subsahariana (+37,9%), Paesi Opec (+16%) e Turchia (+35,1%). In negativo oltre alla Cina, Nord Africa e India.
L’export italiano verso la Germania – primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane – è in contrazione del 2,5%, dopo la sostanziale stabilità del 2019, a causa dei macchinari e della gomma e plastica, mentre crescono gli autoveicoli.
Francia e Stati Uniti – rispettivamente seconda e terza destinazione del Made in Italy – domandano alimentari e bevande, abbigliamento, mezzi di trasporto (diversi dagli autoveicoli) e mobili. Di segno opposto per queste due geografie la farmaceutica, dopo la forte crescita del 2019: in contrazione negli Stati Uniti (-21,8%), in crescita in Francia (+16%).
Industrie e settori
Tra i raggruppamenti principali di industrie, i beni di consumo si confermano anche nel primo mese del 2020 i più dinamici, grazie principalmente ai beni non durevoli (+4,8%); si registra un segnale incoraggiante anche dalle esportazioni dei beni di consumo durevoli (+4%).
La domanda estera per i beni strumentali italiani torna in territorio «verde», dopo la contrazione del 2019 (-1,4%). Non altrettanto buona la dinamica dei beni intermedi che fanno seguire, a una debole crescita nell’anno passato (+0,9%), una flessione.
La farmaceutica rallenta a gennaio (+25,6% nel 2019), ma avanza in Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito, Turchia, Giappone e Paesi Asean. Queste ultime tre destinazioni, con l’aggiunta di Cina, Russia e Paesi Mercosur, sono tutte risultate lidi favorevoli fuori dai confini del mercato comune per gli alimentari e bevande Made in Italy.
Gli autoveicoli hanno registrato risultati più altalenanti (e condizionati dal -8% dell’anno scorso): in forte crescita tra Opec, Asean, Mercosur, Giappone, Turchia e Svizzera e in geografie altrimenti negative (come Austria, Russia e India), ma in contrazione in Cina, Regno Unito, Rep. Ceca e Spagna.
Fonte: SACE