Il Covid-19 ha colpito con particolare forza l’America Latina e la Colombia non ha fatto eccezione. Prima del 2020, il Paese aveva fatto registrare, dagli anni Trenta in poi, un solo anno di recessione. Il calo del Pil nel 2020 è stato pesante, -6,8% rispetto al 2019, ma l’economia andina sarà tra quelle a più rapida ripresa di tutta l’area (+5,2% nel 2021 e +3,6% nel 2022).
La Colombia fa parte dal 2012, con Cile, Messico e Perù, dell’Alleanza del Pacifico. Numerosi inoltre gli accordi di libero scambio in vigore: tra i più importanti quello con gli Stati Uniti (2012), con l’Ue (2014) e con il Mercosur (2017).
Ad aprile 2020, la Colombia è diventata il 37esimo membro dell’OCSE dopo un percorso durato 7 anni di riforme che hanno allineato la legislazione colombiana agli standard OCSE.
Il Paese andino detiene le maggiori riserve di carbone di tutto il Sud America ed è il 5° esportatore a livello mondiale dopo Australia, Indonesia, Russia e USA. Nel 2017 la quota del carbone sull’export totale di beni colombiani era del 18%, secondo solo a petrolio e derivati con il 29%.
Attuali criticità
Restano rilevanti i nodi politici, a partire da quelli relativi alla lotta al narcotraffico, alla necessità di consolidare la presenza dello Stato in alcuni territori e a i nuovi problemi innescati dai forti flussi migratori dal Venezuela.
Secondo il Global Competitiveness Report 2019 del World Economic Forum (WEF), la Colombia figura al 57esimo posto su 141 Paesi in relazione alle diverse dimensioni di competitività indagate e al quarto in America Latina dietro Cile (33°), Messico (48°) e Uruguay (54°).
Se c’è però una voce in cui la Colombia si trova, in particolare, a rincorrere sono le infrastrutture, ove il Paese si posiziona all’81esimo posto a livello mondiale e al nono nell’area. Se si prendessero i Paesi OCSE, la Colombia figurerebbe all’ultimo posto.
Analizzando l’indicatore del WEF nelle due dimensioni principali, la Colombia è:
- in posizione numero 72 per le infrastrutture di rete nei settori elettrico e idrico
- al numero 92 per le infrastrutture trasportistiche.
In particolare gli score sono molto negativi quanto all’ampiezza e alla qualità della rete stradale così come di quella ferroviaria. Decisamente meglio per la dotazione delle infrastrutture aeroportuali e portuali, ma con efficienza dei servizi che resta in entrambi i casi mediocre.
È possibile un ruolo per le imprese italiane nello sviluppo infrastrutturale della Colombia?
Sì, nel corso degli ultimi anni alcune aggiudicazioni sono state, per esempio, quelle del terzo lotto dell’infrastruttura viaria Ruta del Sol a WeBuild, di sistemi software per l’aeronautica a ENAV, della cabinovia urbana di Cali per connettere parti periferiche al centro della città a Leitner, la supervisione dei lavori della prima linea di metropolitana a Bogotà, assegnata a un consorzio di cui fanno parte Italferr e MM SpA.
Le maggiori imprese italiane sono parte attiva anche nel processo di transizione energetica della Colombia. Negli ultimi anni Enel Green Power ha costruito il parco fotovoltaico di El Paso da 86,2 MW (tuttora uno dei più grandi del Paese), WeBuild ha costruito, tra gli altri, l’importante impianto idroelettrico di Sogamoso ed è di pochi mesi fa l’assegnazione a Enel X della commessa per rendere più green il sistema di trasporto pubblico della congestionata Bogotà.
Interscambio commerciale con l’Italia
Nel 2020 la Colombia è stata il 74esimo mercato di destinazione dell’export italiano a livello mondiale (quota dello 0,1%) e la quinta destinazione in America Latina dopo Brasile, Messico, Cile e Argentina. L’Italia è stata il 14esimo fornitore del Paese andino a livello globale (quota dell’1,6%), vendendo beni per €487 mln. I dati del nostro export dal 2010 al 2020 mostrano due fasi:
- la prima dal 2010 al 2014 che culmina con il picco in coincidenza con l’apice del super ciclo delle commodity
- la seconda, dal 2015 in poi, in cui si evidenzia un calo seguito da un recupero, dapprima lento e solo nel 2019 più deciso, in coincidenza con una nuova accelerazione nella crescita colombiana, fino ad arrivare al calo del 27,2% nel 2020.
Evoluzione dell’export italiano verso la Colombia dal 2010 al 2020 (€ mln)
I rapporti commerciali presentano ancora un vasto potenziale: rispetto ad altri Paesi dell’area quali Argentina e Brasile che hanno legami culturali molto più forti con l’Italia, la Colombia, ma anche il Perù e il Cile, rappresentano delle mete ancora solo parzialmente esplorate e su cui puntare nei prossimi anni.
Tra i settori del nostro export che tra il 2010 e il 2019 hanno visto un deciso incremento, troviamo gli alimentari e bevande (dall’1,7% al 5,5% del totale), i prodotti chimici (dal 7,2% al 9%), la gomma e plastica (dal 4% al 6,5%) e gli apparecchi elettrici (dal 3,8% al 6,1%). Registrano invece una riduzione i metalli (dal 10,4% al 6,5%) e la meccanica strumentale (dal 41,7% al 39,6%).
Le previsioni SACE evidenziano un recupero graduale del terreno perso dalle nostre esportazioni nel 2021 (+14,1%) con crescita oltre il 7% annuo anche nel 2022 e nel 2023. I settori trainanti, con crescita a doppia cifra in parte dovuta a effetto rimbalzo dopo la caduta del 2020, saranno la meccanica strumentale, i mezzi di trasporto, gli apparecchi elettrici e gli alimentari e bevande. Questi ultimi sono gli unici a non aver risentito della crisi nel 2020 grazie alla tenuta di tutte le categorie merceologiche e ulteriori avanzamenti dell’export di vini e bevande alcoliche. Positivi anche i beni intermedi, non solo quelli che hanno sofferto più la contrazione quali metalli e estrattiva, ma anche quelli più resilienti quali gomma e plastica e chimica.
Per i flussi di investimenti diretti netti italiani in Colombia, il trend dal 2010 al 2020 è di evidente crescita e anche l’anno scorso c’è stata una tenuta a fronte del netto calo degli investimenti mondiali verso il Paese andino da $14,3 mld del 2019 a $7,7 mld del 2020.
La ratifica a inizio 2018 della convenzione con l’Italia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, ha probabilmente contributo a stabilizzare l’aumento dei flussi, comunque già in atto dal 2017.
Davide Serraino
Fonte: Focus on SACE - La Colombia riparte tra pragmatismo e nuove ambizioni