Rebus euro/dollaro: quali implicazioni per l’export?

di lettura

Approfondimento SACE sull’evoluzione del tasso di cambio euro/dollaro e sugli effetti che tale andamento può avere sull’export italiano negli USA.

Image

Dopo una fase prolungata di apprezzamento, iniziata nel 2002 e che ha visto il proprio picco (1,60) nel mezzo della crisi finanziaria, nel 2015 si è assistito a un forte deprezzamento della valuta comune nei confronti del dollaro (1,11 USD in media), spinto prevalentemente dalla divergente politica monetaria della Fed e della Bce.

Nel 2016 il cambio è rimasto in media sui livelli dell’anno precedente, chiudendo però a 1,05 il 31/12. Le attese di diversi analisti erano in direzione di un raggiungimento della parità entro la fine del 2017. Queste previsioni erano giustificate da una serie di aspettative per l’anno scorso e per quello corrente, le quali, o non si sono verificate, o lo hanno fatto con un’intensità inferiore al previsto.

Principali driver dell’apprezzamento dell’euro nel 2017 - 2018

Aspettative a fine 2016Cos’è successo in realtà? I fattori alla base dell’apprezzamento dell’euro

Aumento del differenziale tra i tassi d’interesse della Fed e della Bce 

Parziale inclusione nelle aspettative degli operatori dei rialzi del tasso di policy americano, anche per il 2018

Aumento del divario tra i tassi di crescita dell’economia statunitense e dell’Eurozona

Convergenza dell’attività economica dell’area euro con quella degli Stati Uniti. Inoltre:

  • persistente avanzo delle partite correnti dell’Eurozona nei confronti degli USA (oltre il 4,5% del Pil)
  • cospicuo aumento della domanda di asset finanziari in euro

Ampliamento del differenziale dei tassi di rendimento (bond 10YR) 

 Il differenziale tra i tassi di Eurozona e Stati Uniti è andato riducendosi negli ultimi mesi del 2017 (da 235 a 175 punti base, lo spread con il Bund tedesco). A inizio febbraio 2018 è tornato a circa 210 punti base

Fattori al rialzo e al ribasso

In questo quadro, la recente retorica dell’amministrazione americana ha favorito un ulteriore indebolimento del dollaro. Vi sono, però, una serie di fattori che potrebbe influenzare il cambio, al rialzo o al ribasso. Tra i primi, vi sono: 

  • una riduzione del ritmo di crescita degli Stati Uniti (nonostante la riforma fiscale di Trump) e su questo peserà l’esito delle elezioni di mid-term;
  •  l’eventuale uscita dal Nafta; 
  • le future scelte della Fed. 

Tra i fattori al ribasso, invece: 

  • una riduzione del ritmo di crescita dell’Eurozona;
  • la probabile incertezza politica in diversi Paesi europei.

Intanto il Made in Italy avanza negli Stati Uniti

L’incremento delle vendite di beni italiani verso il mercato americano osservato nel 2015 è stato pari al 20,9%. Tuttavia, nonostante l’apprezzamento osservato nel 2017, le esportazioni italiane verso il mercato americano sono aumentate di circa il 10% nell’anno appena conclusosi, superando i 40 miliardi di euro. Va però ricordato che gli effetti del cambio possono essere ritardati nel tempo, mentre la forte crescita della domanda interna statunitense ha prodotto effetti positivi più immediati.

Un export più flessibile e più resiliente

Affidarsi alle sole previsioni sul tasso di cambio non è una buona strategia per selezionare il mercato su cui posizionarsi. In ogni caso, vi sono alcuni buoni motivi per non preoccuparsi troppo dell’apprezzamento dell’euro, almeno fino a una certa quota.

La “soglia del dolore” per le nostre imprese infatti sembra essere aumentata (1,30 secondo Oxford Economics ). Tuttavia, con un apprezzamento superiore a tale quota, l’Italia avrebbe meno spazio per esportare a prezzi competitivi, soprattutto rispetto alla Germania. 

Va evidenziato inoltre che, più del tasso di cambio nominale, è il tasso di cambio effettivo reale a costituire una misura della competitività (in termini di prezzo) dei prodotti del nostro Paese. Questa variabile è andata deprezzandosi  nel periodo post-crisi, salvo riapprezzarsi lievemente nel 2017.

Inoltre, nel tempo, l’export italiano ha mostrato una buona capacità di adattamento, sia in termini di composizione dell’export (si è passati da un elevato numero di piccoli esportatori a una ricomposizione verso imprese medio-grandi), sia in termini di specializzazione settoriale (è aumentato il peso dei settori con minore esposizione alla concorrenza cinese, quali automotive, chimico-farmaceutico e alimentari ). Inoltre la qualità dei prodotti Made in Italy aiuta a spiegare la resilienza dell’export italiano. 

Il Trade Performance Index elaborato dall’International Trade Centre che considera 189 Paesi e 14 settori, rivela che l’Italia è il secondo Paese più competitivo nel commercio mondiale dopo la Germania. Un risultato non proprio banale.

Pierluigi Ciabattoni e Stefano Gorissen - SACE

Tag dell'informativa

Analisi di mercato
Previsioni Confindustria Primavera 2023
Previsioni Confindustria Primavera 2023
Centro Studi Confindustria ha pubblicato le previsioni per l’economia italiana nel 2023 – 24.
Export vino italiano 2022
Export vino italiano 2022
Lo scorso anno l’export di vino italiano ha raggiunto il record in valore: 7,9 mld di euro (+9,8%), a volumi  invariati (-0,6%).
SACE SIMEST Export italiano gennaio 2023
SACE SIMEST Export italiano gennaio 2023
L'export a gennaio è cresciuto del 15,3% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, sulla spinta dei valori medi unitari (+12,7%) e, in parte, del dato in volume (+2,4%).
Export ortofrutta 2022: vendite a 5,3 miliardi
Export ortofrutta 2022: vendite a 5,3 miliardi
Secondo Fruitimprese, il comparto ortofrutta tiene in un anno molto difficile grazie soprattutto alla frutta fresca (mele, uva da tavola e kiwi).
Bio Made in Italy in Giappone
Bio Made in Italy in Giappone
Nomisma ha condotto un’analisi sulle opportunità commerciali dei prodotti biologici italiani nel mercato giapponese.
La ripresa del turismo e la filiera agro-alimentare
La ripresa del turismo e la filiera agro-alimentare
Secondo i dati provvisori relativi al 2022, le presenze turistiche sono aumentate del 37% rispetto all’anno precedente (clienti non residenti +81,2% e residenti +11,3%).
Indagine conoscitiva sul Made in Italy
Indagine conoscitiva sul Made in Italy
L’Istat ha presentato il Dossier “Contributi alla ripresa del Made in Italy e segnali di vulnerabilità dei Sistemi Locali del Lavoro” alla Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati.
Previsioni Demoskopika flussi turistici 2023
Previsioni Demoskopika flussi turistici 2023
“Tourism Forecast 2023” dell’Istituto Demoskopika stima arrivi, presenze e spesa turistica per regione, elaborando la serie storica dei flussi dal 2010 al 2022.
Export distretti: Piemonte, Lombardia e Triveneto
Export distretti: Piemonte, Lombardia e Triveneto
Risultati export delle principali regioni del nord ad elevata intensità distrettuale nei primi 9 mesi 2022, elaborati dal Centro Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Le maggiori aziende Moda con sede  in Italia
Le maggiori aziende Moda con sede in Italia
L’Area Studi Mediobanca ha pubblicato il nuovo report sulle Maggiori aziende Moda Italia che aggrega i dati finanziari di 152 società con sede in Italia e fatturato superiore a € 100mln.