L'Istat analizza le recenti tendenze del commercio internazionale, evidenziando il posizionamento dell’Ue rispetto a Stati Uniti e Cina e le caratteristiche merceologiche e geografiche dell’esposizione dell’Italia verso i principali partner commerciali.
Gli indicatori relativi alla presenza di attriti commerciali internazionali e alle pressioni sulle catene globali di distribuzione, si mantengono su valori elevati. In base ai più recenti dati WTO, l’insieme di misure restrittive alle importazioni è progressivamente cresciuto a partire dal 2009, toccando i 2.942 miliardi di dollari nel 2024, pari all’11,8% delle importazioni mondiali.
Esportazioni italiane verso Stati Uniti e Cina
Le esportazioni italiane in valore, tra il 2019 e il 2023, sono significativamente aumentate soprattutto verso gli Stati Uniti (+47,5%) e la Cina (+47,8%); nel 2024 si è invece registrata una flessione verso questi due mercati (-3,6% e -20% rispettivamente).
Nel 2024, l’esposizione dell’Italia verso gli Stati Uniti superava il 10% (valore simile a quello della Germania, ma superiore a quello di Francia e Spagna); mentre minore risultava l’esposizione dell’Italia verso la Cina (2,4%, contro il 5,8% della Germania).
Nel 2024 l’Italia ha registrato un ampio avanzo commerciale verso il mercato americano (34,7 miliardi di euro), principalmente determinato da quattro grandi comparti manifatturieri:
- Meccanica (10,8 miliardi di euro)
- Alimentare-bevande-tabacco (oltre 7 miliardi)
- Tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5 miliardi)
- Mezzi di trasporto (6,1 miliardi, di cui 3,5 nel solo comparto degli autoveicoli).
L’export in valore di beni italiani negli Stati Uniti è principalmente costituito da vendite di prodotti farmaceutici, autoveicoli, navi e imbarcazioni, macchinari, bevande (vini), articoli di abbigliamento e mobili.
Dipendenza e vulnerabilità dei principali settori agli scambi con l’estero
Secondo l’indicatore di vulnerabilità - che sintetizza il grado di dipendenza e di concentrazione delle importazioni di input intermedi di un paese - l’Italia risulta più vulnerabile alle forniture dall’estero rispetto a Germania, Cina e Stati Uniti. Il divario con la Germania è andato diminuendo negli ultimi anni, a causa di un progressivo aumento della dipendenza tedesca dall’estero.
Nel 2024, l’industria italiana ha registrato una riduzione del fatturato in valore pari al 3,4%. Nella manifattura il fatturato è diminuito su base annua del 3,5%. Il calo ha riguardato due terzi dei settori; variazioni positive e significative si sono registrate grazie al buon andamento delle vendite sui mercati esteri solo per: Farmaceutica (+8,2%), Riparazione e manutenzione macchinari (+6,5%), Altri prodotti manifatturieri (+3%) e Bevande (+1,5%).
Il valore delle esportazioni manifatturiere, dopo la sostanziale tenuta del 2023, nel 2024 ha subito una riduzione dello 0,5%. Solo 6 comparti su 22 hanno aumentato l’export, in particolare le Altre industrie manifatturiere (+19,6%, grazie al contributo della gioielleria), Alimentare (+9,8%), Farmaceutico (+9,5%) e Bevande (+5,4%).
In diminuzione invece l’export dei Macchinari (-1,3%) e in decisa contrazione quello di Autoveicoli (-12,2%), Altri mezzi di trasporto (-12,3%), Coke e raffinati (-15,4%).
Oltre un terzo dell’export manifatturiero è assorbito da Germania, Stati Uniti e Francia; oltre la metà da 9 paesi.
Rispetto al 2019, la quota del mercato statunitense cresce in 14 settori su 22, in particolare in quelli di Apparecchiature elettriche, Macchinari (dove arriva a sostituire la Germania come principale mercato di destinazione), Mobili e Pelli. Diminuisce invece nel settore degli Altri mezzi di trasporto.
La Germania rappresenta ancora il mercato più importante per le esportazioni di Autoveicoli, con una quota del 17,1% nel 2024, seguita da Francia (12,3%) e Stati Uniti (10,8%).
La stessa composizione si rileva per la vendita dei prodotti Alimentari: i primi mercati di destinazione sono Germania (14,2%), Francia (12,6%) e Stati Uniti (10,7%).
Il mercato tedesco rimane il più importante anche per le vendite di Apparecchiature elettriche (15,4%) e per la Stampa (21,7%) e si conferma rilevante, sebbene in flessione, per l’esportazione di prodotti della Metallurgia (17,4%), della Gomma e plastica (17,1%) e dei Prodotti in metallo (16,4%).
Comparti manifatturieri più vulnerabili alle forniture dall’estero
Considerando la dipendenza dei settori e la concentrazione geografica delle loro importazioni, l’Istat ha elaborato un indicatore di vulnerabilità settoriale alle forniture dall’estero. I sette comparti manifatturieri più vulnerabili sono:
- Coke e raffinazione (con valori cinque volte superiori alla media manifatturiera)
- Chimica
- Metallurgia
- Autoveicoli
- Apparecchi elettrici
- Elettronica
- Tessile, abbigliamento e pelli.
La vulnerabilità di Chimica e Metallurgia è determinata da un elevato grado di dipendenza dalle produzioni estere; quella di Tessile, abbigliamento e pelli ed Elettronica dalle difficoltà di diversificazione geografica degli approvvigionamenti.
Rispetto al 2007, è molto diminuita la vulnerabilità di Farmaceutica, Autoveicoli e Prodotti in metallo, mentre è aumentata quella di Tessile, abbigliamento e pelli, Altri mezzi di trasporto, Elettronica e Apparecchi elettrici.
Nel 2022 i principali mercati di approvvigionamento di prodotti FDP (scarsi e difficilmente sostituibili per il sistema produttivo italiano), erano rappresentati da Germania (343 prodotti FDP, legati a farmaci, autoveicoli e metallurgia), Francia (179 FDP, legati soprattutto all’alimentare e alla chimica organica), Spagna (172 FDP, in particolare combustibili minerali e prodotti chimici), Paesi Bassi (156 FDP, prevalentemente prodotti commestibili di origine animale), e Cina (91, soprattutto prodotti meccanici e filati), primo fornitore di FDP al di fuori dell’UE. Gli Stati Uniti, secondo fornitore extra UE, sono il principale paese di origine per 52 beni FDP (in prevalenza prodotti meccanici e legati all’aerospazio).
Fonte: Istat (Rapporto sulla competitività dei settori produttivi | Marzo 2025)