Nella fase del lockdown in Italia sono emersi: forte coesione, fiducia verso le istituzioni impegnate nella lotta contro la diffusione della pandemia, elevato senso civico e rispetto delle indicazioni sui comportamenti da adottare.
L’indice PMI global sui nuovi ordinativi all’export, rimasto appena sotto la soglia di espansione negli ultimi mesi del 2019, è iniziato a scendere velocemente a febbraio, ha registrato un crollo ad aprile, seguito da un primo lievissimo rialzo a maggio che potrebbe segnalare l’esaurirsi della fase più negativa.
Le previsioni degli istituti internazionali prospettano per il 2020 una contrazione del commercio mondiale. La Commissione europea stima un calo dell’11 per cento, dopo la crescita modesta del 2019 (+1,1 per cento).
La produzione industriale ha segnato a marzo e aprile una caduta in progressiva accelerazione, con cali congiunturali del 4,6 e del 12,5 per cento; il primo segnale di recupero, emerso a maggio, è stato molto modesto (+1,4 per cento).
Le indagini sulla fiducia relative all’area euro, che sembravano indicare un qualche recupero nei primi due mesi dell’anno, hanno segnato un crollo senza precedenti in marzo e aprile, seguito da primi segnali di recupero a maggio.
Economia italiana
Nel primo trimestre 2020, il blocco parziale delle attività connesso alla Fase 1 ha determinato effetti negativi dal lato della domanda e dell’offerta. Il Pil ha segnato un crollo del 5,3 per cento rispetto al trimestre precedente, con cadute del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi:
- -8,6 per cento industria in senso stretto
- -6,2 per cento costruzioni
- -4,4 per cento servizi (-9,3 per cento commercio, trasporto, alloggio e ristorazione).
La parziale chiusura delle attività produttive, l’aumento dell’incertezza e il considerevole peggioramento delle aspettative sull’attività economica hanno determinato un brusco calo degli investimenti (-8,1 per cento):
- -12,4 per cento macchinari (mezzi di trasporto -21,5 per cento)
- -7,9 per cento costruzioni.
Un segnale positivo è venuto dalla minore vulnerabilità degli investimenti immateriali, cresciuti dello 0,5 per cento.
Nel mese di aprile, quando la chiusura delle attività ha raggiunto la massima intensità, la produzione industriale ha segnato una ulteriore caduta congiunturale (-19,1 per cento) dopo il crollo segnato a marzo (-28,4 per cento). Rispetto ai livelli di febbraio l’indice è quindi diminuito del 44 per cento.
Nell’ultimo mese la contrazione della produzione è stata particolarmente severa per i beni durevoli (-65,5 per cento) e meno accentuata per i beni strumentali e intermedi (rispettivamente -21,8 per cento e -24,6 per cento). I beni di consumo non durevoli (-8,4 per cento) hanno risentito positivamente della tenuta della produzione di beni alimentari (-0,1 per cento) mentre l’energia ha mostrato un modesto recupero (+0,7 per cento) dopo la discesa dell’8,8 per cento di marzo.
La caduta è stata più intensa per le attività maggiormente legate alle chiusure imposte dal lockdown:
- tessile (-41,4 per cento rispetto a marzo)
- fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-39 per cento)
- fabbricazione di mezzi di trasporto (-38,4 per cento).
Nel settore delle costruzioni l’indice di produzione è sceso in aprile di oltre il 50 per cento, portandosi a un livello pari ad appena un terzo di quello di un anno prima.
La severissima contrazione dell’attività delle imprese industriali è avvenuta a fronte sia di una compressione dei mercati nazionali, sia del crollo del commercio estero.
Le esportazioni sono risultate inferiori nel bimestre marzo-aprile del 27 per cento rispetto agli stessi mesi del 2019. La marcata flessione dell’export è dovuta, in aprile, al forte calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-44 per cento) sia, in misura poco meno accentuata, verso l’area Ue (-39,4 per cento).
Dal punto di vista settoriale, spicca il crollo delle vendite sui mercati esteri di macchinari, metalli e mezzi di trasporto che spiega la metà della flessione tendenziale complessiva.
Previsioni
L’Istat stima per il 2020 un forte calo dell’attività, diffuso a tutte le componenti settoriali, con una contrazione del Pil superiore all’8 per cento.
Il percorso di ripresa è previsto rafforzarsi nella parte finale dell’anno, producendo un effetto di trascinamento positivo sui risultati del 2021 che, in media d’anno, segnerebbero un ritorno a una crescita significativa del Pil (+4,6 per cento), sostenuto dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (4,2 punti percentuali) e in misura più contenuta dalla domanda estera netta (0,3 punti percentuali) e dalle scorte (0,1 punti percentuali).
Nonostante il recupero, alla fine del 2021 i livelli dei principali aggregati del quadro macroeconomico risulterebbero decisamente inferiori a quelli del 2019.
Previsioni per l’economia italiana – Pil e principali componenti. Anni 2018 - 2021
Fonte: Istat