Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali) mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo nel 2022 (-0,4 punti percentuali) a cui seguirebbe un contributo nullo nel 2023.
Il ciclo espansivo degli investimenti italiani è proseguito anche nei primi tre mesi del 2022 (+3,9% rispetto al trimestre precedente), sostenuto dall’ulteriore accelerazione del comparto delle costruzioni (+5,5%) e degli impianti, macchinari e armamenti (+4,3%). Gli investimenti assicureranno un deciso sostegno alla crescita con una intensità più sostenuta nell’anno corrente (+8,8%) rispetto al 2023 (+4,2%).
In assenza di significative cadute del commercio internazionale, nel 2022 le importazioni aumenterebbero con una intensità superiore a quella delle esportazioni (rispettivamente +8,5% e +6,7%) mentre nell’anno successivo entrambi i flussi crescerebbero con una intensità simile (+3,8% e +3,7%).
Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento.
Previsioni per l’economia italiana - Pil e principali componenti
Scenario internazionale
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha amplificato le criticità già esistenti: inflazione in accelerazione; ostacoli al funzionamento delle catene del valore; aumento della volatilità sui mercati finanziari; ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime energetiche e alimentari.
La Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale per il biennio 2022-2023 (rispettivamente +3,2% e +3,5%).
Il commercio internazionale di merci in volume, incrementatosi in media nel 2021 del 5,5%, nel primo trimestre del 2022 ha decisamente rallentato, crescendo dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
Nell’area euro, nei primi tre mesi del 2022 il Pil è aumentato dello 0,3% in termini congiunturali, la stessa intensità del trimestre precedente. A livello nazionale, in Spagna, Germania e Italia il Pil è cresciuto rispettivamente dello 0,3%, dello 0,2% e dello 0,1% mentre in Francia si è mantenuto sui livelli dei tre mesi precedenti.
La Commissione europea prevede che il Pil dell’area euro aumenti del 2,7% quest’anno per poi rallentare al 2,3% nel 2023. A livello nazionale, la Spagna dovrebbe crescere quest’anno del 4% (+3,4% nel 2023) seguita dalla Francia (+3,1% e +1,8%) e dalla Germania che dovrebbe mostrare una accelerazione dell’attività nel 2023 (+1,6% e +2,4%).
Lo scorso anno, il tasso di cambio si è attestato a 1,18 dollari per euro mentre per il 2022 si stima un progressivo deprezzamento dell’euro fino a 1,07 dollari che si manterrà, in base all’ipotesi tecnica sottostante la previsione, stabile nel 2023.
Inflazione
Nei primi mesi del 2022, l’inflazione ha accelerato trainata dagli effetti dei rincari del petrolio, del gas naturale e delle materie prime agricole. Nel primo trimestre, l’incremento tendenziale dell’indice per l’intera collettività si è attestato al 5,7%, per poi segnare una accelerazione ad aprile (+6%) e maggio (+6,9%).
L’evoluzione è stata caratterizzata dal contributo fortemente positivo delle voci energetiche (+42,2% a maggio, da 45,2% del primo trimestre). A maggio i prezzi dei beni alimentari hanno mostrato un’ulteriore accelerazione tendenziale (+7,1%), a sintesi di aumenti significativi sia degli alimentari lavorati (+6,8%) sia dei beni alimentari non lavorati (+7,9%).
Anche i listini dei servizi hanno evidenziato una accelerazione negli ultimi mesi (+3,1% a maggio) trainati dai prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei trasporti.
L’andamento dell’inflazione italiana, misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA, rimane comunque meno accentuato rispetto a quello dell’area euro.
Nella media del 2022, il tasso di variazione del deflatore della spesa delle famiglie è previsto crescere (+5,8%, +1,7% nel 2021) mentre il deflatore del Pil segnerà un incremento più contenuto (+3,4%, +0,5% nel 2021).
Sotto l’ipotesi che le pressioni al rialzo dei prezzi delle materie prime siano contenute e in presenza di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio, nel prossimo anno l’inflazione è attesa in parziale decelerazione. Nel 2023, il deflatore della spesa per consumi delle famiglie e quello del Pil sono previsti crescere rispettivamente del 2,6% e 2% in media d’anno.
Fonte: Le prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023 - Istat