Secondo il Bollettino economico Banca d’Italia 2 – 2023, dalla metà di gennaio il prezzo del gas naturale di riferimento per i mercati europei (TTF) ha continuato a scendere, portandosi intorno ai 45 euro per megawattora.
I corsi del petrolio (qualità Brent) sono rimasti stabili nel primo bimestre dell’anno, per scendere in marzo, anche a seguito delle recenti turbolenze finanziarie. All’inizio di aprile i paesi OPEC hanno annunciato un taglio della produzione di oltre un milione di barili al giorno, a partire da maggio fino al termine dell’anno. Le sanzioni nei confronti del settore petrolifero russo introdotte dall’Unione europea e dal G7 hanno determinato una forte ricomposizione geografica dei flussi commerciali internazionali, senza tuttavia generare una contrazione dell’offerta globale.
Nei primi mesi del 2023 gli indici dei responsabili degli acquisti (Purchasing managers’ indices, PMI) delle imprese manifatturiere sono rimasti sotto la soglia di espansione nelle principali economie avanzate. Il PMI manifatturiero si è portato al di sopra della soglia di espansione in Cina, dopo l’abbandono delle politiche di contenimento della pandemia.
Secondo le indicazioni più recenti provenienti dagli indici PMI globali sugli ordinativi esteri nella manifattura, il commercio mondiale sarebbe rimasto debole nel primo trimestre del 2023. Le stime di Banca d’Italia prefigurano un rallentamento degli scambi internazionali nell’anno in corso all’1,8% (+5,4 nel 2022).
Secondo le previsioni pubblicate in marzo dall’OCSE, la crescita del PIL globale, rivista al rialzo di 0,4 punti percentuali rispetto a quattro mesi fa, si collocherebbe al 2,6% nella media del 2023 (dal 3,2 del 2022). Permane il rischio di andamenti meno favorevoli, legato alla prosecuzione della guerra in Ucraina, al protrarsi di elevati livelli di inflazione e al conseguente orientamento restrittivo delle politiche monetarie nelle maggiori economie, nonché alle ripercussioni sulle condizioni finanziarie dei recenti dissesti bancari negli Stati Uniti e in Svizzera.
Area dell’euro
Nell’ultimo trimestre dello scorso anno il PIL dell’area dell’euro ha ristagnato. Gli indicatori disponibili suggeriscono una lieve espansione dell’attività nei primi mesi del 2023.
L’indice PMI manifatturiero ha continuato a segnalare una diminuzione della produzione, seppure con intensità appena minore rispetto al trimestre precedente. Il livello dell’indice si è riportato su valori compatibili con un’espansione in Italia e in Spagna. Il quadro è più favorevole nei servizi, dove i PMI si sono collocati sopra la soglia di espansione. Anche il clima di fiducia dei consumatori è ulteriormente migliorato.
Le proiezioni BCE diffuse in marzo (elaborate prima delle tensioni finanziarie legate al dissesto di alcune banche internazionali) indicano un rallentamento del Pil nel 2023 all’1% (dal 3,5 dello scorso anno), cui seguirebbe un’accelerazione nel biennio 2024 - 25 (all’1,6% in ciascuno dei due anni). Le precedenti stime di dicembre sono state riviste al rialzo di 0,5 punti percentuali per il 2023; le stime per il 2024-25 sono state invece riviste al ribasso (in media di circa 0,3 punti).
Nello scenario di base l’inflazione al consumo nell’area si ridurrebbe dall’8,4% nella media del 2022, rispettivamente al 5,3% nell’anno in corso, al 2,9 nel 2024 e al 2,1 nel 2025. Il Consiglio direttivo della BCE ha aumentato di 0,5 punti percentuali i tassi di interesse ufficiali sia nella riunione di febbraio sia in quella di marzo, portando a 3,5 punti l’incremento complessivo dallo scorso luglio.
Dalla metà di gennaio, l’aumento dei tassi di interesse sia negli Stati Uniti sia nell’area dell’euro ha favorito la sostanziale stabilità del cambio euro-dollaro. Lo yen si è indebolito rispetto a entrambe le valute, riflettendo la politica monetaria della Banca del Giappone, ancora estremamente accomodante. Il renminbi ha ripreso a deprezzarsi nei confronti del dollaro, risentendo dell’orientamento espansivo della politica monetaria in Cina.
In Italia
Sulla base delle stime di Banca d’Italia, nella media del primo trimestre la produzione industriale italiana sarebbe lievemente salita sul periodo precedente.
Nei primi tre mesi dell’anno il clima di fiducia delle imprese rilevato dall’Istat è migliorato in tutti i settori. Segnali positivi emergono anche dai PMI dei comparti manifatturiero e dei servizi, che sono tornati su livelli compatibili con un’espansione dell’attività per la prima volta dal secondo trimestre del 2022. Anche secondo le inchieste condotte dalla Banca d’Italia tra febbraio e marzo, i giudizi sulla situazione economica generale continuano a recuperare.
Il rapporto tra il debito pubblico e il PIL è sceso al 144,4% dal 149,9 del 2021.
Al fine di consentire approfondimenti sulla realizzazione e sull’ammissibilità di alcuni interventi, il Governo ha concordato con la Commissione europea di prolungare di un mese, sino alla fine di aprile, il periodo di valutazione sul conseguimento dei 55 traguardi e obiettivi (relativi al secondo semestre del 2022) previsti per l’erogazione della terza rata dei fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (19 miliardi al netto della quota del prefinanziamento). Finora sono stati versati quasi 67 miliardi tra sovvenzioni e prestiti, su 192 destinati al nostro paese.
Scambi con l’estero e bilancia dei pagamenti
Dopo il ristagno del terzo trimestre, le esportazioni in volume sono cresciute nei mesi autunnali dello scorso anno, sia nella componente dei servizi sia in quella dei beni ; quest’ultima è stata trainata prevalentemente dai mercati dell’area dell’euro, in particolare Francia e Germania.
I contributi maggiori sono provenuti dai settori della meccanica, della metallurgia e dei mezzi di trasporto. Le esportazioni di servizi hanno beneficiato soprattutto dell’incremento delle entrate turistiche.
La forte contrazione dei prezzi dei beni energetici, iniziata negli ultimi mesi del 2022, ha contribuito al miglioramento del saldo di conto corrente, che è tornato in surplus nel quarto trimestre.
Secondo le stime di Banca d’Italia, nel bimestre gennaio-febbraio le esportazioni di beni in volume avrebbero rallentato rispetto al quarto trimestre, pur crescendo più delle importazioni; il saldo mercantile sarebbe ulteriormente migliorato.
Nel corso dell’inverno l’indicatore sugli ordini esteri dell’indagine Istat presso le imprese manifatturiere e, soprattutto, quello PMI relativo allo stesso comparto sono migliorati, anche grazie al distendersi delle condizioni di approvvigionamento lungo le catene globali del valore.
Fonte: Bollettino economico Banca d’Italia 2 – 2023
Previsioni FMI
Il Fondo Monetario Internazionale ha lievemente ridotto le stime sulla crescita del Pil mondiale: nel 2023 al +2,8% (+2,9% a gennaio), per il 2024 al 3% (+3,1% precedente previsione).
Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato la stima del Pil dell'Eurozona nel 2023 al +0,8% (rispetto al +0,7% precedente). Per il 2024 previsto un +1,4% (era +1,6% a gennaio).
All'interno dell'Eurozona da segnalare la Spagna che chiuderà il 2023 con una crescita del +1,5% (era +1,1%) e la Germania in crescita negativa a -0,1% (dal +0,1% previsto a gennaio). Anche il Regno Unito registrerebbe un calo dello 0,3% del Pil (-0,6% previsto in precedenza), prima di tornare a crescere nel 2024 all'1%.
Le stime del Pil italiano per il 2023 sono state riviste al rialzo dallo 0,6% allo 0,7%; per il 2024 il leggero ritocco è in negativo +0,8% (rispetto al +0,9% precedente).
Gli analisti si attendono in Italia un'inflazione del 4,5% nel 2023 e del 2,6% nel 2024 e il tasso di disoccupazione all'8,3% nel 2023 e all’8,4% nel 2024.