25 lug 2018 10:44 25 luglio 2018

Polonia: sanzioni Ue e l’economia del Paese

di lettura

La riforma del sistema giudiziario varata nel luglio dello scorso anno dal governo polacco, che limita il potere della Magistratura, messa sotto accusa dall’Unione Europea, ha fatto sì che la Commissione Europea aprisse a inizio luglio 2018 una procedura di infrazione contro il Paese. La preoccupazione di Bruxelles è quella di una progressiva dipendenza della giustizia dagli altri poteri. 

 

Polonia: come le sanzioni Ue potrebbero (non) colpire l’economia del Paese

Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia sono da anni ottime e i positivi trend di crescita degli interscambi e investimenti diretti italiani in Polonia hanno favorito il rafforzamento dei legami tra i due Paesi. È necessario domandarsi se le sanzioni dell’Unione Europea potranno colpire il commercio estero e i rapporti con l’Italia. La Polonia, nona destinazione per i beni italiani, si conferma anche nel 2018 una grande risorsa per il nostro export. L’economia polacca è in costante crescita dal 2013, registrando un aumento delle esportazioni del Made in Italy del 12% nel 2017 e confermandosi come partner chiave per le aziende italiane. Tra i settori chiave, la meccanica strumentale copre il 24,1% della domanda di beni italiani per un valore di 3 miliardi di euro nel 2017 e un aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente. Seguono i metalli, alimentari e bevande, mezzi di trasporto, gomma e plastica e apparecchi elettrici, tutti con una crescita superiore all’11% nel 2017. Nei primi quattro mesi del 2018 si registra una crescita tendenziale del 12,2%. Le prospettive per il quadriennio 2018-2021, secondo le previsioni di SACE SIMEST, confermando il trend positivo, con aspettative di crescita medie annue del 6,8%.

Quali sono quindi le possibili conseguenze economiche per la Polonia?

Anche nel caso in cui la procedura di infrazione dovesse raggiungere la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, diversi motivi spingono a pensare che le conseguenze nel breve periodo sul sistema economico sarebbero limitate e marginali. Prima di tutto, sarebbe la prima volta dopo un lungo periodo che la Polonia riceve una multa. In secondo luogo, l’evidenza dimostra che le vicende politiche in Polonia hanno sempre avuto ripercussioni minime nei mercati finanziari. Infine, le multe imposte dalla Commissione Europea sono solitamente contenute. Nello scenario peggiore, le perdite potrebbero ammontare allo 0,2% del Pil. 

Le prospettive di crescita del Paese sono positive. Secondo le stime della Commissione Europea, il Pil aumenterà del 4,6% nel 2018 e del 3,7% nel 2019. La Polonia gode inoltre di una posizione geografico-strategica al centro delle direttrici europee per gli scambi commerciali e una forte disponibilità di una forza lavoro giovane e qualificata. Negli ultimi anni, il trend al rialzo dei salari reali, l’espansione della classe media e una consistente domanda interna sostengono la performance economica del Paese. 

La consapevolezza che le sanzioni Ue potrebbero non creare grossi danni nel breve periodo non deve però frenare le preoccupazioni per il medio periodo. I rischi legati alle riforme costituzionali e alla riorganizzazione del sistema giudiziario potrebbero ledere alla reputazione della Polonia tra gli investitori stranieri e Bruxelles potrebbe avere il potere di implementare disincentivi economici e una diminuzione dei contributi Ue diretti a Varsavia nella programmazione del prossimo bilancio dell’Unione Europea, scenario che rimane poco probabile a causa dei complicati meccanismi di coordinamento tra paesi all’interno dell’Unione.

Martina Furlanis

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