Crolla la produzione nazionale di olive, esplodono i costi per le aziende agricole e, con l’inflazione generata dal conflitto in Ucraina, volano i prezzi al dettaglio sugli scaffali. Il calo della produzione nazionale è stimato intorno al 30%.
Salva la qualità, con l’Italia che può vantare il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale. Per l’olio extravergine d’oliva sono attesi forti rincari in autunno con l’arrivo delle nuove produzioni.
La siccità - mai vista negli ultimi 70 anni - ha danneggiato la fioritura e le gemme degli uliveti. Diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni.
Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – il 9% dei produttori lavora in perdita ed è a rischio di chiusura.
A pesare, i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno. Si registrano anche incrementi del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, del 70% per la plastica. I costi dell’elettricità sono quintuplicati.
La raccolta in Sicilia registra un netto calo rispetto alla campagna precedente, ma il calo è diffuso anche a Puglia e Calabria, che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale. La Puglia ha sofferto prima le gelate fuori stagione in primavera e poi la siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale.
In Lazio e Toscana, l’andamento è a macchia di leopardo, con un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%.
Sembra andar meglio invece nel resto d’Italia con il Nord, che segna un aumento produttivo attorno al 40-60% fra Liguria, Lombardia e Veneto.
“Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità, ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Export +23%
Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, nel primo semestre balzano del 23% in valore le esportazioni di olio d’oliva italiano nonostante i cambiamenti climatici e le tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina.
Il 62% del valore delle vendite italiane all’estero viene realizzato negli Stati Uniti, principale area di export, seguita da Germania, Francia, Giappone e Canada.
Nei primi sei mesi del 2022 il mercato USA è cresciuto del 20% in valore e quello canadese del +40%, mentre in Europa sono i tedeschi i maggiori appassionati di olio italiano con un +22% degli acquisti anche se una crescita maggiore si registra in Francia con +29%. In estremo oriente, il Giappone segna un +27% con un valore di 52 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno.
In Italia 533 varietà di olive vengono coltivate dalle Alpi alla Sicilia per un totale di 250 milioni di piante (42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero).
Il biologico negli ultimi 10 anni ha visto più che raddoppiare (+110%) le superfici coltivate con una forte propensione all’acquisto di olio bio in tutte le regioni d’Italia, con uno slancio particolare nel Nord Est.
Con l’82% degli italiani che cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro del territorio, il consiglio della Coldiretti e di Unaprol è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.
Fonte: Coldiretti.it