A fronte di una contrazione complessiva delle esportazioni made in Italy del -9,7%, il vino ha risposto con una sostanziale tenuta di volumi, valori e prezzi. L'Italia guadagna quote di mercato sui competitor in buona parte dei mercati di sbocco del vino.
Secondo Ismea e Unione italiana vini (Uiv) - che hanno elaborato i dati Istat relativi alle esportazioni di vino nel 2020 - l'Italia si riprende nell’anno del Covid-19 la leadership mondiale di esportazioni a volume con oltre 20,8 milioni di ettolitri (-2,4%) ai danni della Spagna.
- Meno bene gli sparkling, che soffrono in particolare negli Usa e nel Regno Unito facendo segnare una contrazione tripla rispetto alla media: -6,9%, complice un calo significativo del suo prezzo medio.
- Molto meglio i fermi in bottiglia (-1,5%) con un controvalore di 3,9 miliardi di euro. Tra i prodotti a marchio, i Dop perdono il 2,9% confermandosi il segmento più esportato con oltre 4 miliardi di euro e un trend particolarmente positivo in Germania.
- Ottima la performance degli Igp (+1,2%), a 1,5 miliardi di euro.
- Soffrono maggiormente i vini comuni (-5,3%).
Principali clienti
L'Italia, risparmiata dai dazi, riduce le perdite negli Stati Uniti (-5,6%, a 1,45 miliardi di euro, con il Lambrusco a +19%) e guadagna posizioni in Germania (+3,9, a 1,1 miliardi di euro) mentre subisce la contrazione della domanda della Gran Bretagna -6,4% (714 milioni di euro).
In terreno positivo anche Svizzera, Canada, Paesi Bassi e Svezia, mentre scendono le esportazioni a Est: -15,5% la domanda giapponese e -26,5 quella cinese, con la Russia a -3,6%.
Complessivamente, meglio l'Ue (+0,7%) dei Paesi terzi (-4,1%).
Tra le regioni, il Veneto si conferma leader nell'export con 2,2 miliardi di euro (-3,3% a valore), seguito dal Piemonte (+2,6%) che allunga sulla Toscana (-3,2%). Segni positivi per Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, seguiti dalla Lombardia, in calo in doppia cifra.
L’emergenza sanitaria ha impresso una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale che hanno riguardato anche l’ammodernamento di forme di vendita tradizionali.
Fonte: Ismea