Le riforme politiche ed economiche, iniziate nel marzo 2011, hanno innescato un processo di apertura verso il mondo esterno e di generale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
Nel 2012 l’UE ha sospeso la maggior parte delle sanzioni nei confronti del paese e, a luglio 2013, ha re-inserito il Myanmar nello schema di preferenze generalizzate UE-GSP, nella categoria più favorita "Everything but Arms", che prevede l'accesso dei beni birmani al mercato comunitario a zero dazi e zero quote, con applicazione retroattiva a partire dal 13 giugno 2012.
Il Presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, il 26 gennaio 2014 ha annunciato un impegno ad elargire prestiti per 2 miliardi di dollari al fine di promuovere l’elettrificazione (1 miliardo di dollari), la sanità (200 milioni) e altri progetti prioritari del Governo.
Le ultime stime di crescita ADB per il Myanmar prevedonio + 6,8% nel 2014 e +7-8% fino al 2030; mentre il FMI ha stimato che la crescita dell'ultimo anno fiscale birmano 2012-2013 sia stata del 6,5% e che si possa attestare attorno al 7% annuo nel medio termine.
In campo economico è stato adottato un nuovo sistema di cambio a fluttuazione controllata ancorato al dollaro e la Banca Centrale ha iniziato a gestire la politica monetaria con una certa autonomia.
Sono però necessarie riforme strutturali del settore bancario e finanziario: ricapitalizzazione banche nazionali e apertura alle banche straniere, avvio di servizi finanziari e assicurativi, introduzione di carte di debito e di credito.
La legge sugli investimenti del 2 novembre 2012 ha definito un quadro regolamentare più certo e offre agli investitori esteri l’esenzione fiscale per i primi 5 anni di attività e la possibilità di affittare terreni per 50 anni.
Cresce la presenza delle multinazionali estere (tra cui Coca-Cola, Ford, General Electric, Mitsubishi, Suzuki) e affluiscono nuovi IDE, in particolare nel settore energetico (i Paesi più attivi sono Cina, Thailandia, Giappone e, in prospettiva, Corea del Sud).
Sono discrete le riserve di petrolio, estratto nelle coste e nella regione centrale (un oleodotto di 400 km unisce i pozzi alle raffinerie nell’area di Yangon). Molto importante è l’estrazione di gas naturale lungo la riva occidentale dell’Irrawaddy e nel Golfo di Martaban. Notevole il potenziale idroelettrico: nuovi impianti sono in costruzione con capitali cinesi.
È stata emanata anche una nuova legge sulle Zone Economiche Speciali (ZES) per attrarre imprese del settore edile, dell’abbigliamento e dell’automotive. La precedente legge del 2011 aveva istituito tre Zone economiche speciali:
- Dawei nel sud
- Thilawa vicino a Yangon
- Kyaukphyu sulla costa occidentale.
Gli investitori – sia nazionali che stranieri – che opereranno nelle ZES godranno di esenzioni fiscali per sette anni (otto per le imprese edili).
Anche la burocrazia sarà più snella: la gestione amministrativa delle ZES sarà sganciata dallo stato centrale ed affidata a comitati locali, più facilmente accessibili da parte delle imprese.
Sebbene l’iniziativa rappresenti un’ulteriore apertura agli investitori esteri, permangono criticità di breve periodo legate al contesto operativo del paese ed alle possibili opposizioni dei residenti nelle aree delle ZES.