Alcuni recenti dati e previsioni sembrano però allontanare i timori di una imminente recessione per l’Italia. Secondo la stima preliminare del Pil elaborata dall’Istat, nel 2022 il Pil è aumentato del 3,9% rispetto al 2021 (la variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,4%).
L’indice nazionale dei prezzi al consumo, a gennaio 2023 ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua (da +11,6% nel mese precedente). La flessione del tasso di inflazione si deve al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici. L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +3,2% per la componente di fondo.
A gennaio 2023, Piazza Affari è cresciuta del 12,2% (uno dei migliori mesi in assoluto nella storia del mercato azionario italiano). Il dato percentuale più alto tra tutte le Borse europee.
Previsioni
Il Fondo monetario internazionale ha corretto la crescita del Pil italiano al 3,9% nel 2022 (rispetto alla precedente previsione del +3,2%). Il nuovo Outlook del FMI corregge al rialzo le stime per il 2023 per l’economia globale e anche per quella italiana. Il precedente report di ottobre 2022 si attendeva una flessione del Pil italiano dello 0,2%. L‘ultimo aggiornamento inserisce una significativa correzione (pari a 0,8 punti percentuali) grazie alla quale l’Italia dovrebbe chiudere l’anno con una crescita dello 0,6%. Anche la Germania (ad ottobre attesa in flessione del -0,3%) dovrebbe passare in territorio positivo nel corso di quest’anno (+0,1%).
La Commissione europea stima il Pil italiano a +0,3% nel 2023 (stesso tasso di crescita inserito dal governo nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza).
Secondo le ultime stime della Banca d'Italia “nello scenario di base il PIL rallenterebbe nel 2023 allo 0,6%; la crescita tornerebbe a rafforzarsi nel biennio successivo. L'inflazione al consumo, salita quasi al 9% lo scorso anno, scenderebbe al 6,5% nel 2023 e più decisamente in seguito, portandosi al 2% nel 2025”.
Indice PMI Manifatturiero Eurozona - Gennaio 2023
L’indice PMI del Manifatturiero dell’Eurozona a gennaio è aumentato per il terzo mese consecutivo a 48.8 (a dicembre 2022 era 47.8). Sebbene ancora al di sotto della soglia di 50.0, e quindi indicativo di un peggioramento dello stato di salute del settore manifatturiero della zona euro, rappresenta il valore più alto dallo scorso agosto.
I dati dell’indagine di gennaio segnalano la prima contrazione delle giacenze dei prodotti finiti da maggio 2022, con le aziende che hanno allineato i loro livelli di magazzino alle attuali condizioni della domanda.
A gennaio i settori manifatturieri di Francia (50,5) e Italia (50,4 valore massimo negli ultimi 7 mesi) sono cresciuti leggermente, se paragonati a dicembre. Nelle altre nazioni, malgrado siano peggiorate di nuovo le condizioni operative, è stato evidente un miglioramento dell’ottimismo.
Congiuntura febbraio Confindustria
Anche il Centro Studi Confindustria nella Congiuntura Flash di febbraio conferma che l’economia italiana va meglio del previsto. Il prezzo dell’energia è sceso, quello dei metalli risale, ma c’è meno inflazione e quindi si intravede la svolta per i tassi. L’Italia si dimostra molto resiliente, con l’industria che migliora, anche se non le costruzioni, e i servizi in crescita. Tengono i consumi delle famiglie, gli investimenti sono in ripresa, ci sono più occupati, ma anche scarsità di manodopera. Una buona premessa per il 1° trimestre, per i costi delle imprese e per il percorso di rientro dell’inflazione dal picco, iniziato a fine 2022. Ciò può far prevedere che il Paese eviti del tutto la “correzione al ribasso” dei livelli di attività, almeno in aggregato".