MedTech: trend globali e previsioni

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L’Area Studi Mediobanca ha analizzato i conti annuali delle 227 maggiori imprese del MedTech italiano con fatturato aggregato pari a 18,6 miliardi di cui il 40% realizzati all’estero.

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Nel 2021 il fatturato mondiale del MedTech è valutato pari a 535,6 miliardi di euro, con previsione di crescita del 5,7% medio annuo per arrivare a 632,6 miliardi nel 2024.

Il settore rappresenta il 5,5% della spesa sanitaria mondiale, sviluppa investimenti in ricerca per 33 miliardi di euro, oltre il 6% del fatturato.

Il mercato mondiale si divide tra:

  • diagnostica in vitro (IVDs), che vale 97 miliardi di euro e si prevede possa crescere al 4,9% medio annuo
  • Medical Devices (MDs) con 439 miliardi e proiezioni di crescita del 5,9% medio annuo.

Il MedTech è cresciuto anche nel 2020 (+6,8%), grazie all’eccezionale utilizzo di alcuni prodotti legati al contrasto della pandemia (mascherine, cannule, siringhe, test antigenici, strumenti per la ventilazione), mentre hanno sofferto altre specialità, quali l’ortopedico e il dentale, le cui prestazioni sono state procrastinate.

I grandi trend demografici legati all’allungamento della speranza di vita tornano ora a sostenere il comparto per gli anni a venire.

Il Nord America è leader mondiale con vendite per 193 miliardi di euro nel 2021 (36% del totale), seguito dall’Europa a 155 miliardi (28,9%). Avanza rapidamente l’Asia a 136 miliardi (25,5%), con attese di espansione pari al 9,7% annuo che quasi doppiano quelle globali.

Le specialità con maggiore fatturato mondiale sono la cardiologia con 57,7 miliardi (+8% le previsioni), la diagnostica per immagini a 50,1 miliardi (+3,2%), l’ortopedia con 39,4 miliardi (+3,1%), la chirurgia generale e plastica con 33,6 miliardi (+11%) e l’oftalmologia a 32,2 miliardi (+9,2%). Importanti prospettive di sviluppo attendono i dispositivi per il diabete (+15,3%) e la nefrologia (+10,6%).

Il panorama europeo è dominato dalla Germania con 41,7 miliardi (26,9% del totale), davanti alla Francia a 23,5 miliardi (15,2%), al Regno Unito con 17,8 miliardi (11,5%) e all’Italia con 17,2 miliardi (11,1%).

In Italia

L’Italia ha una posizione di maggiore rilievo nella diagnostica in vitro ove rappresenta il 12,7% del mercato europeo, per un giro d’affari di 1,9 miliardi che le valgono la posizione di terzo produttore (nel 2014 era il secondo player europeo con il 16,3% del mercato).

L’Italia rappresenta il sesto esportatore nella UE-27 con 4,3 miliardi di euro preceduto da Germania (28,4 miliardi di euro), Paesi Bassi (25,5 miliardi), Irlanda (11,5 miliardi), Belgio (9,8 miliardi) e Francia (7,4 miliardi) e 13esimo esportatore mondiale.

I principali mercati di sbocco delle esportazioni italiane sono gli Stati Uniti (11,6% del totale esportato), seguiti da Germania Francia (entrambe al 9,3%).

Nel biennio 2018-2020 il MedTech italiano ha realizzato una crescita media annua del 7%, con il fatturato estero (+9%) che ha corso di più di quello nazionale (+5,7%).

  • Nel 2020 il fatturato aggregato delle 227 principali imprese del MedTech italiano è stato pari a 18,6 miliardi di euro, di cui 8,9 miliardi da imprese produttive e 9,7 miliardi da quelle commerciali. Preponderante la proprietà straniera che annovera 102 aziende per un fatturato di circa 10 miliardi (53,5% del totale). La presenza estera è prevalente nelle aziende commerciali (73,6% delle vendite), minoritaria nelle produttive (31,5%).
  • Per il 2021 si prospetta una crescita media del fatturato del 6,4%, meglio sul mercato estero (+8,2%) che su quello interno (+4,7%).
  • Le proiezioni per il 2022 sono anch’esse ottimistiche con un +6,1% sul 2021 che si scompone in +6,4% oltreconfine e un +5,8% in Italia.

Anche gli investimenti sono cresciuti nel 2021 con una progressione del 9,6% e per il 2022 il 52% delle imprese prevede di incrementarli ulteriormente sull’anno precedente.

Le aziende italiane della diagnostica di laboratorio (4,5 miliardi) e per immagini (3,3 miliardi) rappresentano il 42% del fatturato complessivo, seguite da quelle operanti nel trattamento delle patologie cardiovascolari e cardiopolmonari (2 miliardi) e da quelle dell’ambito pneumologico e otorinolaringoiatrico (1,8 miliardi).

I dispositivi applicati alle terapie infusionali, nutrizionali e trasfusionali hanno registrato 1,4 miliardi di vendite, mentre i prodotti legati al ramo ortopedico hanno raggiunto vendite per circa 1 miliardo. Intorno a 0,8 miliardi di fatturato si trovano i dispositivi di protezione individuale, medicazione e strumentazione chirurgica e quelli del campo oftalmologico. Il comparto odontoiatrico segna 0,6 miliardi di vendite e gli arredi chiudono l’elenco con 0,2 miliardi di euro.

Nel 2020 l’emergenza sanitaria ha sospinto tutto il comparto (+5,8%) con exploit straordinari per i produttori del biomedicale (+19,3% sul 2019), quelli di mezzi di contrasto, reagenti e test diagnostici (+19%) e della strumentazione di laboratorio (+17,3%). Tra le aree di specializzazione, si segnalano le performance dei dispositivi di protezione individuale, medicazione e strumentazione chirurgica (+45,3%) e la diagnostica di laboratorio (+27,4%). In sofferenza i comparti dell’oftalmologia (-12,5%), dell’ortopedia (-11,1%) e dell’odontoiatria (-9,5%).

L’intero comparto registra una quota di esportazioni pari nel 2020 al 39,9%. Al suo interno, con il 53,8% primeggiano le protesi e i mezzi di contrasto, reagenti e test diagnostici (51,2%).

La guerra tra Russia e Ucraina e le sanzioni economiche imposte alla prima sembrano avere, per lo meno nell’immediato, scarso impatto sui produttori italiani di dispositivi medici che in quei territori sono poco presenti.

Nel lungo termine potrebbero esserci tuttavia ripercussioni anche se al momento è difficile valutarne la portata. La guerra tra Russia e Ucraina peraltro sta provocando ulteriori rincari sui prezzi delle materie prime il cui valore si era già incrementato nel 2020 e nel 2021 a seguito della crisi sanitaria.

In particolare, alcune commodity utilizzate nella produzione di dispositivi medici (ferro, acciaio inox, materiali plastici e componentistica elettronica) hanno registrato significativi aumenti. Tutto questo va sommato all’impennata dei costi per i trasporti e per le importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti oltre che agli aumenti dei prezzi di gas ed energia elettrica che mai come ora impongono di rafforzare, anche in ottica di sostenibilità, l’impegno sulle fonti rinnovabili.

Fonte: Area Studi Mediobanca MedTech

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