10 febbraio 2023

Mappa dei Rischi SACE 2023

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La mappa dei rischi di SACE segnala quest’anno uno stato di fragilità che rallenta l’attività economica globale e il commercio internazionale.

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Il mappamondo interattivo di SACE presenta i profili di rischio per le imprese che esportano e investono in 194 mercati esteri. Il set di indicatori utilizzato dagli analisti valuta:

  • il rischio di credito
  • il rischio politico
  • aspetti di sostenibilità (cambiamento climatico, transizione energetica).

L’analisi evidenzia una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, nonostante le circostanze geopolitiche avverse.

I rischi politici peggiorano in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica.

Peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica.

L’analisi assegna a ogni Paese, per ciascun indicatore, un punteggio da 0 a 100 (0 rischio minimo, 100 rischio massimo).

Rischio del credito

Si tratta del rischio che la controparte estera (sovrana, bancaria o corporate) non sia in grado o non sia disposta a onorare le obbligazioni derivanti da un contratto commerciale o finanziario. Dei 194 Paesi analizzati, in 57 diminuisce il livello di rischio, 72 Paesi restano stabili, mentre in 65 aumenta.

Le principali geografie avanzate presentano un profilo creditizio invariato con Germania e Francia (stabili rispettivamente a 18 e 23). Migliora il profilo di Portogallo e Grecia (rispettivamente a quota 42 e 66).Con l’ingresso nell’Unione monetaria europea, la Croazia migliora lo score del credito (diminuisce a 55).

In Medio Oriente, i Paesi produttori di commodity dell’energia hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi, con ricadute positive sulle finanze pubbliche, come Arabia Saudita (32), Emirati Arabi Uniti (36) e Oman (62).

In Africa, aumentano gli score in Ghana (88), Etiopia (93) e Kenya (81). Malgrado le esportazioni energetiche, l’Egitto (83) vede peggiorare il proprio score a causa dell’impatto della guerra sull’approvvigionamento di materie prime agricole, così come Nigeria (85) e Sudafrica (67). In Tunisia (92) si registra un peggioramento della situazione economica in tutti i comparti.

In Europa emergente e CSI il rischio di credito risente della pesante escalation della crisi russo-ucraina. In difficoltà la Romania (58) gravata da un più costoso import energetico.

In Turchia (84) il ripetuto taglio dei tassi di interesse e l’inflazione sopra l’80% hanno causato una perdita di fiducia degli investitori internazionali con conseguente downgrade da parte di tutte le agenzie di rating.

In Asia grazie al progressivo consolidamento fiscale e a una robusta crescita economica l’India (60) figura tra i best performer dei principali mercati globali. Migliorano Vietnam (67), Taiwan (23) Malesia (35) e Indonesia (54). I rischi bancari e corporate sono in aumento in Thailandia (60) e Cina (50) caratterizzati da un elevato livello di debito privato. Corea del Sud (21) e Filippine (50) beneficiando di ampie risorse pubbliche hanno saputo affrontare le sfide causate dal protrarsi della guerra in Ucraina.

In America Latina proseguono con una buona performance di crescita Brasile (55) e Messico (44). Anche l’Argentina (81) nonostante un quadro politico ed economico incerto vede un miglioramento della propria dinamica debitoria.

Rischio politico

Gli indicatori di rischio politico (guerra, disordini civili e violenza politica, esproprio, violazioni contrattuali, restrizioni al trasferimento e alla convertibilità valutari) fotografano un peggioramento. Dei 194 Paesi analizzati, 35 migliorano, 71 sono stabili e 88 peggiorano.

Nell’Europa emergente e CSI, il conflitto ha aumentato il rischio in Russia, Bielorussia (entrambe a 97), nell’Est d’Europa e nella regione del CSI e ha contribuito a riacutizzare le tensioni già presenti in Kosovo (71), Serbia (50), Moldavia (64), Bosnia (66), Azerbaijan (59) e Armenia (65).

In Africa, si vedono gli effetti della mancanza di materie prime alimentari e delle proteste sociali come in Tunisia, Egitto e Nigeria (dove aumentano gli score rispettivamente a 76, 71 e 84). Negli ultimi due anni, in alcuni Paesi dell’Africa Subsahariana si è assistito a diversi colpi di stato - in Ciad (81), Guinea (85), Mali (85) e Burkina Faso (77) - e a continui scontri tra governo e ribelli in Etiopia (90), Repubblica Democratica del Congo (86) e Rwanda (52). In peggioramento anche il Sudafrica (53). Migliora l’Algeria (61) che ha incrementato le proprie entrate in valuta in seguito alla ridefinizione delle forniture energetiche globali.

Migliorano le economie del Golfo, EAU (21), Arabia Saudita (41) e Oman (44).

In America Latina si fanno sentire le disuguaglianze sociali e territoriali: in Colombia (50), Brasile (50) con le recenti contestazioni elettorali e Perù (47) scosso da episodi di violenza politica sempre più ricorrenti e intensi.

Diversamente in Asia il quadro rimane relativamente più stabile, ma non vanno trascurate le perduranti e crescenti tensioni tra Cina (41) e Taiwan (20).

Transizione energetica e cambiamento climatico

Il set di indicatori sviluppato da SACE insieme a Fondazione Enel comprende un indicatore di rischio di cambiamento climatico a cui si aggiungono due campi di analisi: il benessere sociale (demografia, uguaglianza, salute, istruzione e lavoro) e la transizione energetica, che misura lo stato di avanzamento della riconversione verso un nuovo mix energetico quale fattore di resilienza.

Gli indicatori di transizione energetica, mostrano un parziale miglioramento trainato dalle rinnovabili. Europa, America Latina e Asia, trainata dalla Cina, si confermano le aree di maggiore crescita nelle rinnovabili. In avanzamento anche Stati Uniti e Canada. Il Brasile rientra tra i Paesi più virtuosi su scala globale grazie al sostanziale contributo dell’idroelettrico e all’espansione del solare.

Gli indicatori di rischio climatico presentano un peggioramento nell’ultimo anno, seppure con alcune differenze dal punto di vista geografico.

L’Asia è la più esposta al rischio di fenomeni naturali avversi a causa di temperature in aumento due volte più rapidamente rispetto alla media globale. Le geografie con il più alto indice di rischio climatico dell’area sono India (94), Bangladesh (96) Pakistan (78) e le Maldive (83). Fenomeni di estrema siccità hanno interessato la Cina (99) nei mesi estivi del 2022 danneggiando la produzione agricola e causando una crisi energetica, con ripercussioni sulla produzione industriale.

Anche l’Africa Subsahariana riporta un cospicuo aumento degli indicatori di rischio climatico, con dinamiche differenti. Eventi alluvionali hanno colpito il Sudafrica (84), la Nigeria (82), Burkina Faso (80), Camerun (38), Ciad (83), Mali (77), Niger (97), causando 1,3 milioni di sfollati. Al contrario, in Etiopia (86), Kenya (96), Somalia (86) e Tanzania (77) la siccità si protrae dal 2020 e gli score sono in aumento. La siccità è il principale fattore di rischio climatico anche in Egitto (32), Tunisia (32) e Marocco (37) che hanno riportato un incremento dei punteggi per la scarsità idrica. Eventi climatici estremi mettono inoltre a repentaglio la sicurezza energetica, come in Repubblica Democratica del Congo (76), Etiopia, Uganda (69), Zambia (93) e Mozambico, che producono oltre tre quarti della propria energia tramite idroelettrico.

In America Latina si registra un livello non particolarmente elevato di rischio. Honduras (84), Guatemala (81), Nicaragua (70), Costa Rica (67) ed El Salvador (66) fanno parte di una lunga fascia territoriale colpita da siccità ricorrenti e prolungate, a volte interrotte da fenomeni piovosi estremi.

Fonte: SACE

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