Si registra, tuttavia, ancora un numero di presenze inferiore a quello osservato nel 2019 – di circa 40 milioni di unità – e un saldo pari a -9,3% (-12,8% quelle della clientela estera e -5,7% quello della clientela italiana).
Nell’Unione europea, l’Italia si conferma nel 2022 in quarta posizione per numero di presenze (il 14,5% di quelle registrate nell’intera Ue), dopo Spagna, Francia e Germania.
Il Made in Italy turistico trova una rappresentazione nei cosiddetti “Brand turistici territoriali”, corrispondenti a luoghi caratterizzati da un contesto turistico tipico, comunemente riconosciuto nell’immaginario collettivo, perché fortemente caratterizzato e tendenzialmente omogeneo dal punto di vista paesaggistico e/o culturale.
L’Istat ha individuato 21 “Brand turistici”. Aree come il Salento, il Gargano, la Maremma toscana e laziale sono state in grado di realizzare già nel 2021 volumi di attività turistica, in termini di presenze, prossimi a quelli del periodo pre-pandemico. Territori come le Langhe e Roero, la Riviera romagnola, i laghi di Garda e Maggiore, la Versilia hanno contenuto la crisi, sperimentando cali inferiori anche di oltre 10 punti rispetto alla media nazionale.
L’Istat ribadisce “la necessità di promuovere uno sviluppo maggiormente sostenibile, equilibrato e diversificato della domanda e dell’offerta, risolvendo quei fenomeni di overturism che espongono i territori con un’estrema specializzazione turistica a un’insostenibile pressione fisica, sociale e ambientale, nei periodi di congiuntura positiva, e a rischi di shock dell’economia locale a fronte di crisi non sempre prevedibili e gestibili.
Si ritiene inoltre opportuno promuovere iniziative volte ad armonizzare – a livello nazionale – le modalità di identificazione, classificazione e gestione delle strutture ricettive, in particolare quelle di tipo extra-alberghiero e legate all’alloggio “in casa”, per favorire sia la trasparenza nei confronti del turista sia la concorrenza tra le imprese turistiche, ricomponendo le ampie difformità territoriali prodottesi a seguito delle varie normative regionali che hanno disciplinato la materia in modo difforme”.
Con 4.292 musei e altre strutture espositive similari aperte al pubblico nel 2021, l’Italia vanta una distribuzione capillare dei luoghi della cultura: in media sono presenti 2 istituti museali ogni 100 Kmq e uno ogni 14 mila abitanti.
All’estrema diffusione delle strutture, corrisponde però un’accentuata polverizzazione in termini dimensionali, che si traduce nell’estrema concentrazione dei flussi di visitatori che gravano su poche strutture di maggiore attrattività e notorietà.
Filiera agro alimentare e agriturismi
Il forte legame tra il territorio di origine e i prodotti agroalimentari di qualità certificati dall’Unione europea si traduce nella tipicità e specializzazione del territorio stesso. Nel 2021, i produttori risultano fortemente localizzati in particolari aree: il 48% circa dei produttori nazionali si ripartisce tra la Sardegna (19%), la Toscana (14,3%) e il Trentino Alto Adige/Südtirol (14,3%). Seguono Sicilia, Emilia-Romagna e Lombardia (con una quota complessiva del 19,5%).
Quasi il 90% dei produttori presenti in Trentino-Alto Adige/Südtirol lavora nel settore ortofrutticolo, mentre in Toscana spicca la vocazione nell’attività olivicolo-oleario e in Sardegna quella lattiero-casearia. Circa la metà dei trasformatori, infine, si ripartisce tra l’Emilia-Romagna (18%), la Toscana (13,8%), la Campania (9,4%) e la Sicilia (8%).
Nel 2021, la rete delle strutture agrituristiche è composta da 25.390 aziende, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente e di oltre il 24% rispetto al 2011. Se si considerano solo gli agriturismi con alloggio – che per numero ed importanza economica formano il core di questo settore – la crescita rispetto al 2011 è pari al 23,2%.
Le strutture agrituristiche risultano particolarmente diffuse sul territorio: i comuni del Centro che ospitano almeno una struttura sono l’84,7% (erano il 77% nel 2011), quelli del Nord-est sono il 78,6% (74,2% nel 2011), seguono le Isole con il 62,6% (58,5%), il Sud con il 56,9% (53,4%) e il Nord-ovest con il 52,5% (46,5%). Nel 2021, le aziende agrituristiche multifunzionali (che offrono almeno tre servizi) sono 9.559, il 37,6% delle strutture attive.
Nel 2021, il valore corrente della produzione agrituristica è di poco superiore a 1.162 milioni di euro e contribuisce per il 3,3% alla formazione del valore economico dell’intero settore agricolo, nel quale gli agriturismi incidono per il 2,2%.
Nel 2021, gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i 3 milioni, registrando un forte recupero rispetto al dato del 2020 (+36,9%), ma restando ancora indietro rispetto ai livelli del 2019 (3,2 milioni). Tra il 2020 ed il 2021, gli agrituristi italiani aumentano del 23,6% e quelli stranieri del 68%. In particolare, gli agrituristi stranieri ospitati nelle strutture del Sud e del Centro sono più del doppio se paragonati al dato del 2020 e segnano, rispettivamente un +109% e +107%.
Fonte: Istat (Audizione Direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche per la Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputati)