Scenario internazionale
Il mercato mondiale del caffè torrefatto nel 2022 è valutato in circa 120 miliardi di dollari. Si prevede un aumento regolare delle quantità nei prossimi anni, con tassi di crescita compresi tra l’1% e il 2% che porterebbero a un consumo fino a 208 milioni (3,8 miliardi di tazzine al giorno).
Nel 2022 l’Arabica ha rappresentato il 56,2% della produzione mondiale, ma nel tempo la qualità Robusta ha incrementato la propria incidenza dal 39,2% dell’annata 2012/2013 al 43,8% di quella 2021/2022, grazie anche a una maggiore resistenza climatica e ai parassiti, oltre che a una resa produttiva superiore.
I produttori di caffè verde del Centro e Sud America rappresentano il 57,7% del totale mondiale, quelli asiatici/oceanici il 30,8%, il resto proviene dall’Africa. Il Brasile, che è il primo produttore del pianeta con il 34,8% del mercato, detiene la leadership nella produzione di Arabica con il 40,9% e è secondo per la Robusta (27,8%). Segue il Vietnam con il 18,9% del totale, ma con il 39,1% della produzione di Robusta dove risulta il principale produttore.
I primi dieci produttori soddisfano poco più del 35% della domanda mondiale, di cui il 16,1% in capo ai due leader: l’elvetica Nestlé e l’olandese JDE Peet’s. Tra i principali produttori mondiali rientrano due italiane: Lavazza e Massimo Zanetti Beverage Group che insieme rappresentano il 4,1% della torrefazione del green coffee globale.
In Italia
I 49 maggiori player italiani fatturano complessivamente 5,8 miliardi di euro ed esportano il 55,5% delle vendite.
L’Italia riveste un ruolo di primo piano, innanzitutto come Paese consumatore: è il settimo al mondo con circa 95 milioni di tazzine di caffè sorseggiate ogni giorno.
La GDO italiana distribuisce oltre la metà dei volumi di caffè torrefatto venduti, con un ulteriore 20,6% veicolato dal dettaglio tradizionale, dai negozi specializzati e dall’e-commerce. Il restante 25,2% si ripartisce tra alberghi, ristoranti, caffetterie e catering (15,4%) e distributori automatici e Office Coffee Service (9,8%).
Sebbene in Italia il caffè macinato in sacchetti resti il preferito, con il 73,6% dei volumi totali venduti nella GDO, cialde e capsule incidono per il 16,2% e rappresentano il segmento maggiormente dinamico (+18,8% tra il 2020 e il 2021), anche grazie alla diffusione delle capsule compatibili. Gli altri formati (in grani e solubile) sono meno apprezzati nel nostro Paese.
Il fatturato non consolidato delle imprese italiane è stimato in 4,5 miliardi di euro, alle spalle delle francesi (7,2 miliardi), ma davanti alle tedesche (4,2) e spagnole (3,5). Inoltre l’incidenza dell’Ebitda sul fatturato delle imprese italiane si attesta all’11,6%, doppiando Germania (6,2%) e Francia (5,2%) e superando la Spagna (10,1%). Per contro, il tessuto produttivo italiano resta molto frammentato: nel nostro Paese operano poco meno di mille torrefazioni, prevalentemente nel Mezzogiorno (31,3% del totale) e nel Nord Ovest (27,3%).
Esportazioni
L’aggregato ha registrato nel 2021 una quota di esportazioni pari al 55,5%, percentuale molto alta se paragonata a quella dell’intero settore alimentare (27,5%). Le imprese di maggiore dimensione raggiungono il 69,1% di vendite oltre confine, mentre quelle del Sud e Isole hanno una vocazione domestica con export limitato al 9,9%.
Nel 2021 l’Italia è sesto esportatore mondiale con 1,8 miliardi di euro (6,1% del totale mondiale) e il primo per quantità in termini di caffè torrefatto.
All’interno dell’UE, l’Italia è il secondo esportatore alle spalle della Germania, ma vanta la leadership europea per quanto riguarda le destinazioni extracomunitarie con il 32,9% del totale.
Negli apparecchi elettrotermici a uso domestico per la preparazione del caffè, l’Italia figura come primo esportatore comunitario e secondo a livello mondiale, alle spalle della sola Cina.
Fonte: Area Studi Mediobanca