Sebbene la pandemia e le interruzioni della catena di approvvigionamento abbiano avuto ripercussioni sul commercio mondiale negli ultimi anni, la Brexit ha frenato il commercio del Regno Unito e ha contribuito a un calo dell’offerta di lavoro, fattori che potrebbero pesare sul potenziale di crescita a lungo termine del paese.
La Brexit sembra aver causato un calo significativo dell’interscambio tra l’UE e il Regno Unito in entrambe le direzioni, che tuttavia potrebbe registrare una certa ripresa nel corso del tempo, una volta che le imprese delle due economie si saranno pienamente adattate al nuovo contesto. Anche la percentuale degli scambi in termini di PIL è diminuita e alcune piccole e medie imprese del Regno Unito hanno abbandonato il commercio estero con l’UE.
Gli approfonditi negoziati sulle modalità di recesso e sulle future relazioni commerciali hanno generato incertezza riscontrata anche in un brusco deprezzamento del tasso di cambio del paese, che aveva già inciso negativamente sugli investimenti, sulle importazioni e sulle esportazioni nel periodo precedente l’uscita formale.
Il Regno Unito e l’UE hanno attuato l’accordo con ritmi diversi. Mentre i paesi dell’UE hanno immediatamente adottato tutti i requisiti doganali e i controlli sulle importazioni dal Regno Unito, quest’ultimo ne ha ritardato l’introduzione sulle proprie importazioni dall’UE fino a gennaio 2022, con ulteriori controlli in materia di salute, sicurezza e protezione posticipati fino alla fine del 2023.
Nei primi mesi del 2021 le importazioni del Regno Unito dall’UE sono notevolmente diminuite, in contrasto con un aumento delle importazioni di merci da paesi al di fuori dell’UE.
Le esportazioni del Regno Unito verso i paesi dell’UE sono nettamente diminuite subito dopo l’introduzione dell’Accordo, poiché molti esportatori hanno avuto difficoltà a soddisfare i nuovi requisiti di documentazione attestante il rispetto delle norme dell’UE. Successivamente, le esportazioni di beni del Regno Unito verso l’UE hanno registrato una lieve ripresa, sebbene siano rimaste relativamente contenute rispetto agli andamenti osservati prima della Brexit.
La ripresa del commercio del Regno Unito dopo la pandemia ha subito dei ritardi. Alla fine del 2021 le esportazioni di altre economie avanzate avevano registrato un recupero quasi pari ai livelli precedenti la pandemia, mentre quelle del Regno Unito sono rimaste al di sotto di circa il 10%. Alla fine del 2022 il divario tra le esportazioni del Regno Unito e quelle di altri paesi avanzati sembra essersi colmato, il che potrebbe indicare che le turbolenze legate al periodo di transizione della Brexit stiano venendo meno.
L’importanza dell’UE quale partner commerciale del Regno Unito a partire dalla Brexit è diminuita e nel 2022 ha costituito il 29% delle esportazioni totali di servizi finanziari del paese, rispetto al 37% del 2019.
Secondo una recente indagine della Camera di commercio britannica su oltre 1.100 imprese, a due anni dalla firma dell’Accordo, il 77% delle imprese che commerciano con l’UE ha affermato che l’Accordo non li ha aiutati ad aumentare le vendite o a espandere la propria attività.
Secondo una recente rilevazione del Sunday Times e dell’istituto YouGov, solo l’8% degli intervistati considera “più che un successo” l’uscita del Regno Unito dalla Ue, mentre quelli che la reputano “più che un fallimento” sono il 62% del totale.
Mercato del lavoro
Le tensioni sul mercato del lavoro del Regno Unito hanno sollevato interrogativi anche sul ruolo della Brexit nelle carenze di manodopera. Poiché le nuove condizioni per la concessione dei visti hanno reso più difficile l’assunzione di lavoratori meno qualificati provenienti dall’UE, la loro assenza è divenuta particolarmente evidente in settori quali i servizi di alloggio e di ristorazione.
Alcune indagini hanno evidenziato che il 15% delle imprese del Regno Unito ha indicato l’indisponibilità di lavoratori UE come uno dei motivi alla base delle difficoltà di reperimento del personale. Ciò è stato particolarmente evidente per i settori che prima della pandemia mostravano un’elevata percentuale di lavoratori comunitari.
Fonte: BCE Bollettino economico, numero 3/2023 (Pag. 88)