Il nostro Paese è anche il principale esportatore di pasta con 2,1 milioni di tonnellate che valgono il 43% del totale, davanti alla Turchia (1,3 milioni di tonnellate).
L’Italia ha il più alto consumo di pasta pro-capite del mondo: 23 kg all’anno, davanti a Tunisia (17 kg), Venezuela (15 Kg) e Grecia (12,2 Kg).
Questi primati sono dovuti anche alla leadership italiana nella produzione di grano duro: con 3,8 milioni di tonnellate rappresenta il 12% del totale mondiale, alle spalle del Canada (15%). La Puglia è la prima regione per produzione di grano duro (23,2% del totale nazionale).
Tuttavia, l’Italia non è autosufficiente e il rapporto tra volumi prodotti e consumati è attorno al 65%. Ecco perché l’Italia è il quarto maggiore importatore di grano duro con il 6,4% del totale mondiale (1,9 milioni di tonnellate che arrivano principalmente da Canada, Francia e Grecia).
Con 58mila tonnellate prodotte nel 2022 (+15,8% medio annuo dal 2012), pari 72 milioni di euro, l’Italia è il secondo produttore europeo di couscous dopo la Francia (128mila tonnellate, 257 milioni di euro). Circa il 90% delle esportazioni italiane di couscous è destinato al continente europeo. I principali destinatari sono: Francia (40%), Germania (10%), Spagna (8%), Paesi Bassi (6%) e Polonia (5%).
Prezzi medi I trimestre 2023
In base alle elaborazioni dell’Area Studi Mediobanca su dati Nielsen IQ, il prezzo medio della pasta nella GDO nel I trimestre 2023 ha raggiunto:
- 2,6 euro/kg (5,28 euro/kg per la pasta fresca e 1,97 euro per quella secca)
- 1,75 euro/kg pasta di semola
- 2,53 euro/kg pasta integrale, farro, kamut, base legumi
- 2,90 euro/kg couscous
- 3,38 euro/kg gnocchi
- 5,46 euro/kg pasta senza glutine destinata ai celiaci.
La pasta secca rappresenta il 95% circa della produzione italiana complessiva e l’85% del valore, mentre la pasta fresca arriva al 5% del volume e al 15% del valore. Quasi il 60% dei siti produttivi di pasta secca si trova al Centro e al Sud, oltre il 90% di quelli di pasta fresca è ubicato a Nord Est e Nord Ovest.
Caratteristiche regionali
Un quarto della pasta italiana venduta all’estero proviene dalla Campania. In questa regione si concentrano il 19% della produzione nazionale e il 13% dei pastifici domestici.
In seconda posizione l’Emilia-Romagna sia per il peso delle esportazioni (20,4% del totale) sia per il volume della produzione (18%), con un numero di pastifici pari all’8% del totale nazionale.
La Sicilia ospita il maggior numero di molini con il 36% nazionale, ma la propria produzione di pasta è pari al 7% e quella dell’export pari allo 0,4%.
Maggiori produttori di pasta
I pastifici del Mezzogiorno, con 115 milioni di fatturato medio, sono i più grandi d’Italia, seguiti da quelli del Nord Est (105 milioni).
Al Sud sono i produttori di pasta secca a segnare la maggiore dimensione (125 milioni), mentre a Nord Est la taglia maggiore è appannaggio dei produttori di pasta fresca (137 milioni).
I maggiori produttori di pasta si attendono per il 2023 una crescita delle vendite complessive del +5%, più marcata sul mercato nazionale (+5,9%) e meno su quello estero (+4,1), oltre a un incremento degli investimenti materiali del 7,2% e un aumento delle spese pubblicitarie.
Export e certificazioni
Le esportazioni rappresentano il 52,6% del giro d’affari complessivo, in crescita di 5,1 punti dal 2019. Per soddisfare le esigenze dei mercati internazionali:
- il 54,1% delle imprese segue gli standard della certificazione Kosher (compatibilità con la tradizione ebraica)
- il 32,8% fa ricorso alla Halal (rispetto della religione islamica)
- un terzo delle società attesta la conformità dei prodotti ai criteri vegetariani e vegani (Standard VeganOK)
- la produzione di pasta gluten free è oggetto di specifiche certificazioni nel 18% delle imprese.
Nel 2022 la crescita del fatturato dei produttori di pasta secca (+33,3%) è stata superiore a quella della pasta fresca (+20%) che, per contro, vendono di più oltreconfine (61,1% del giro d’affari vs 48,4%).
Il 2022 ha segnato un calo della redditività: l’Ebit margin (3,3%) si è ridotto del 28,3% sul 2021, il Roi (4,9%) del 9,3% e il Roe (5,7%) del 13,6%, tutti indicatori in dimezzamento rispetto a quelli del 2019. Nel 2022 il 20,8% delle società ha chiuso l’anno in perdita, quota raddoppiata sul 2019 quando erano il 9,7% del totale.
L’anteprima per il 2023 vede una crescita del giro d’affari della pasta fresca (+10,1% sul 2022) superiore a quello della pasta secca (+3,3%).
Fonte: Area Studi Mediobanca