Il grado di specializzazione settoriale delle quattro maggiori economie dell’Area euro Italia, Germania, Francia e Spagna (Euro4) può essere espresso tramite l’indicatore di vantaggio comparato di Balassa, che assume valori superiori a 1 in presenza di una maggiore capacità competitiva rispetto all’universo di riferimento.
Nel 2022, l’Italia presentava un vantaggio comparato rispetto all’insieme degli Euro4, in 11 settori della manifattura su 22, di cui:
- 8 di livello tecnologico basso e medio-basso (Tessile, Pelle, Coke, Gomma e plastica, Prodotti da minerali non metalliferi, Metallurgia, Prodotti in metallo, Mobili)
- 3 di livello medio-alto (Apparecchiature elettriche, Altri mezzi di trasporto, Macchinari).
Tra il 2008 e il 2022, non emergono variazioni di rilievo nel modello di specializzazione dell’export italiano. L’Istat segnala però un forte ridimensionamento delle Bevande (l’indicatore scende da 1,6 nel 2008 a 1 nel 2022) e un’accresciuta rilevanza degli Altri mezzi di trasporto (da 1 a 1,4) e dell’Elettronica (da 0,3 a 0,7). Anche per Macchinari (1,5 nel 2022), Pelli (2,1) e Mobili (2) l’elevata rilevanza in termini di export è rimasta sostanzialmente stabile.
Se si compara la composizione settoriale dell’export italiano in termini di quote in volume nel 2023 rispetto all’anno pre-pandemico, la Farmaceutica accresce la propria rilevanza sul totale dell’export italiano (+1,3% rispetto al 2019), seguita da Alimentari e Altri mezzi di trasporto (circa un punto) e da Autoveicoli e Altre manifatturiere (quattro decimi di punto per entrambi). Cresce due decimi di punto l’incidenza delle Bevande.
All’opposto, si osserva un ridimensionamento della quota dei Macchinari (-1,3 punti percentuali) che, tuttavia, rimane il settore manifatturiero con il peso più elevato. In misura più contenuta, diminuisce l’importanza relativa dell’export della Chimica (tre decimi) e di alcuni comparti tradizionali: Abbigliamento (sei decimi di punto), Pelli (quattro decimi) e Tessile (tre decimi). In diminuzione anche l’incidenza delle vendite all’estero di Gomma e plastica (cinque decimi) e Metallurgia (tre decimi).
Margini di profitto
Nell’Industria in senso stretto, i margini di profitto hanno sperimentato una lieve contrazione nel 2022 (-0,1%), seguita da un recupero nel 2023 (+0,7%).
Nel terziario, i margini si sono tenuti sostanzialmente stabili nel 2022 (+0,1%) per poi espandersi nel 2023 (+1,6%).
Il settore delle Costruzioni registra una contrazione nel 2022 (-1,1%) e una variazione sostanzialmente nulla nel 2023.
Se nel 2022 i margini erano risultati stabili o in aumento in solo quattro comparti della manifattura (Legno, carta e stampa, Metallurgia, Computer, elettronica e ottica e Apparecchiature elettriche), nel 2023 sono tornati a crescere in quasi tutti i settori, a eccezione di Tessile, abbigliamento e pelle (-1,4%), Legno, carta e stampa (-0,1%) e Metallurgia (-2,2%).
Nei Servizi di mercato si è registrata nel 2022 una riduzione dei margini di profitto nella maggior parte dei comparti. Solo le imprese che offrono servizi commerciali e di trasporto, oltre a quelle finanziarie e assicurative, hanno visto crescere i loro margini di profitto.
Nel 2023 Germania, Francia e Stati Uniti continuano a costituire i principali mercati di destinazione delle vendite all’estero di prodotti manifatturieri italiani; insieme a Spagna, Regno Unito, Russia e Cina, essi rappresentano complessivamente più della metà dell’export in volume dell’intero comparto.
Rispetto al 2019, Regno Unito e Russia perdono importanza, mentre emerge la crescente rilevanza degli Stati Uniti (con incrementi in 16 settori su 21) e della Spagna (15 settori su 21).
Nel dettaglio settoriale, la Germania rimane il primo mercato di sbocco delle vendite di Autoveicoli (18,5% sul totale dell’export del comparto, +2 punti percentuali rispetto al 2019). In crescita anche le esportazioni italiane di Metallurgia (20% la quota 2023; +1,3 punti rispetto al 2019) e Apparecchiature elettriche (15,5%, +1,5 punti).
La Francia rappresenta il principale mercato per Abbigliamento (13,3%), Pelli (17,7%), Legno (16,7%) e Mobili (19,3%), tutti in crescita rispetto al 2019.
Gli Stati Uniti sono il primo acquirente di Bevande (20,9%), Macchinari (12,3%, con una quota in aumento di oltre due punti percentuali), Altri mezzi di trasporto (27,8%) e Farmaceutica (21,3%).
Nel comparto farmaceutico, rispetto al 2019, l’Istat segnala il marcato incremento del peso della Cina (la quota raggiunge il 14,5%, in aumento di 10,9 punti percentuali).
Difficoltà della attuale fase ciclica
Secondo l’indagine qualitativa condotta dall’Istat a dicembre 2023 sul clima di fiducia delle imprese, la percentuale che ha dichiarato di aver accresciuto nel 2023 il proprio volume d’affari è superiore a quella di chi ha registrato una diminuzione, ma in un contesto caratterizzato da prezzi di vendita ancora in aumento e da una riduzione sia delle quantità vendute, sia dei margini di profitto.
Quasi il 90% delle imprese intervistate prevede la presenza di almeno un potenziale fattore critico per la propria operatività nel corso del primo semestre 2024, tra questi:
- preoccupazione per la domanda interna (37,1%)
- rincari energetici (35%)
- aumento dei prezzi dei beni intermedi (33,8%)
- debolezza della domanda estera (30,6%)
- difficoltà nel reperimento della forza lavoro (21,2%).
Molto più limitati appaiono i rischi legati alla disponibilità di risorse finanziarie (12,9 per cento) e alle strozzature nelle catene di fornitura (11,3 per cento).
Fonte: Istat (Rapporto sulla competitività dei settori produttivi 2024)