Ulteriori assunzioni riguardano l’assenza di una significativa ripresa dei contagi nella seconda parte dell’anno, l’efficacia delle misure di sostegno all’economia e il proseguimento di una politica monetaria accomodante che stabilizzi i mercati finanziari.
La Commissione europea stima per l’area dell’euro una decisa contrazione dell’attività economica quest’anno (-7,7%) e un rimbalzo nel 2021 (+6,3%). L’Istat prevede una marcata riduzione del Pil italiano nel 2020 (-8,3%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,6%).
Le indagini sulla fiducia relative all’area euro, già deboli nei primi mesi dell’anno, hanno evidenziato a maggio, dopo il crollo senza precedenti di marzo e aprile, i primi segnali di recupero.
Commercio estero
L’introduzione delle misure di lockdown sia nel nostro Paese sia nei principali partner commerciali associato al crollo dei flussi turistici internazionali stanno incidendo fortemente sull’andamento degli scambi dell’Italia. Nel primo trimestre dell’anno:
- la domanda estera ha fornito un contributo negativo alla crescita del Pil pari a 0,8 punti percentuali
- le esportazioni di beni e servizi in volume sono diminuite dell’8% in termini congiunturali
- le importazioni si sono ridotte del 6,2%.
Ad aprile sono crollate le esportazioni verso i mercati extra-Ue (-37,6% rispetto al mese precedente), mentre le importazioni hanno segnato una riduzione più contenuta (-12,7% e -6,5% se considerate al netto dei beni energetici).
Previsioni import - export
Il drastico ridimensionamento del commercio mondiale influenzerà il commercio estero italiano durante tutto l’anno.
- Le esportazioni sono previste diminuire del 13,9% nel 2020 e poi aumentare del 7,9% nel 2021.
- Il calo degli acquisti osservato nella prima parte dell’anno dovrebbe determinare una flessione delle importazioni pari al 14,4% nel 2020 e un aumento del 7,8% nel 2021.
Investimenti
Il calo degli investimenti previsto per il 2020 dovrebbe produrre una riduzione della quota degli investimenti sul Pil rispetto all’anno precedente.
La quota degli investimenti totali sul Pil in Italia nel 2019 era pari al 18,1% (rispetto al 16,9% del 2015 e al 21,3% del 2008), decisamente inferiore alla media dei paesi dell’area euro: 21,9% (era 22,8% nel 2008).
La quota degli investimenti ha mostrato decisi segnali di recupero ai valori pre-crisi nei due principali competitor europei:
- Francia 23,6% (lo stesso valore del 2019)
- Germania 21,7% (era 20,3% nel 2008).
La contenuta ripresa della spesa in investimenti italiani degli ultimi anni è stata caratterizzata anche da una ricomposizione a favore di quelli in macchinari e attrezzature, una evoluzione difforme rispetto ai principali paesi europei. Questo comportamento ha acuito la distanza italiana rispetto agli investimenti in proprietà intellettuale (PRI) che includono quelli in ricerca e sviluppo e software e che risultano maggiormente legati agli aumenti di produttività.
Fonte: Istat