Secondo elaborazioni ISMEA su dati Istat, tra gennaio e giugno 2020 le esportazioni italiane agroalimentari hanno raggiunto 22,1 miliardi di euro (+3,5% su base annua), pari all’11% dell’export complessivo di beni e servizi.
La positiva performance del semestre è da ricondurre alla forte crescita congiunturale delle esportazioni nei primi due mesi dell’anno e al dato positivo di giugno (dopo l’allentamento delle misure restrittive adottate dalla maggior parte dei paesi in aprile e maggio).
L’aumento dell’export di prodotti agroalimentari è da imputare in maggior misura all’industria alimentare che ne esprime l’84% e che ha mostrato nel I semestre 2020 un incremento annuo del 4%; più modesto il risultato osservato per il settore agricolo (+1,1%).
I comparti produttivi di maggior successo continuano a essere quelli dei cereali e derivati (paste alimentari +25%), ortaggi freschi e trasformati (+12%), frutta fresca e trasformata (+7,7%), latte e derivati.
Al contrario, il vino pur rimanendo il secondo comparto produttivo per valore dell’export, nei primi sei mesi dell’anno ha subito una flessione annua delle esportazioni del 4,1%. Il calo è da attribuire alla flessione della domanda proveniente dai canali Horeca in conseguenza alle misure di contenimento. Infatti, il peso di questi canali di vendita all’estero è simile alla realtà nazionale e rappresenta il 70 - 80% del totale delle vendite.
L’import di prodotti agroalimentari è sceso a 21,4 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno (-5,1%). Questa riduzione ha determinando un netto miglioramento del saldo commerciale che ha raggiunto 710 milioni di euro di avanzo contro un passivo di quasi 1,2 miliardi dei primi sei mesi 2019.
Principali mercati di destinazione
Il principale mercato di destinazione dell’export rimane la Ue, con acquisti nel primo semestre 2020 pari a circa 14,3 miliardi di euro (+3,1% su base annua ).
Le esportazioni agroalimentari verso la Germania, primo paese di destinazione in assoluto, hanno raggiunto nei primi sei mesi del 2020 un valore pari a 3,8 miliardi di euro (il 17,1% dell’export complessivo) in aumento del 6,6 % su base annua.
Le esportazioni di prodotti agroalimentari verso la Polonia (ottavo paese di destinazione nella Ue con il 2% del totale) sono aumentate del 6,1% rispetto al primo semestre dello scorso anno arrivando a sfiorare 451 milioni di euro.
Le esportazioni dirette verso i paesi extra Ue nel primo semestre 2020 sono cresciute del 4,6 % su base annua attestandosi a circa 7,9 miliardi di euro. Gli incrementi maggiori si sono osservati per Ucraina (+56,2% per 149,4 milioni di euro), Giappone (+17,3% per 971 milioni di euro), Canada (+13,7% per 437 milioni di euro) e Cina +13,3% per 214 milioni di euro.
Gli USA, terzo mercato di sbocco in assoluto dei prodotti agroalimentari italiani hanno segnato un incremento più contenuto e pari al 4,1% portando il valore a 2,3 miliardi di euro nel semestre in osservazione. Nel primo semestre dell’anno crescono le esportazioni di ortaggi freschi (pomodori pelati e polpe +25,2% per 55,7 milioni di euro), di pasta di semola (+51,2% per 170,6 milioni di euro), di prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+15,2% per 91 milioni di euro); in lieve aumento risultano anche le esportazioni di olio di oliva (+5,5% per 196,4 milioni di euro).
Quanto al Canada, le maggiori esportazioni hanno riguardato prevalentemente le pancette di suino suino (oltre 8 milioni di euro, contro 1,4 milioni del primo semestre 2019), la pasta di semola (+48,8% per 24,7 milioni di euro) e l’olio di oliva oliva (+24,4% per 34,5 milioni di euro).
I maggiori incrementi delle esportazioni in Cina riguardano le carni suine congelate che hanno raggiunto 11,4 milioni di euro mentre nel primo semestre dello scorso anno erano ferme a soli 32 mila euro. Questo risultato si è reso possibile grazie all’accordo tra il Ministero della salute italiano e l’Amministrazione delle dogane della Repubblica popolare cinese in materi a di requisiti sanitari veterinari per l’esportazione di carne suina congelata. Sono risultati in aumento anche gli acquisti di pasta di semola (+32,3% per 14,5 milioni di euro) e di formaggi freschi (+10% per 6,5 milioni di euro).
Più della metà delle esportazioni destinate al Giappone sono state rappresentate dai tabacchi lavorati, che nel periodo in osservazione hanno raggiunto 563,5 milioni di euro (+38%).
Fonte: ISMEA