La globalizzazione dei mercati, la delocalizzazione produttiva, le catene di fornitura ispirate al principio del “just in time” (per minimizzare le scorte di componenti e ricambi) hanno reso sempre più connesse le economie dei paesi a vocazione manifatturiera.
Il Covid-19 ci ha insegnato che non è lungimirante dismettere la produzione nazionale di mascherine protettive (perché i margini di guadagno sono esigui) per poi affidarsi alle forniture cinesi. Il tragico destino ha voluto che la prima regione colpita dalla pandemia fosse proprio la Cina e il primo Paese europeo, l’Italia…
Il virus ha anche reso evidente che Italia e Germania, per riprendersi velocemente hanno bisogno l’una dell’altra. Bastano pochi dati per rendersene conto.
Legame indissolubile
Dal 2008 al 2018 secondo Eurostat l’export italiano verso la Germania è passato da 37 a 58 miliardi di euro (+56%) mentre l’export tedesco verso l’Italia è salito da 50 a 68 miliardi di euro (+36%).
I dati Istat relativi al 2019 evidenziano che le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 58,1 miliardi di euro mentre il valore delle importazioni si è attestato a 69,6 miliardi di euro.
La Germania è il primo partner commerciale dell’Italia e, nella classifica dei paesi fornitori della Germania, l’Italia ha guadagnato nel 2018 la quinta posizione scavalcando il Regno Unito (alle prese con la Brexit) e riducendo la distanza da Francia e Stati Uniti che ci precedono.
Macchine utensili, industria siderurgica, apparati elettrici ed elettronici, componenti per elettrodomestici, tessile, alimentare, chimico-farmaceutico sono i settori produttivi maggiormente rappresentativi.
Il ruolo dell’Italia per la Germania è emblematico nel settore automotive: i sistemi frenanti della Brembo vengono utilizzati in molte auto tedesche, così come il pellame o le plastiche per gli interni, o le componenti elettro-meccaniche della MTA di Codogno.
In un recente articolo pubblicato da Quattroruote si legge: “Per capire l'importanza della componentistica italiana per l'industria automobilistica tedesca basta ricordare che in alcuni modelli d'alta gamma prodotti in Germania si arriva fino a quasi il 20% di componenti italiane e non si tratta solo di pellami o materiali per gli interni, ma anche di soluzioni meccaniche ed elettroniche altamente tecnologiche”.
Non a caso gli amministratori delegati di Volkswagen, BMW e Daimler, hanno fatto presente ad Angela Merkel che la produzione automobilistica tedesca - leader indiscussa a livello europeo con circa 5,5 milioni di veicoli prodotti ogni anno (pari al 12% del Pil) - non potrà ripartire senza i componenti forniti da Italia e Spagna. Il “just in time” ha innumerevoli vantaggi, ma in questi casi è devastante perché mancano le scorte.
Interscambio economico Italia - Germania
Il 9 aprile 2020 la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) ha presentato i dati della partnership economica tra i due paesi relativi al 2019, con un approfondimento dedicato alla diffusione del Covid-19.
Nel 2019, con 127,7 miliardi di euro, i rapporti economici tra Italia e Germania hanno sostanzialmente confermato le performance 2018. A livello regionale Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e i Land più industrializzati (Baviera, Baden-Württemberg e Renania Settentrionale-Vestfalia) hanno un peso relativo in termini di interscambio superiore a quello di interi Paesi.
Perno della partnership commerciale italo-tedesca è la produzione industriale: la corrispondenza tra i principali settori di export dei due Paesi conferma ancora una volta l’esistenza di un legame di co-produzione e interconnessione.
Nell’ambito delle indagini condotte a livello globale dall’associazione tedesca delle Camere di Commercio e Industria (DIHK) emerge un clima di diffusa preoccupazione per la congiuntura economica italiana. L’83% delle aziende intervistate valuta in maniera negativa le prospettive di sviluppo economico del nostro paese a medio termine e il 63% dei rispondenti teme anche un’evoluzione negativa per il business della propria azienda.
La preoccupazione è dettata principalmente dalla prospettiva di un forte calo della domanda, che rappresenta il principale fattore di rischio per l’81% delle imprese partecipanti. I timori associati al calo della domanda sono legati in primo luogo alla diffusione del Covid-19 in Italia e nel mondo.
La Camera di Commercio Italo-Germanica a inizio marzo ha condotto tra i soci un’altra survey, poi ripetuta a distanza di un mese, per sondare la percezione della business community italo-tedesca in Italia rispetto agli effetti della diffusione del virus:
- a inizio marzo il 26% dei rispondenti aveva segnalato un impatto della situazione sanitaria sulle attività aziendali
- ad aprile è il 73% delle imprese a ravvisare un effetto sul proprio business, con più della metà delle imprese che prospetta perdite tra il 10 e il 50% sul fatturato 2020.
La stima sui tempi di ripresa faceva riferimento nella prima survey di marzo a un arco temporale di 3 mesi, ora l’atteggiamento è più cauto e quasi la metà (48%) dei rispondenti non si aspetta di tornare al normale regime di attività prima di 6 mesi.
Gerhard Dambach, Presidente della AHK Italien, ha dichiarato: «In questo momento di difficoltà è necessaria una forte unione d’intenti e un grande sforzo a livello europeo per garantire le migliori misure per la tenuta dei sistemi economici di tutti i Paesi. Italia e Germania stanno collaborando attivamente e a supporto l’una dell’altra anche in questo momento. Siamo le due prime economie manifatturiere europee e mai come ora abbiamo il dovere di trainare le scelte economiche per dimostrare che uniti possiamo far tornare a prosperare la joint-production italo-tedesca, a vantaggio di tutti».
Enrico Forzato