Considerata da molti analisti il terzo principale mercato di sbocco in Asia, dopo i colossi Cina e India, è un mercato ancora “vergine” per le imprese del made in Italy, ma non per i nostri competitor britannici, tedeschi e statunitensi che hanno già iniziato a muoversi in maniera rapida ed efficace a Giakarta e dintorni.
Con una popolazione di circa 250 milioni di abitanti (quarto paese più popolato al mondo) relativamente giovane (28 anni in media) e un tasso di crescita del PIL che negli ultimi anni ha viaggiato intorno al 6-7% (nel 2013 si prevede una crescita compresa tra il 6.4 e il 6.8%), l’Indonesia non nasconde le proprie ambizioni e si prefigge importanti obiettivi:
- ridurre il tasso di povertà e aumentare il benessere attraverso l’attuazione di alcune riforme e l’implementazione di grandi piani di sviluppo
- entrare tra le prime dieci economie mondiali (oggi l’Indonesia occupa la 16.ma posizione)
- raggiungere, entro il 2025, un PIL pari a 3.500 miliardi di € e un PIL pro capite di 11.532 €.
L’Indonesia si configura come mercato fortemente orientato al consumo per la classe media che nel 2030 sarà composta da oltre 90 milioni di indonesiani. I consumi interni costituiscono più del 60% del PIL nazionale e rappresentano la principale forza trainante dell’economia: l’aumento dei consumi in Indonesia è il più alto al mondo dopo India e Cina e l’ampio mercato interno ha salvaguardato l’economia dalle turbolenze della crisi finanziaria e dalla recessione globale.
La maggior parte della popolazione locale vive sull'isola di Giava. Avere una presenza su tale isola e sulle tre altre isole principali (Sumatra, Kalimantan che fa parte dell’isola del Borneo e Sulawesi) significa avere il controllo sull'80% del business indonesiano.
Per avere successo all’interno di tale mercato è necessario presentare un brand forte e di qualità (unico modo per poter competere con la concorrenza cinese) e focalizzarsi sulle esigenze del consumatore: gli indonesiani sono molto attenti alla selezione dei prodotti per quanto riguarda qualità, stile e funzionalità.
Risulta di particolare interesse la percezione dei consumatori locali nei confronti dei prodotti stranieri: i prodotti giapponesi e tedeschi sono considerati di ottima qualità, mentre quelli cinesi sono considerati per la massa; gli indonesiani preferiscono utilizzare il dollaro USA rispetto all'Euro, nonostante stimino più gli europei rispetto agli statunitensi. I prodotti italiani sono in grado di poter contare su una immagine ancora molto forte.
Le possibilità di business in Indonesia sono molto variegate e spaziano in diversi settori: da infrastrutture e costruzioni a meccanica e beni d’investimento, da packaging e food processing a trasporti e telecomunicazioni, dal comparto minerario all’hospitality, dal retail alla ceramica, dal settore energetico (in particolar modo energie rinnovabili) all’automotive.
Attualmente i macchinari rappresentano la voce principale per quanto riguarda l’export italiano, anche in virtù del fatto che i dazi per le importazioni di questi prodotti sono bassi. Nello specifico, considerando la forte concorrenza che si registra in alcuni dei settori indicati, si ritiene che le principali opportunità per le nostre imprese si configurino nei seguenti ambiti:
- macchinari per l’industria alimentare: in Indonesia vi è ampio spazio per la fornitura di componenti per la catena del freddo e macchine per imbottigliamento
- packaging: il comparto è trainato da due industrie chiave del mercato locale, ovvero quella alimentare e quello farmaceutico
- lavorazione marmo e graniti: il boom dell’edilizia in atto spinge la crescita di tale segmento. Il Made in Italy, che ha permesso in passato lo sviluppo dell’industria locale, per consolidare la propria posizione deve essere in grado di garantire una più radicata presenza in loco
- ceramica: l’Indonesia è il primo mercato di piastrelle e materiali da costruzione dell’intero sud-est asiatico ed ha una lunga tradizione nel settore.
Maggiori difficoltà si registrano invece per quanto riguarda il food: nonostante il settore stia sperimentando una grande crescita, l’eccessiva regolamentazione limita l’accesso delle imprese straniere e i nostri prodotti avrebbero opportunità di accesso solo per quanto riguarda una piccola nicchia di consumatori. Va tuttavia evidenziata la possibilità per i prodotti italiani di poter entrare all’interno dei grandi distributori presenti in Indonesia, ovvero Carrefour, Metro, Lafayette e Alfamart (azienda locale), sotto forma di private label.
L’Indonesia fa parte dell’ASEAN - l’organizzazione economica che include anche Myanmar, Thailandia, Cambogia, Malesia, Laos, Vietnam, Singapore, Brunei e Filippine - che ha una popolazione complessiva che raggiunge i 560 milioni di abitanti.
Attualmente l’ASEAN ha free trade attivi con Cina, India, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Anche l’Unione Europea guarda con grande interesse a tale area: i negoziati con Bruxelles per la costituzione di un’area di libero scambio sono in fase iniziale e si prevede si possa arrivare ad un accordo multilaterale dopo il 2015.
Alessandro Fichera