28 novembre 2023

India, mercato strategico per l’export italiano

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Pubblichiamo la sintesi del Focus on India realizzato da SACE, curato da Claudio Cesaroni.

India, mercato strategico per l’export italiano

L’India è uno dei Paesi a più rapida crescita: dalla tredicesima posizione occupata nel 2000 per dimensione dell’economia, è balzato alla quinta nel 2022 e si prevede raggiungerà la terza nel 2027.

Nuova Delhi rimane l’unica, tra le principali economie mondiali, a continuare a offrire robuste prospettive di crescita, sia nel breve (+6,3% quella prevista nel 2023 e nel 2024) che nel medio e lungo termine.

A differenza di diverse altre economie della regione asiatica, estremamente dipendenti dalla performance dell’export, l’andamento economico indiano è prevalentemente determinato da quello dei consumi domestici (che in India valgono circa il 60% del Pil e che nel 2031 dovrebbero raggiungere un valore di $ 5.200 miliardi, più del doppio rispetto ai livelli attuali).

Il boom demografico (la popolazione, 1,428 miliardi, quest’anno ha superato quella cinese) e l’aumento dei redditi disponibili continueranno a supportare l’espansione dei consumi domestici,

L’attuale frammentazione geo economica, accelerata dall’invasione russa dell’Ucraina e dal conflitto Israele - Palestina, spinge i Paesi occidentali a diversificare e rendere più affidabili le proprie catene di approvvigionamento. In questo contesto, l’India ha l’opportunità per diventare un mercato di sbocco fondamentale per gli investimenti produttivi dei paesi occidentali.

Inoltre la continua e rapida espansione dell’economia e il previsto aumento della produzione manifatturiera saranno responsabili di un consistente aumento dei consumi energetici dell’India nei prossimi anni, richiedendo importanti investimenti per soddisfare questa crescente domanda.

Il processo di transizione energetica del Paese è avviato da tempo: +130% della capacità installata da fonti rinnovabili dal 2014 al 2023. L’obiettivo è soddisfare il 50% della domanda di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030.

Riforme necessarie per attrarre investimenti esteri

Il percorso per trasformare l’India in un centro manifatturiero globale, non è però privo di difficoltà e richiede misure e riforme per migliorare il contesto operativo. L’industria indiana, ancora eccessivamente caratterizzata da processi labour intensive e tecnologie non all’avanguardia, è chiamata al salto di qualità con il graduale passaggio a una produzione manifatturiera più avanzata.

I Business Environment Rating prodotti da Economist Intelligence Unit (EIU) registrano negli ultimi anni effettivi miglioramenti in diverse categorie che influenzano l’attività di impresa nel Paese, in particolare la qualità delle infrastrutture, le norme che regolano il commercio estero e il regime di cambio e le condizioni del mercato del lavoro, ma le azioni da compiere sono ancora diverse: tra le 13 economie emergenti asiatiche valutate, nel 2022 l’India ricopre complessivamente la decima posizione, precedendo solamente Pakistan, Sri Lanka e Indonesia.

L’attrazione di investimenti in industrie manifatturiere a più elevato valore aggiunto, come quella dell’IT hardware, semiconduttori, sarà legata al processo di formazione della forza lavoro. A differenza del settore dei servizi, che contribuisce a circa il 55% del Pil del Paese, la manifattura indiana è infatti caratterizzata principalmente da lavoratori poco qualificati. Un addetto dell’industria manifatturiera indiana ha generato, in media, valore aggiunto per poco più di $ 8.000 nel 2021, un dato di gran lunga inferiore a quello registrato in economie come Malaysia ($ 34.402), Filippine ($ 22.871) e Thailandia ($ 18.309).

Gli investitori internazionali hanno, in parte, già premiato il Paese con un incremento dei flussi di investimenti diretti esteri dall’inizio del nuovo millennio, seppure ancora destinati principalmente ai servizi finanziari e allo sviluppo di software.  I flussi degli IDE in entrata potrebbero crescere a un ritmo superiore al 18% l’anno nel periodo 2023 – 27 con una maggiore allocazione degli stessi nell’industria manifatturiera.

Concorrenza delle altre geografie del Sudest asiatico

Alcuni Paesi dell’area, che già  offrono un contesto produttivo più avanzato dell’India  in alcuni settori, stanno mettendo in campo politiche simili di attrazione degli investimenti, ad esempio:

  • la Malesia è caratterizzata dalla presenza di un importante cluster industriale nel settore dei prodotti elettronici
  • la Thailandia in quello dell’automotive
  • l’Indonesia sta cercando di capitalizzare l’abbondante disponibilità di risorse minerarie per sviluppare l’industria dei veicoli elettrici
  • il Vietnam ospita già le produzioni di aziende leader nel segmento delle telecomunicazioni e del broadcasting.

Rispetto a queste economie, l’India sconta un atteggiamento maggiormente protezionistico, che l’ha esclusa da importanti accordi commerciali multilaterali quali il CPTPP e, più recentemente il RCEP, ma presenta gli importanti vantaggi, già ricordati, della dimensione e del potenziale del proprio mercato domestico.

Nuove opportunità per gli esportatori italiani

Dal 2013 al 2022, l’export italiano in India è passato da meno di € 3 miliardi a quasi € 5 miliardi, registrando una crescita media annua del 5%. SACE si attende che il trend proseguirà anche nel biennio 2024 - 25 dopo l’ottimo risultato del 2023 (+11,5% nei primi 8 mesi).

Le prospettive di sviluppo dell’industria manifatturiera favoriranno l’export di prodotti a elevato contenuto tecnologico concentrandosi prevalentemente nel settore della Meccanica strumentale (39% dei valori esportati) e, in particolare, nei comparti delle macchine per il packaging, per l’industria tessile, per la lavorazione di gomma e plastica, pietre e ceramica e metalli.

L’aumento della popolazione e dei redditi disponibili favorirà le vendite di beni di consumo, come quelli del Made in Italy tradizionale (alimentari e bevande, moda, arredo e prodotti per la persona).

L’ampliamento della classe media farà anche crescere la spesa sanitaria della popolazione, con impatti presumibilmente positivi sull’export di dispositivi medici, il cui fabbisogno domestico è attualmente soddisfatto per il 35% dagli acquisti dall’estero, e di prodotti farmaceutici (l’India è tra i principali produttori mondiali di farmaci generici).

Inoltre, i consistenti piani di sviluppo delle infrastrutture per la logistica del Paese rappresentano un ulteriore fattore di stimolo alle importazioni dell’India di prodotti richiesti dal settore delle costruzioni (in primis macchine, ma anche materiali e prodotti chimici).

L’ampio mercato derivante dal processo di transizione energetica dell’India può, infine, riservare diverse opportunità per le aziende italiane appartenenti alla filiera delle tecnologie per le energie rinnovabili e la smart energy. Nel 2021, infatti, l’Italia risultava il secondo esportatore europeo di beni ambientali dietro la Germania – con market share particolarmente elevate nei comparti dei moltiplicatori di velocità, dei dispositivi fotosensibili e degli scambiatori di calore.

Fonte: SACE (Focus on India)

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