Il mercato digitale in Italia è stato trainato da alcune dinamiche: una maggior esigenza di sicurezza e privacy dei dati e delle informazioni aziendali; la migrazione verso il cloud sia infrastrutturale che applicativo; l’adozione di soluzioni innovative per customer experience & engagement; l’utilizzo di sistemi avanzati di analisi dei dati e delle informazioni basati sull’Intelligenza Artificiale.
I Digital Enabler consentono alle imprese di ogni dimensione di entrare in nuovi mercati, di pensare nuovi prodotti, di trasformare produzione e processi e di creare nuovi modelli di business.
Il digitale abilita la sostenibilità delle imprese: consente di ridurre gli sprechi e di operare in una logica di economia circolare, raccoglie e analizza i dati indispensabili per l’ESG rating e riduce i consumi energetici (ad esempio con consolidamento dei datacenter e la migrazione al cloud).
L’aumento più rilevante del 2022 ha riguardato i Servizi ICT (+8,5% e 14,8 miliardi di euro), sostenuto principalmente dai servizi di Cloud Computing e di Cybersecurity. Andamenti particolarmente positivi si sono avuti nel segmento del Software e Soluzioni ICT (+6,2% e 8,6 miliardi di euro).
Il mercato relativo a Dispositivi e Sistemi ha evidenziato una netta inversione di tendenza dopo la crescita consistente del 2021 (-1% nel corso). Ancora in negativo i Servizi di Rete TLC (-2,7%).
Permangono alcune criticità: la carenza di competenze digitali e l’eterogeneità nella diffusione delle tecnologie tra territori e tra classi dimensionali di impresa. Si conferma infatti la correlazione tra dimensioni aziendali e spesa digitale: il trend di crescita degli investimenti in digitale delle piccole e medie imprese italiane permane più lento rispetto a quanto registrato dalle medio-grandi imprese:
- +2,5% per le piccole imprese
- +4,1% per le medie
- +5,9% per le grandi.
Le grandi imprese, con più di 250 addetti, raggiungono il livello base di digitalizzazione nel 97,1% dei casi, mentre le imprese più piccole (10 - 49 addetti) raggiungono il livello base solo nel 67,5% dei casi.
Secondo dati ISTAT, in ambito Cybersecurity il 45,1% delle grandi imprese italiane ha stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici (media UE27: 44,6%); le imprese di minore dimensione hanno raggiunto una quota del 14,4% (media UE27: 22,6%).
Previsioni
Le stime relative al triennio 2024-2026 sono orientate a una crescita ancora più sostenuta e si basano sull’ipotesi di un minore impatto dell’inflazione e su un maggiore impiego delle risorse economiche messe a disposizione dal PNRR per la digitalizzazione. Si prevede una crescita media annua del mercato digitale nel periodo considerato del 4,5%, fino a raggiungere quasi i 92 miliardi di euro nel 2026.
Dalle rilevazioni di NetConsulting cube emerge che i prossimi anni le imprese e istituzioni investiranno principalmente in servizi di Cloud Computing (componente fondamentale di tutte le iniziative tecnologiche degli utenti finali con impatti su flessibilità e scalabilità IT), in piattaforme di Cybersecurity (a fronte dei sempre maggiori rischi informatici) e in soluzioni di Big Data management (per organizzare e gestire l’architettura del patrimonio informativo di imprese e istituzioni pubbliche, presupposto per l’adozione di strumenti per l’analisi evoluta e la valorizzazione dei dati, tra cui spiccano soluzioni di AI/Cognitive).
Trend demografici delle startup e PMI innovative del settore ICT
Secondo l’ultimo rapporto sulle startup e PMI innovative, le imprese registrate nel settore ICT hanno avuto un aumento del 0,12% rispetto all'anno precedente, raggiungendo un totale di 11.253 aziende:
- 1.436 PMI innovative ICT (+11,4% rispetto ad aprile 2022)
- 9.817 startup ICT (-1,34% rispetto ad aprile 2022) delle quali 7.997 imprese sono considerate "ICT-digitali".
I dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, disponibili su startup.registroimprese.it, rivelano che le startup e PMI Innovative nel settore ICT sono principalmente microimprese, con oltre due terzi che impiega fino a 4 addetti. Circa l'80% di queste aziende ha un capitale proprio inferiore a 50.000 euro e un terzo ha un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. Ciò è dovuto al ricambio costante, poiché le imprese consolidate perdono lo status di startup innovativa col passare del tempo.
Secondo uno studio condotto su un campione rappresentativo delle startup e PMI innovative nel settore ICT, i principali filoni di attività sono:
- soluzioni digitali (12,7%)
- soluzioni di IoT (12,5%)
- intelligenza artificiale e machine learning (11,3%)
- industria 4.0 (7,1%)
- mobile app (6,7%).
Altri comparti con un potenziale di mercato significativo comprendono: e-commerce, big data & data science, blockchain, social science, cybersecurity e cripto.
Fonte: Anitec-Assinform