Per colpa dell’italian sounding, nel mondo oltre due prodotti agroalimentari italiani su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese.
E’ l’allarme lanciato da Coldiretti e Filiera Italia alla mostra organizzata in occasione della Summer Fancy Food 2022 di New York. L’esposizione mette a confronto le autentiche specialità nazionali con le brutte copie più diffuse e racconta la differenza tra i piatti della tradizione gastronomica tricolore e quelli storpiati all’estero facendo ricorso a ricette improponibili.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano (la produzione delle copie ha superato quella degli originali). Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago e Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi Parma e San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore.
Vengono contraffatti anche gli extravergine di oliva, le conserve di pomodoro, i vini dal Chianti al Prosecco che è la Dop più imitata (il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo, il Prosek croato).
Tra i maggiori taroccatori del Made in Italy ci sono gli Stati Uniti dove si stima che il valore dell’italiano sounding abbia raggiunto i 40 miliardi di euro. Il 90% dei formaggi di tipo italiano in USA sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. La produzione di imitazioni dei formaggi italiani, grazie a una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, ha superato la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack.
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha commentato: “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale. Ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.
Conflitto Russia - Ucraina
L’industria del falso dilaga in Russia anche per effetto delle sanzioni internazionali che hanno portato Putin a decidere l’embargo sui prodotti agroalimentari occidentali e a potenziare l’industria alimentare locale con la produzione di cibi tarocchi che hanno preso il posto sugli scaffali delle specialità italiane originali.
La chiusura delle frontiere ai formaggi europei e italiani - scattata nel 2014 come ritorsione alle sanzioni internazionali per l’annessione della Crimea - ha favorito la nascita di fabbriche russe specializzate nella lavorazione del latte per coprire la domanda un tempo soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Il nuovo polo caseario del distretto Dmitrovsky, a Nord di Mosca, comprende moderni allevamenti, stabilimenti ad alta tecnologia per la lavorazione del latte, magazzini di stoccaggio e relative infrastrutture. Il maxi-polo ha una potenzialità produttiva di 19 mila tonnellate.
La Russia non riconosce la normativa europea che tutela i prodotti Dop e Igp.
Esportazioni alimentari I trimestre 2022
Le esportazioni alimentari nazionali sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021 con la Germania che è il principale mercato di sbocco in aumento nel trimestre del 9%, davanti alla Francia (+17%) e agli Stati Uniti (+ 21%).
Il vino rappresenta quasi un terzo dell’intero valore dell’export agroalimentare verso gli Stati Uniti (+13% nel primo trimestre 2022). Aumenti a doppia cifra (+16%) anche per l’olio d’oliva, al secondo posto tra i prodotti Made in Italy più amati negli States, davanti alla pasta che mette a segno un balzo del 23%. Bene anche confetture, passate e succhi in crescita del 21%, che precedono i formaggi (+28%, anche se penalizzati dalla larga diffusione delle imitazioni).
Nel Regno Unito (+29%) si è verificato un vero boom che evidenzia come l’export tricolore stia superando le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue.
Dato negativo in Cina con un calo del 18% mentre in Russia, se si considera il solo mese di marzo, le vendite di cibo italiano sono crollate del 35%.
Fonte: Coldiretti