Nel 2019, in un contesto mondiale in cui gli scambi di beni sono in diminuzione rispetto al 2018 (-3 per cento), l’Italia registra un aumento nel valore in euro delle esportazioni (+2,3 per cento) e una diminuzione delle importazioni (-0,7 per cento). Queste dinamiche determinano un aumento dell’avanzo commerciale del nostro Paese che ammonta a 52,9 miliardi di euro (+13,7 miliardi di euro rispetto al 2018).
La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci, misurata in dollari, risulta pari al 2,84 per cento, pressoché invariata rispetto al 2018 (2,85 per cento).
Il principale mercato di sbocco delle nostre esportazioni è l’Unione europea (55,9 per cento), seguita dai Paesi europei non Ue (11,0 per cento) e dall’America settentrionale (10,5 per cento).
Con riferimento ai singoli paesi, Germania e Francia si confermano anche nel 2019 i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,2 per cento e al 10,5 per cento. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 9,6 per cento; seguono Svizzera e Regno Unito (rispettivamente 5,5 e 5,2 per cento).
Rispetto al 2018, i mercati per i quali si sono registrati gli incrementi più consistenti sono:
- Giappone (+19,7 per cento)
- Svizzera (+16,6 per cento)
- Stati Uniti (+7,5 per cento)
- Corea (+6,8 per cento)
- Belgio (+5,7 per cento)
- Regno Unito (+4,7 per cento).
La diminuzione più sostenuta all’export tra i principali mercati di sbocco riguarda la Turchia (-5,1 per cento) e Hong Kong (-3,6 per cento).
Per quanto riguarda i principali raggruppamenti di merci secondo la classificazione Cpa-Ateco 2007, i più ampi saldi attivi si rilevano per macchinari e apparecchi n.c.a. (+50.726 milioni di euro) e prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+23.529 milioni), seguono prodotti delle altre attività manifatturiere (+12.600 milioni), articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+12.055 milioni), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7.440 milioni), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+ 6.422 milioni).
Saldi negativi consistenti si registrano, invece, per computer, apparecchi elettronici e ottici (-12.352 milioni di euro), sostanze e prodotti chimici (-7.558 milioni) e legno e prodotti in legno; carta e stampa (-2.125 milioni).
Le principali tipologie di merci esportate sono i medicinali e preparati farmaceutici e le altre macchine di impiego generale (le esportazioni dei primi crescono del 27,8 per cento rispetto all’anno precedente, mentre per le seconde si registra una contrazione dello 0,7 per cento).
L’analisi per composizione settoriale mostra il notevole peso, nella struttura delle esportazioni di macchinari e apparecchi n.c.a. (17,2 per cento), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (11,9 per cento), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (10,7 per cento), mezzi di trasporto (10,5 per cento) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (7,9 per cento).
Per le importazioni, quote significative si registrano per mezzi di trasporto (11,8 per cento), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (10,5 per cento), prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (10,3 per cento), sostanze e prodotti chimici (9,0 per cento), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (7,8 per cento) e macchinari e apparecchi n.c.a. (7,4 per cento).
Considerando la provenienza territoriale delle merci, si rileva come, nel corso del 2019, il 38,2 per cento delle esportazioni nazionali abbia avuto origine dalle regioni nord-occidentali, il 32,6 per cento da quelle nord-orientali, il 18,0 per cento dalle regioni centrali, il 7,2 per cento dalle regioni del Sud, il 3,1 per cento dalle Isole.
Interscambio commerciale e quote di mercato dell’Italia
Anni 2010-2019, valori monetari in milioni di euro
Operatori all’esportazione
Nel 2019 gli operatori all’esportazione sono 135.760, in lieve diminuzione rispetto al 2018 (-0,8 per cento). I microesportatori (unità con un fatturato annuo all’export inferiore ai 75 mila euro) si confermano la tipologia prevalente: costituiscono il 57,5 per cento del totale, ma contribuiscono al valore complessivo delle esportazioni nazionali solo per lo 0,3 per cento.
Gli operatori, che invece appartengono alle classi di fatturato esportato superiore a 15 milioni di euro, sono 4.636 (3,4 per cento del totale degli operatori), e realizzano il 76,2 per cento delle vendite sui mercati esteri.
Fonte: Annuario Statistico italiano 2020