8 maggio 2017

Esportare prodotti alimentari negli Emirati Arabi Uniti

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Gli Emirati Arabi Uniti importano circa il 90% dei prodotti alimentari e degli alimenti finiti. Pertanto, rappresentano un Paese particolarmente interessante per le imprese italiane del settore, che hanno il vantaggio di poter offrire prodotti di cui il mercato locale riconosce e apprezza l’alto livello qualitativo. Scopri nell'articolo i principali documenti necessari per esportare negli Emirati Arabi.

Esportare prodotti alimentari negli Emirati Arabi Uniti

Perché esportare negli EAU?

L’import di prodotti alimentari negli EAU è destinato a crescere per una serie di fattori, fra cui l’aumento della popolazione residente, la forte domanda di prodotti importati da parte degli stranieri che vivono nel Paese, la significativa espansione del settore turistico e l’alto numero di nuovi hotel e resort aperti negli Emirati Arabi negli ultimi anni. 
Il sistema di distribuzione e di vendita all’ingrosso degli alimentari negli Emirati Arabi Uniti è avanzato, ben attrezzato e diretto. Importatori e produttori di alimenti vendono direttamente ai negozi al dettaglio. Secondo i dati di vendita, circa il 65% delle vendite totali al dettaglio viene realizzata da supermercati e ipermercati. 

Gli Emirati mantengono un sistema di libero scambio e commercio aperto. Il dazio più alto è del 5% sulla maggior parte dei beni. Oltre il 75% dei beni essenziali, inclusi i generi alimentari, godono di un regime esentasse. 

Il settore food sembra destinato a crescere anche in futuro, soprattutto in vista dell’Expo Dubai 2020. All’evento sono attesi 25 milioni di visitatori, il 71% dei quali – per la prima volta nella storia dell’Expo - proverrà da Paesi diversi da quello ospitante: questo significa che gli Emirati Arabi Uniti accoglieranno oltre 17 milioni di turisti, con le prevedibili conseguenze sul “settore Horeca” e dunque sulle importazioni di alimenti e bevande dall’estero. 

Cosa esportare?

Negli Emirati Arabi Uniti non esistono limitazioni all’importazione di prodotti alimentari, eccetto determinate restrizioni per la carne di maiale e per le sostanze alcoliche (che possono essere importate solo da distributori autorizzati). 
Il prodotto alimentare finito maggiormente importato negli Emirati Arabi Uniti è la pasta, mentre nel settore ortofrutticolo è particolarmente elevata la fornitura italiana di kiwi (42% del valore totale nella categoria del settore ortofrutticolo). Altri prodotti che soddisfano la domanda degli Emirati Arabi sono le pesche (32%) e le susine (6%). 
La dipendenza del Paese dall’importazione di alcuni prodotti ortofrutticoli quali pomodori, cetrioli, fragole e datteri si è attualmente ridotta grazia all’aumento della produzione interna di tali prodotti, anche se il valore delle importazioni rimane comunque elevato.
Per quanto riguarda i prodotti di derivazione animale, i prodotti italiani maggiormente importati negli EAU sono formaggi e latticini. Le esportazioni degli stessi, infatti, sono raddoppiate tra il 2008 e il 2013 e la crescita continua ad aumentare. I prodotti più apprezzati sono le mozzarelle e formaggi freschi, seguiti da Grana Padano e Parmigiano Reggiano. 
La vendita di bevande analcoliche negli ultimi anni ha registrato una forte crescita in termini di valore e di volume all’interno del mercato emiratino. I fattori chiave della crescente domanda del settore sono stati il notevole aumento della popolazione negli Emirati Arabi Uniti, la crescita economica, l’aumento del reddito pro capite e i crescenti flussi turistici. 
Tuttavia, la tassa in corso di introduzione sulle bevande analcoliche gasate nei mercati del GCC potrebbe in futuro limitare la domanda. 
Se è vero, infatti, che nel 2012 la maggior parte dei consumatori sono tornati a modelli di consumo precedenti, tuttavia acqua in bottiglia e succhi di frutta/verdura hanno registrato una forte crescita e molti consumatori si sono orientati verso l’acquisto di bevande analcoliche più sane. Le campagne informative adottate da molti governi, che in tutto il mondo hanno sottolineato i danni causati dall’alto contenuto di zuccheri di molte bevande analcoliche, hanno spinto le multinazionali a proporre al mercato prodotti diversi: molti produttori di bibite hanno quindi sviluppato bevande a basso contenuto calorico (o pari a zero), che oggi sono i marchi leader all’interno delle loro categorie. 

Al contempo, l’importazione di vino e bevande alcoliche negli Emirati Arabi Uniti viene fortemente tassata (dazio al 50% oltre ad una eventuale tassa municipale al 30% di cui la bottiglia può essere gravata nella vendita al dettaglio). 
I canali di distribuzione di vino sono fortemente concentrati in quanto sono solo cinque le società autorizzate ad importarlo. Nel rispetto della religione islamica, infatti, il vino è sottoposto ad alcuni vincoli e dunque l’acquisto può aver luogo solo all’interno di punti vendita autorizzati, dotati di una licenza specifica. Il consumo di vino ed alcolici può avere luogo solo all’interno di ristoranti ed alberghi, mentre in alcune parti del Paese (come ad esempio l’Emirato di Sharjah) ne è completamente vietato l’acquisto, il trasporto ed il consumo. 

Il caso della carne e la certificazione HALAL

In tutti i Paesi Islamici è consentita esclusivamente l’importazione di carne ovina e bovina (o di prodotti che la contengono) macellata secondo il rito HALAL. Le norme doganali di tali Stati prevedono altresì l’obbligo di certificazione di provenienza e di corretta macellazione (certificato HALAL) per tutti gli alimenti contenenti carni.
L’adozione della certificazione HALAL è presupposto necessario per esportare prodotti verso paesi islamici. Quanto agli Emirati Arabi Uniti, la certificazione HALAL è obbligatoria per la carne ed i prodotti contenenti carne, mentre è facoltativa per gli altri prodotti alimentari e può essere richiesta espressamente dall’importatore.
L'importazione e la vendita di carne di maiale è consentita, ma strettamente regolamentata. Etichette per tali prodotti devono essere conformi ai requisiti generali in materia di etichettatura e devono avvertire chiaramente che il prodotto contiene carne di maiale. 

Come esportare? I documenti  e i certificati necessari

Quanto ai documenti necessari al fine di esportare prodotti, nello specifico agroalimentari, nel mercato emiratino, essi sono i seguenti:

Fattura commerciale
Redatta in inglese o in lingua araba, allegata in originale (3 copie).

Packing list
Redatta in inglese o in lingua araba, allegata in originale. E’ il documento che riporta il numero e il dettaglio dei colli, la designazione delle merci, eventuali marchi.

Certificato di origine
Rilasciato sul modello comunitario e vistato dalla competente Camera di Commercio del paese d’origine.

Certificato Di Analisi
Rilasciato da laboratorio accreditato, completo dei report dei test microbiologici e chimico-fisici e indicazione di origine del prodotto. Va allegato in originale, sottoscritto dal responsabile del laboratorio.

Certificato HALAL
Rilasciato da enti autorizzati nel Paese di esportazione, come ad esempio il Comitato Etico composto da responsabili musulmani qualificati sulla dottrina islamica in materia alimentare.

Certificato veterinario 
Per prodotti di origine animale, rilasciato dai Servizi veterinari della Regione di appartenenza. Obbligatorio per la carne.

Certificato fito-sanitario 
Per vegetali e sementi, rilasciato dai Servizi fitosanitari della Regione di appartenenza.

Certificato sanitario 
Per pesci, crostacei ed altri alimenti, rilasciato dai Servizi sanitari della Regione di appartenenza.

FREE SALE certificate
Per prodotti medicinali e alimentari, rilasciato dalla CCIAA competente.

Certificato di contenuto di diossina 
Per carne di pollo e latticini.

Certificato di conformità 
Per i prodotti regolamentati.

Occorre poi che la fattura commerciale, il certificato di origine e gli altri certificati relativi alla merce esportata vengano legalizzati, mediante vidimazione ad opera della Camera di Commercio Italo-Araba, la quale ha istituito una nuova procedura di vidimazione dei documenti di accompagnamento all’export. Tale procedura è subordinata all’iscrizione annuale da parte delle imprese italiane all’iscrizione al Registro degli Esportatori, istituito dalla Camera di Commercio Italo-Araba. 

Le norme sull’etichettatura alimentare negli UAE

La Gulf Standard GSO 9/2007 è l’attuale normativa regolante l’etichettatura dei generi alimentare negli UAE.

Gli imballaggi esterni dei prodotti alimentari destinati all’esportazione negli Emirati Arabi Uniti devono indicare obbligatoriamente il Paese d’origine e devono riportare le eventuali istruzioni per lo stoccaggio e la manipolazione in lingua araba. Gli imballaggi devono essere a prova di pioggia, di escursioni termiche, di furto e di danneggiamento. Gli eventuali imballaggi in legno utilizzati per la spedizione devono essere sani, trattati e timbrati in conformità alla normativa fitosanitaria internazionale.

L’etichettatura dei prodotti alimentari destinati all’export negli Emirati Arabi Uniti deve riportare:

Lista degli ingredienti
In ordine decrescente di contenuto, in inglese e in lingua araba.

Contenuto netto

Additivi 
eventualmente contenuti, con il nome o la sigla.

Origine di tutti i grassi animali 
Devono essere obbligatoriamente di origine HALAL, come si è detto ampiamente sopra

Data di produzione e data di scadenza
Le date non possono essere scritte a mano, devono essere stampate su scatola, possibilmente punzonate;

Paese di origine

Nome e indirizzo dell’importatore/distributore

Lotto di produzione

Raccomandazioni speciali per la conservazione

Eventuali istruzioni per l’uso

Obbligatoria è anche l’etichetta indicante la tabella nutrizionale, tranne che per alcuni prodotti specificamente indicati (prodotti poveri di calorie, frutta e verdura fresche, acqua minerale, additivi, prodotti non venduti direttamente al consumatore, prodotti il cui packaging è inferiore ai 10 cm).
Se il prodotto è biologico occorre segnalarlo in etichetta ed il prodotto è soggetto a registrazione. 
L’etichettatura dei prodotti alimentari deve essere approvata dalla Municipality dell’Emirato di destinazione. 

Emirati Arabi Uniti e sicurezza alimentare 

Nell’aprile del 2013, la Municipalità di Dubai si è spesa per la progettazione di un sistema di sicurezza alimentare che fosse il più completo possibile, così che gli altri Paesi appartenenti al GCC fossero anch’essi incoraggiati ad usarlo come modello. Si tratta del cosiddetto Dubai Food Code.

Questa parte del Codice alimentare si basa sul principio che la sicurezza alimentare è garantita al meglio attraverso l'identificazione ed il controllo dei rischi nella produzione e nel trattamento degli alimenti, come descritto nella analisi dei rischi e punti critici di controllo (HACCP). 

Tutti i prodotti alimentari importati ed i materiali a contatto con tali alimenti sono ispezionati dal Dipartimento di Food Control al porto di entrata. Sono presenti dei funzionari autorizzati a verificare i documenti e a raccogliere campioni per analisi di laboratorio, se necessario, e per assicurare la loro conformità alle norme e ai regolamenti vigenti in loco in materia. 

Al porto di ingresso, gli importatori di prodotti alimentari devono presentare i certificati sanitari per ogni partita di cibo che indichino chiaramente: 

  • i quantitativi e le descrizioni dei prodotti alimentari importati; 
  • che i prodotti importati sono prodotti secondo i requisiti dell’Emirato di Dubai; 
  • le partite di carne cruda e pollame devono essere accompagnate da certificati Halal di macellazione.

Lo stabilimento alimentare deve garantire che i requisiti aggiuntivi, i documenti giustificativi e / o i report analitici di laboratorio sono stati richiesti per l'importazione di prodotti alimentari specifici all'atto della domanda di licenza d'importazione. 
Infine, materiali a contatto con gli alimenti devono essere accompagnati da certificati rilasciati da un laboratorio competente che indica che i materiali sono adatti all’ambito alimentare.

Inoltre, a partire dal 2012 è operativa in tutti i Paesi Arabi del Golfo Persico la piattaforma informatica Gulf Rapid Alert System For Food (Grasf), che, sulla scorta del modello europeo (RASFF), si conferma essere il metodo più efficace per la gestione della sicurezza degli alimenti in tali paesi. Il coordinamento del modello GRASF è affidato alla Commissione per la Sicurezza Alimentare presso il Consiglio per la Cooperazione nel Golfo (GCC), con sede a Riyadh (Arabia Saudita).

Dalla sua costituzione fino ad oggi, il GRASF ha consentito alle Autorità dei Paesi del Golfo di coordinare in tempi rapidi l’informazione, la valutazione e la gestione del rischio, anche in seguito alle notifiche di respingimento delle merci alle frontiere o di allerta segnalate sul territorio.  Tale sistema, infatti, facilita notevolmente il flusso di notizie tra le agenzie governative deputate alla sicurezza alimentare in relazioni a contaminazioni o problematiche alimentari, con l’obiettivo di coordinare le azioni di ritiro o di richiamo dei prodotti non conformi per poi mitigare i danni nei confronti dei consumatori. Le notifiche riportano i dati relativi al rischio individuato, i prodotti coinvolti con indicazione del codice di lotto e della partita, oltre ai nominativi degli operatori che ne hanno seguito la produzione e/o la distribuzione. 
Tuttavia, il Dubai Food Code nulla dice in materia di sanzioni alimentari per comportamenti contrari alle disposizioni ivi contenute.
Va ad integrare e supplire tale vuoto normativo il codice penale degli Emirati Arabi Uniti del 1987, il quale, all’art. 423, afferma che “Fatta salva l'eventuale sanzione più grave, la detenzione e una multa o una di queste due sanzioni sono applicate a colui che tradisce la propria parte contraente nella genuinità, nella natura o nelle qualità sostanziali di merci, negli elementi della loro composizione, o nella provenienza dei prodotti nei casi in cui queste cose sono considerate cause fondamentali di amministrazione, o nella quantità, numero, misura, scala, peso, capacità o nei prodotti stessi, se gli articoli consegnati sono diversi da quelli contratti su. La stessa pena si applica a chiunque importa, acquista o circola tali beni a scopo di negoziazione, conoscendone la loro realtà.”

Avv. Stefano Meani
Dott.ssa Beatrice Terrenghi

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