26 agosto 2013

Esportare agro-food in Sudafrica

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Il Sudafrica è un promettente mercato che coniuga un’infrastruttura economica di standard occidentale con un mercato in crescita. Rappresenta un quarto dell’economia del continente e un’importante porta di ingresso per gli altri mercati dell’area.

Esportare agro-food in Sudafrica

La popolazione del Sudafrica (poco più di 50 milioni di abitanti) è caratterizzata dalla multietnicità. La legge sudafricana riconosce quattro macro-categorie etniche: neri, bianchi, "coloured" (etnie di origine mista) e asiatici.

La distribuzione del reddito presenta enormi differenze e la segmentazione in classi sociali, etnie e lingue (11 riconosciute: Afrikaans, Inglese, Ndebele, Sotho, Pedi, Swazi, Tsonga, Tswana, Venda, ‎Xhosa, Zulu) è un fattore che non facilita l’accesso agli operatori stranieri.

Circa un quinto dei Sudafricani hanno il potere economico per accedere ai prodotti di importazione. Questi consumatori, concentrati prevalentemente nelle aree metropolitane, manifestano sensibilità per una alimentazione salutare e per la qualità degli alimenti e richiedono prodotti con marchi forti.

La GDO è ben organizzata nei centri urbani ed è la forma di commercio prevalente (a differenza di quanto avviene negli altri stati africani).

La comunità italiana è costituita da circa 85.000 persone, mentre si stimano in più di 100.000 quelle di origine italiana. La nostra cucina è molto apprezzata come testimoniano i numerosi ristoranti italiani presenti nel Paese.

Il Sudafrica è un Paese che ha sviluppato, a causa dell’isolazionismo in cui è vissuto per anni, un’economia piuttosto solida, diversificata ed autosufficiente. Per quanto riguarda il comparto alimentare si stima che, anche in funzione della favorevole posizione geografica, più del 90% dei prodotti in vendita abbiano origine locale. Ciononostante le percentuali di crescita dei prodotti agroalimentari italiani importati presentano da anni valori positivi.

Settore eno-agroalimentare

Il Sudafrica è un esportatore netto in alcuni comparti (in particolare prodotti ortofrutticoli e vino). Per i prodotti ortofrutticoli il vantaggio commerciale risiede nell’alta qualità e varietà della produzione, ma anche nella posizione geografica, che permette di soddisfare la domanda dei mercati occidentali durante l’inverno.

Il settore vitivinicolo rappresenta un’eccellenza; in pochi anni i produttori locali sono riusciti a produrre vini di altissima qualità a costi contenuti (oggi il Sudafrica è tra i primi 10 Paesi produttori ed esportatori di vino). Altri settori agroalimentari importanti sono quelli dei cereali, della carne e dei prodotti ittici.

In Sudafrica la tradizione nella lavorazione del prodotto alimentare non è molto radicata, e quindi le prospettive di mercato riguardano in particolare prodotti quali frutta e ortaggi lavorati, succhi, salse, sughi, condimenti, marmellate, frutta secca, cioccolato.

Inoltre si stimano buone prospettive per i prodotti biologici e la frutta come primizia, considerando l’alternanza delle stagioni nell’emisfero boreale rispetto a quello australe.

Negli ultimi anni è anche molto cresciuto il consumo, e quindi l’importazione, di olio di oliva e, in particolare, di quello extravergine; in crescita anche le importazioni di pasta, in tutte le sue forme, e di dolci.

A causa della complessità nell’etichettatura e nella documentazione, per l’azienda italiana che desidera avviare un processo di esportazione la conoscenza della legge locale è indispensabile ed è quindi fondamentale avvalersi di un partner locale affidabile ed esperto.

Accordi commerciali e autorizzazioni doganali

Il Sudafrica è membro del WTO e della Southern African  Development Community (SADC) - di cui fanno parte anche Angola, Botswana, Congo, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbawe. La SADC rappresenta una forma di integrazione economica regionale ed un’area di libero scambio.

Il Sudafrica e l’UE, nel 2012, hanno siglato un accordo commerciale in base al quale è prevista entro 12 anni la quasi completa liberalizzazione dell’import-export tra le due aree.

Il quadro normativo e giuridico è in fase di completa revisione. La normativa in tema alimentare è derivata in gran parte da quella britannica (indirettamente quindi anche da quella dell’Unione Europea).

Il sistema dei dazi è piuttosto articolato: per alcuni prodotti alimentari essi sono piuttosto elevati (bevande, preparazioni a base di cereali, carne). Da approfondire, per alcune tipologie di prodotto, la necessità della licenza di importazione; infatti, annualmente il Department of Trade and Industry pubblica un elenco delle merci sottoposte a licenza di importazione. La politica attuale comunque privilegia barriere di tipo tariffario.

Il Department of Trade & Industry regola il sistema di autorizzazione delle importazioni.

Gli importatori devono registrarsi al South African Revenue Service (www.sars.gov.za), per ottenere il codice identificativo doganale indispensabile per la compilazione della documentazione.

Il modulo di domanda deve essere compilato in inglese e presentato in una sola copia. Il tempo di elaborazione della domande e le tasse variano in base alla tipologia di merce.

I richiedenti devono essere residenti in Sud Africa o avere un posto di lavoro stabile nel Paese; in caso contrario, devono nominare un agente doganale sudafricano.

Dopo la registrazione, il South African Revenue Service fornisce al richiedente dei dati che devono essere indicati in tutte le comunicazioni con la SARS. Il periodo di validità della registrazione è illimitato.

Le modifiche delle indicazioni di cui alla domanda devono essere segnalate al South African Revenue Service entro sette giorni dal loro verificarsi.

La registrazione è sempre necessaria, a meno che l'importatore disponga di un esercizio commerciale in un Paese BLNS (Botswana, Lesotho, Namibia e Swaziland), oppure risieda in uno di tali Paesi, oppure ancora se il valore di ciascuna partita importata è inferiore a 20.000 ZAR (1€ = 13,44 ZAR valore agosto 2013) ed in un anno vengano effettuate fino ad un massimo di tre spedizioni. Tale documento è necessario per lo sdoganamento.

Il South African Bureau of Standard (SABS) è l’ente incaricato della standardizzazione e del controllo della qualità dei beni e servizi; esso elabora le norme tecniche e ne controlla l’applicazione.

Gli imballaggi in legno destinati al Sudafrica devono essere trattati e marcati secondo la normativa NIMP n. 15.

Documentazione necessaria per l’esportazione in Sudafrica

  • Fattura commerciale (in inglese, in 4 copie di cui una originale)
  • Polizza di carico
  • Certificato di circolazione EUR 1 (per poter beneficiare del regime preferenziale che si applica ad alcuni prodotti, tra cui anche prodotti alimentari)
  • Modulo DA59 (Certificato di origine rilasciato dalle rappresentanze consolari nei casi di richiesta di applicazione di dazio inferiore a quello ufficiale e per le merci che possono essere soggette a dazi antidumping o a misure di protezione)
  • Assicurazioni
  • Packing list
  • Certificati specifici in base alla tipologia della merce
  • Registrazione presso la South African Revenue Service.

Certificati per l’esportazione di prodotti di origine animale

La normativa relativa ai certificati da esibire in fase di importazione dei prodotti alimentari è in continua evoluzione; è fondamentale attenersi, come anche per l’etichettatura del prodotto, alle indicazioni fornite dall’importatore.

Carni e prodotti a base di carne: l’importazione dall’Unione Europea, è permessa per la carne suina, mentre per quella bovina, a causa della Encefalopatia spongiforme bovina, è vietata. Documenti necessari: Certificato sanitario per l’esportazione di prosciutti, salami, pancette, coppe e altri prodotti a base di carne suina stagionati (Veterinary health certificate for ham, salami, pancetta and coppa or other fermented or cured pig meat product from Italy into South Africa) - il format specifico per il paese è disponibile nel sito del Ministero della Salute.

Latte e prodotti a base di latte: Certificato d’origine e sanità per l’esportazione di latte e prodotti a base di latte (Origin and health certificate for the export of milk and milk products) – il format generale è disponibile nel sito del Ministero della Salute

Frutta, legumi, sementi ed altri vegetali - Certificato fitosanitario rilasciato dal servizio fitosanitario della Regione di appartenenza.

Vini ed alcolici - Certificato di analisi e certificato di purezza rilasciati dai laboratori enologici (per quelli accreditati si veda quanto riportato dal Ministero per le Politiche agricole aggiornamento agosto 2013)

Nel caso di organismi geneticamente modificati (OGM) sono richieste procedure specifiche.

Etichettatura dei prodotti alimentari

Nel 2012 è stata regolamentato il sistema di etichettatura. La normativa è articolata e può essere variamente interpretata; alcuni requisiti si presentano in conflitto o contraddizione tra loro; gli enti predisposti al controllo appartengono a diversi dipartimenti (es. un ente è responsabile per l’etichettatura degli additivi e contaminanti, un altro di quella per i prodotti agricoli, ecc.); una commissione ad hoc ha la responsabilità per l'etichettatura ingannevole e pubblicitaria.

Un altro ente (Suth African Bureau of Standards - SABS) regola le dichiarazioni di quantità per i prodotti preconfezionati in base alla legge sulla Metrologia del Commercio. Ad esempio, l’etichettatura di un succo di frutta contenente vitamine è regolamentata da più normative.

Questo crea delle barriere all’importazione, in quanto non tutti i produttori sono disposti a studiare etichette ad hoc per il mercato sudafricano, relativamente contenuto.

La lingua utilizzata per l’etichettatura degli alimenti è l’inglese (sono ammesse etichette anche nelle altre lingue ufficiali). Tra le informazioni obbligatorie previste nelle etichette:

  • nome e indirizzo del produttore
  • nome ed indirizzo dell'importatore o distributore
  • istruzioni per il consumo
  • contenuto netto
  • paese di origine
  • identificazione del lotto
  • data di scadenza
  • analisi dei nutrienti per 100 g (100 ml di liquidi)
  • elenco degli ingredienti, compresi coloranti, conservanti, additivi, aromi, spezie (gli ingredienti devono essere elencati per ordine decrescente di massa)
  • elenco degli eventuali allergeni comuni (glutine, latte uova, soia, frutta secca, ecc.)

Per quanto riguarda le descrizioni ingannevoli la norma è molto rigida. Ad esempio, sono vietate sulle etichette e sulle confezioni:

  • parole o immagini, marchi, logo, o descrizioni che creino l’impressione che i cibi siano garantiti da operatori sanitari, organizzazioni, istituti o fondazioni
  • parole e frasi come "ricchi di", "fonte eccellente", "buona fonte", "arricchito con X", "con aggiunta di X", "X libero", "nutriente", "sano", "nutrimento completo”, "alimentazione equilibrata" o altre parole o simboli che implichino la pretesa salvaguardia della salute o una qualsiasi valenza medicinale del prodotto.

Altre dichiarazioni come: fresco, naturale, puro, originale, autentico, vero, genuino, fatto in casa, prodotto di fattoria, tradizionale, fatto a mano, selezionato, più fine, o qualsiasi altra parola o immagine che trasmettano concetti simili sono vietati a meno che i prodotti siano conformi ai criteri definiti.

Il mancato rispetto della normativa in materia di etichettatura dei prodotti alimentari è punito molto severamente (sia per i produttori che per i rivenditori).

Per quanto riguarda i vini (e più in generale i prodotti di origine vitivinicola es. brandy) sono previste delle regole specifiche; un apposito comitato, che fa riferimento ad uno specifico standard, deve approvare le etichette prima che possano essere utilizzate.

Tra le indicazioni obbligatorie: tipologia di vino, grado alcolico, nome e indirizzo o numero di codice del produttore/importatore, denominazione di origine o nome della zona geografica di origine, cultivar utilizzate, indicazione dell’annata, ecc.

Le informazioni obbligatorie devono essere chiaramente distinte dalle altre informazioni in etichetta.

Monica Perego

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