L’export italiano è diversificato a livello territoriale. Ogni provincia presenta peculiarità produttive ed è proprio tale livello di specializzazione a rendere il Made in Italy un unicum nello scenario mondiale.
I dati pubblicati a dicembre 2020 evidenziano per i primi 9 mesi dell’anno un forte calo dell’export su quasi tutto il territorio nazionale rispetto allo stesso periodo del 2019 (-12,5%).
L’area che nel complesso ha risentito meno delle ripercussioni negative sulla domanda dei propri prodotti da parte di Paesi stranieri è stata quella che già nel 2019 aveva registrato una crescita superiore rispetto alla media nazionale: il Mezzogiorno.
Questo risultato è stato possibile grazie a due fattori:
- la propensione per l’agroalimentare dell’export del Meridione
- la performance eccezionale dell’export del Molise, che nonostante lo shock pandemico, è cresciuto di oltre il 30%.
In Campania, Puglia, Abruzzo, Basilicata, Molise e Calabria il tasso medio di crescita del comparto di alimentari e bevande nei primi nove mesi del 2020 è stato del 10,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, contro la media nazionale pari all’1,3%.
Si osserva una tenuta del Sud Italia superiore a quella del Nord. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte, pur continuando a giocare ruoli da protagoniste per l’export nazionale, hanno visto un calo in quasi tutti i settori esportativi, in particolare nella meccanica e nel tessile e abbigliamento. Il comparto agroalimentare, anche in queste regioni, è quello che ha saputo contenere maggiormente gli effetti negativi.
La meccanica strumentale ha subito una contrazione in tutte le regioni d’Italia, provocando in particolare una flessione in quelle, come Lombardia e Piemonte, per le quali il settore è significativamente importante.
Andamento delle esportazioni regionali
La performance eccezionale del Molise (+31,4%) è scaturita dai picchi dei settori dell’estrattiva (+11.986%), della farmaceutica (+396%), nonché dai primi due settori in termini di valore della regione: i mezzi di trasporto (+63,9%) e gli alimentari e bevande (+30,5%).
La Liguria nei primi nove mesi del 2020 ha registrato un andamento positivo dell’export, grazie a movimentazioni occasionali verso gli Stati Uniti nel comparto della cantieristica navale.
Sempre nello stesso periodo, l’export dell’Emilia-Romagna (-10,6% rispetto allo stesso periodo del 2019) e del Veneto (-11,0%) è riuscito a mantenersi meno negativo della media nazionale grazie, anche in questo caso, al comparto degli alimentari e bevande.
In Toscana il settore dei metalli e quello della farmaceutica nei primi nove mesi del 2020, nonostante lo shock pandemico, hanno registrato una crescita di oltre il 40%, garantendo la generale tenuta dell’export. Questi risultati hanno permesso alla Toscana di raggiungere il Piemonte in termini di valore esportato (ora sono separate da meno di 300 milioni di euro).
In Sicilia e Sardegna nel 2019 il settore dei raffinati copriva il 56,1% e l’82,6% del totale delle loro esportazioni, dunque il crollo delle vendite per questo settore, nell’ordine di quasi il 34% e del 48%, ha causato un risultato complessivo molto negativo.
A livello provinciale ha spiccato il comparto del tessile e abbigliamento della provincia di Arezzo che, al contrario del settore in generale - attestatosi a livello nazionale a -21,5% (gennaio-settembre 2020 vs. gennaio-settembre 2019) - è riuscito a mantenersi stabile (+0,2%).
Un eccezionale risultato è stato raggiunto anche dalla provincia di Forlì-Cesena che nel comparto mobili è riuscita a crescere (+8,7%) grazie alla domanda dei consumatori francesi, che nei primi 9 mesi del 2020 hanno acquistato oltre il 55% del totale dei prodotti.
Carlotta Fumei e Stefano Gorissen
Fonte: SACE - Simest
SACE – Simest ha pubblicato schede regionali che presentano il valore dell’export, i settori di punta e le performance storiche dell’export regionale con dati di dettaglio a livello provinciale.