1 marzo 2022

Crisi Russia-Ucraina: aggiornamento Confindustria

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Centro Studi di Confindustria ha pubblicato informazioni per le imprese in merito alla crisi internazionale generata dall’invasione russa dell’Ucraina.

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La rapida escalation della “guerra del Donbass” iniziata nel 2014, ha portato il Presidente russo Vladimir Putin a riconoscere  la Repubblica Popolare di Lugansk e la Repubblica Popolare di Donetsk e a avviare operazioni militari nel territorio ucraino, dando il via al conflitto.

Il 21 febbraio gli Stati Uniti hanno adottato una prima tranche di misure sanzionatorie. Il 23 febbraio hanno fatto seguito i primi pacchetti varati da UE e Gran Bretagna, rafforzati poi il 25 febbraio.

Interscambio commerciale Italia- Russia

Secondo elaborazioni del Centro Studi di Confindustria la Russia rappresenta l’1,5% dell’export italiano di beni (rispetto al 2,7% del 2014, anno delle prime sanzioni introdotte a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia), interessando oltre 11mila imprese e il 3% dell’import (5,2% pre-2014).

Le sanzioni legate all’annessione della Crimea hanno colpito tutti i principali settori italiani, con picchi significativi nei beni di consumo: dall’arredamento (8% pre sanzioni - 3% nel 2021), al legno (5,5%; 1,1%), all’abbigliamento (7,3% - 3,8%) ai prodotti in pelle (4,6% - 1,7%).

Dal lato dell’import, circa un quinto degli acquisti italiani di gas e petrolio è di provenienza russa.

Investimenti

La Russia accoglie il 2,4% dello stock italiano di capitali investiti nel mondo. I capitali italiani hanno realizzato 442 sussidiarie che occupano circa 34,7 mila addetti e producono un fatturato pari a 7,4 miliardi di euro, crescendo mediamente del +7,5% negli ultimi sei anni, molto più di quanto accaduto alle controllate nei paesi extra-UE (+2,2% nello stesso periodo) e negli Stati Uniti (+5,2%), primo paese extra-UE per presenza delle multinazionali italiane.

Un peso molto più ridotto hanno i capitali russi investiti in Italia, appena lo 0,1% dello stock totale ricevuto dal nostro Paese. Le multinazionali russe rappresentano soltanto lo 0,3% delle multinazionali estere sul territorio nazionale e producono poco più dell’1% del fatturato, per un ammontare superiore agli 8 miliardi di euro.

Impatto delle sanzioni sull’export italiano

Il blocco all’export riguarda 321 milioni di euro di vendite italiane in Russia nel 2021, pari al 4,2% dell’export italiano in Russia e allo 0,06% dell’export totale dell’Italia nel mondo.

Per il complesso dei prodotti colpiti, l’esposizione italiana al mercato russo, cioè il peso della destinazione Russia sull’export totale dell’Italia di quei prodotti nel mondo, è pari all’1,5% nel 2021.

L’importanza del mercato russo per i prodotti italiani colpiti dalle sanzioni risultava già in calo nel 2021, in confronto con il triennio precedente quando le vendite ammontavano a 427 milioni di euro in media all’anno.

Per specifici comparti, l’export verso la Russia dei beni colpiti dalle sanzioni rappresenta una quota rilevante rispetto al totale delle esportazioni di quei beni nel mondo. Tra i principali prodotti colpiti dal blocco, definiti come quelli con un export di almeno 5 milioni di euro in Russia, infatti, ce ne sono alcuni per cui il peso del mercato russo supera il 10% del totale. Si tratta di macchinari, anche ad alta tecnologia, come: parti di satelliti da telecomunicazione; apparecchi di distillazione o di rettificazione; parti ed accessori di apparecchi a raggi X.

Fonte: Centro Studi di Confindustria

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