3 aprile 2014

Crisi in Crimea: prime ritorsioni economiche

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L’annessione della Crimea alla Russia ha provocato la più grave crisi diplomatica dalla fine della "guerra fredda". Gli analisti si chiedono quale direzione prenderà l’Ucraina dopo le elezioni di maggio e come si modificheranno le relazioni USA-UE-Russia.

 

Crisi in Crimea: prime ritorsioni economiche
  • Il FMI ha annunciato di aver concordato con il governo di Kiev un piano di aiuti (Stand-By Arrangement) per 14-18 miliardi di dollari per sostenere il piano di riforme economiche necessarie per ristabilire l’equilibrio macroeconomico del paese. Kiev deve rimborsare nel 2014 scadenze sul debito estero pubblico per 6,5 miliardi di dollari. Il piano prevede l’adozione di un cambio flessibile e la riduzione del deficit pubblico entro il 2016 al livello target del 2,5%.
  • La Commissione Europea ha approvato un pacchetto di aiuti all’Ucraina di 11 miliardi di euro nei prossimi due anni (3 miliardi di finanziamenti agevolati, prestito BEI da 3 miliardi tra il 2014 e il 2016, prestito EBRD da 5 miliardi). Ulteriori fondi per 3,5 miliardi di euro potrebbero arrivare dalla Neighbourhood Investment Facility.
  • La Commissione Europea ha deciso di tagliare i dazi doganali che pesavano sull’export ucraino di prodotti agricoli e industriali. Il valore annuale di questa misura di sostegno produrrà circa € 500 milioni di riduzioni tariffarie. Il trattamento preferenziale si applicherà dalla data in cui sarà approvato fino al 1° novembre 2014, o fino all’entrata in vigore dell'accordo di associazione Ue-Ucraina (la firma della parte economica dell’accordo è stata rinviata a dopo le elezioni di maggio in Ucraina e nell’UE).
  • La Germania si è dichiarata contraria all’inasprimento delle prime sanzioni economiche decise dall’Unione Europea contro la Russia, essendo questa il suo primo partner commerciale. Nel 2013 le esportazioni tedesche verso la Russia hanno superato i 36 miliardi di euro (gli investimenti della Germania in Russia raggiungono invece i 19 miliardi di euro). Da segnalare che, nel 2013, l’Italia è stato il secondo paese dell’Eurozona per esportazioni verso la Russia, con 10,8 miliardi di euro.
  • Anche la Moldova deve fronteggiare le spinte separatiste della Transnistria, che ha ventilato l’ipotesi di adesione alla Russia in analogia con quanto accaduto in Crimea.
  • Gazprom ha annunciato un incremento del 35% del prezzo del gas per l’Ucraina a partire dal prossimo mese di maggio, in relazione al mancato pagamento delle precedenti forniture per circa 1,55 miliardi di dollari. Il prezzo del gas passerà da 268,5 a 385,5 dollari.
  • In Ucraina ci sono circa 40mila chilometri di gasdotti, e Kiev incassa circa tre miliardi di dollari all'anno dalle tasse di transito del gas diretto in Europa.

Ma le tensioni Ucriana – Russia hanno pesanti ripercussioni anche su scala planetaria:

  • dal 1° marzo 2014 il Bureau of Industry and Security (BIS) statunitense ha bloccato il rilascio di nuove licenze all’export ed al re-export verso la Russia di beni dual-use (commercializzati per usi civili, ma con possibili applicazioni belliche)
  • i leader del G7, riuniti all’Aja, hanno deciso di escludere la Russia dal prossimo G8
  • l'Alleanza atlantica ha attivato il pattugliamento con aerei radar nei cieli dei paesi baltici e aumentato la presenza navale nel Mar Nero. La Nato ha inoltre sospeso ogni cooperazione pratica, civile e militare, con la Russia.

Dopo la fine della “guerra fredda”, varie crisi internazionali hanno messo alla prova la solidità della ritrovata collaborazione Stati Uniti – Russia (l’Iraq, il Kosovo, la Georgia). Ma l’annessione russa della Crimea sembra essere un’altra storia…

Enrico Forzato

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