22 settembre 2022

Cresce l’export dei prodotti agroalimentari biologici italiani

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Agli stati generali del biologico, promossi all’interno di SANA, presentata la ricerca sul bio Made in Italy con dati aggiornati sull’export.

Cresce l’export dei prodotti agroalimentari biologici italiani

L’Italia può contare su quasi 2,2 milioni di ettari di superficie dedicati al biologico, la più alta percentuale di superfici bio sul totale (17%), a fronte della quota media UE ferma al 9% (molto lontana dall’obiettivo del 25% della strategia Farm to Fork per il 2030). Crescono gli operatori biologici impiegati nel settore: sono 86.144 (+5,4% rispetto al 2020).

Secondo l’indagine condotta su 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% (anno terminante giugno) rispetto all’anno precedente.

Rispetto a 10 anni fa il bio Made in Italy sui mercati internazionali è quasi triplicato (+181%) e la quota di export sul paniere Made in Italy, oggi al 6% sull’export agroalimentare italiano totale, era al 4% dieci anni fa.

L’81% delle esportazioni totali bio riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (+16% rispetto al 2021), il vino pesa per il restante 19% (nell’export agroalimentare in generale, l’incidenza del vino è del 13%).

Le esportazioni di vino bio Made in Italy hanno raggiunto 626 milioni di euro (+18% rispetto al 2021) e rappresentano una quota dell’8% sul totale dell’export vitivinicolo italiano (il food “si ferma” al 6%).

Mercati di destinazione

Secondo l’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio, le principali destinazioni in Europa per il food italiano BIO sono la Germania (indicata dal 63% delle aziende), la Francia (46%) e il Benelux (34%).

La Germania guida anche il segmento del vino (67%), seguita dai Paesi Scandinavi (61%) e dal Benelux (59%). Al di fuori dei confini comunitari i principali mercati sono: Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il wine. In quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone. 

Secondo le imprese intervistate, i mercati più promettenti per l’export bio made in Italy saranno Germania, Paesi del nord Europa  e Stati Uniti per il food, a cui si aggiungono Canada e Regno Unito per il vino. Tra i Paesi a maggior potenziale figurano anche Giappone, Cina e Corea del Sud, mercati che negli ultimi anni stanno sperimentando una forte crescita della domanda di prodotti bio.

A conferma della centralità dell’export, le aziende intendono aumentare la loro esposizione sui mercati esteri, sia individuando nuovi mercati di destinazione (strategia “molto importante/importante” per l’80% delle aziende) sia aumentando la quota di fatturato da realizzare all’estero (76%).

l 50% delle aziende food bio intervistate prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato legato all’export, quota che sale al 75% con riferimento al vino. Più “contenute” le previsioni di crescita sul mercato interno (almeno per il food).

Fondamentale sarà anche investire sulla sostenibilità dell’azienda (segnalata dal 76%), ma anche diversificare i canali di vendita per intercettare una più ampia platea di consumatori (75%) e investire nel canale e-commerce (51%).

Gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei prodotti bio all’estero sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

Fonte: Nomisma

 

 

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