Nel 2022 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra una crescita dell’11,5% rispetto al 2021. Questo risultato è sintesi di un forte aumento dei valori medi unitari (+9,5%) e di un incremento meno ampio dei volumi scambiati (+2,3%). Anche il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un deciso aumento (+15,3%), mentre si riducono gli investimenti diretti esteri (-12,4%).
L’Italia registra, nel 2022, un forte aumento del valore in euro delle merci esportate (+20,0%) e delle merci importate (+36,4%).
La crescita quasi doppia delle importazioni rispetto alle esportazioni determina un deficit della bilancia commerciale di -30,7 miliardi di euro (nel 2021, il saldo commerciale era +40,3 miliardi). A contribuire al disavanzo commerciale è soprattutto la componente energetica, per effetto del forte rincaro dei valori medi unitari dei prodotti energetici, accentuato dal conflitto in Ucraina. Al netto di tale componente, il saldo commerciale si attesta a +80,6 miliardi nel 2022 (+88,7 miliardi nel 2021).
La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione (2,65%, da 2,79% nel 2021), in particolare:
- Altri paesi africani (da 1,56% a 1,20%)
- Unione Europea (da 4,94% a 4,64%)
- Paesi europei non Ue (da 5,07% a 4,83%)
- Asia Centrale (da 1,63% a 1,42%)
- Oceania e altri territori (da 1,98% a 1,77%).
Al contrario, incrementi della quota si rilevano per Africa Settentrionale (da 6,06% a 6,23%) e America Settentrionale (da 1,89% a 1,97%).
Nel 2022, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26%; seguono Emilia-Romagna (13,5%), Veneto (13,1%), Piemonte (9,4%) e Toscana (8,8%).
La crescita in valore dell’export nel 2022 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione del Molise (-12,1%). Gli incrementi più marcati riguardano Marche (+82%), Sardegna (+61,8%) e Sicilia (+56%), quelli più contenuti Basilicata (+0,4%) e Abruzzo (+2,1%).
Nel 2022 i flussi con l’estero di servizi registrano aumenti particolarmente ampi (+38,5% per le esportazioni, +35,4% per le importazioni).
Principali mercati di sbocco
La Germania si conferma nel 2022 il principale mercato di sbocco delle vendite di merci italiane con una quota del 12,4% delle esportazioni nazionali.
Stati Uniti e Francia al secondo e terzo posto, con quote pari rispettivamente al 10,4% e al 10%.
Seguono Spagna (5,1%), Svizzera (5,0%) e Regno Unito (4,4%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici sono Stati Uniti, con un aumento della quota di circa un punto percentuale, e Turchia.
Tra i prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2022 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano:
- materiali da costruzione in terracotta (22,89%)
- cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,18%)
- prodotti da forno e farinacei (13,12%)
- pietre tagliate, modellate e finite (12,04%)
- prodotti vegetali di bosco non legnosi (10,38%)
- tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (10,08%)
- articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (9,7%)
- navi e imbarcazioni (9,43%).
Nel 2022, dopo il deciso rimbalzo registrato l’anno precedente, gli investimenti italiani all’estero scendono a 8,5 miliardi. Quelli esteri in Italia, invece, salgono a 29,2 miliardi, dai 16,1 miliardi del 2021.
Operatori del commercio estero
Nel 2022, 137.664 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (137.220 nel 2021).
Le grandi imprese esportatrici (2.035 unità con almeno 250 addetti) hanno realizzato il 49,6% delle esportazioni italiane (48,8% nel 2020), le medie imprese (50-249 addetti) il 30,3% (31,3% nel 2021) e le piccole (meno di 50 addetti) il 20,1% (19,9% nel 2020).
I micro esportatori con fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75mila euro) sono 75.151 e contribuiscono al valore complessivo delle esportazioni per lo 0,2%. D’altra parte, 5.652 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro e realizzano il 74,3% delle vendite complessive sui mercati esteri.
Rispetto al 2021, l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro cresce in valore dell’8,3%. Aumentano in particolare le vendite all’estero degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero compresa tra 5 e 50 milioni di euro (+10,8%).
Considerando gli operatori secondo i mercati di sbocco:
- il 46,4% esporta merci verso un unico mercato
- il 17,5% opera in oltre 10 mercati.
La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio è diffusa: 47.723 in America settentrionale, 39.822 in Asia orientale, 33.022 in Medio Oriente, 31.694 nell’area Ue, 25.226 in America centro-meridionale, 21.220 in Africa settentrionale, 19.773 negli Altri paesi africani, 18.614 in Oceania e altri territori e 16.983 in Asia centrale.
I primi cinque paesi per numero di presenze di operatori commerciali italiani sono Svizzera (circa 52mila), Stati Uniti (oltre 43mila), Regno Unito (circa 36mila), Francia (circa 30mila) e Germania (oltre 29mila). Un numero elevato di operatori è presente anche in Spagna (circa 26mila), Polonia (oltre 21mila) e Paesi Bassi (oltre 20mila).
Con 38.761 presenze all’estero, il settore dei macchinari e apparecchi n.c.a. (non codificati altrove) è quello con il numero più elevato di operatori all’export nel 2022.
Seguono i settori articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi con 29.903 presenze; metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, con 28.943 presenze; prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori con 28.745.
Le regioni con il maggior numero di operatori all’export sono Lombardia (oltre 58mila), Veneto (circa 25mila), Emilia-Romagna (oltre 19mila), Toscana (oltre 18mila) e Piemonte (oltre 16mila).
Fonte: Istat